Lucera, 15 Ottobre 2024

Storia di Lucera (Capitolo 6): Lucera colonia

La colonia (a colendo) era costituita da un insieme di cittadini che da un luogo (terra natia) venivano inviati in altro luogo straniero, libero, non sottoposto al dominio dell’uomo, ove si stanziavano e trovavano terre da coltivare, divenendo così coloni. Diversi motivi erano all’origine del loro spostamento, che poteva avvenire: per impedire, o per risolvere, lotte intestine alla città; per ridurre la presenza demografica e consentire ai nullatenenti di acquisire del terreno da coltivare; per tenere in freno i popoli conquistati, con la presenza di cittadini romani; per estendere ai popoli vinti le istituzioni romane; per ricompensare i militi benemeriti, assegnando loro quote del territorio su cui avevano combattuto. I coloni, però, conservavano legami di amicizia con la madre patria. La colonia, quindi, non era né il risultato dell’emigrazione (semplice allontanamento dalla patria), né il prodotto della conquista (occupazione violenta di terre straniere), anche se l’una e l’altra potevano dare origine a colonie.

Prima dei Romani già i Fenici e i Greci avevano fondato colonie nel Mediterraneo. Ma il primo fu Romolo a sancire per legge la procedura di costituzione delle colonie; con altra legge, poi, egli stabilì che i popoli conquistati non fossero ridotti a schiavitù, ma fosse sottratto loro solo una parte del territorio da assegnare ai coloni romani. La caratteristica fondamentale delle colonie romane era che, segnando esse l’espansione del dominio romano, erano direttamente legate alla madrepatria, e per questo godevano dello jus Quiritium, ossia dei diritti pubblici, quali quelli di essere iscritti nel libro del censore, di essere ammessi nelle legioni, di votare nelle assemblee popolari e nei vari comizi, di esercitare le cariche della repubblica, di partecipare alle cerimonie religiose; e di quelli privati di godere della libertà, di potersi sposare, di avere una famiglia, di possedere la legittima proprietà, di testare, di succedere.      

Le prime colonie della Repubblica Romana furono dette latine, perché all’inizio, a fondare le colonie, furono inviati i latini vinti; in seguito alla crescita demografica, furono mandati anche i cittadini romani, e perciò queste altre colonie furono dette romane. Le prime godevano dello jus Latii, ossia i coloni, trovandosi in Roma, potevano esercitare solo il suffragio e partecipare all’elezione dei magistrati, su invito del popolo e del senato; le seconde godevano di tutti i diritti e i privilegi dei cittadini romani, che i coloni portavano con sé ed esercitavano nelle colonie, dove venivano create tutte le istituzioni di Roma. La colonia romana, dunque, rappresentava in piccolo la città di Roma e come questa si reggeva con la forma della repubblica.21      

Il numero dei coloni era proporzionato al luogo che doveva accoglierli, verso il quale erano accompagnati dai triumviri, più raramente dai consoli. “Dopo la scelta degl’individui, tutti erano convocati, e si ragunavano in un luogo sacro d’onde con i triumviri e con gli altri uffiziali che dovevano accompagnarli, dispiegando le bandiere e le insegne romane a somiglianza di una legione, movevano pel loro destino”.22 Nella colonia si ricreava la stessa composizione sociale dell’Urbe, coi nobili (i coloni romani) – rappresentati dai decurioni -, e il popolo, composto dai plebei (gli abitanti originari, detti peregrini). La funzione dei decurioni era pari a quella dei senatori; i duumviri erano i principali magistrati e godevano dello stesso potere dei consoli e dei pretori di Roma. Ogni anno tra i patrizi si eleggevano quattro viri jurisdicundi,che amministravano la giustizia; vi erano poi gli edili, che si occupavano delle gabelle, delle strade e degli edifici pubblici; i questori che si occupavano del pubblico erario; i censori che vigilavano sui costumi e sulla vita pubblica. Non mancavano i pontefici e gli auguri. Insomma la colonia aveva le stesse magistrature di Roma.23

Ogni colonia aveva un suo protettore, ossia un patrono che la difendeva e la proteggeva, curandone gli interessi. Patrono della colonia lucerina era Marco Aurelio, della nobile famiglia degli Aureli.24

Questo assetto durò fino all’impero di Ottaviano, allorché le colonie, i municipi e le città federate furono soppressi e tutto l’impero fu diviso in province.

Le colonie si dividevano ancora in togate, se ordinate da un Senato consulto o da un plebiscito, e militari, se ordinate da militari veterani; queste ultime, introdotte da Silla, si ebbero soprattutto durante l’Impero.

       Lucera fu colonia togata, perché creata con le consuete formalità dal Senato consulto, che inviò 2500 cittadini romani – tra essi molti appartenenti a nobili famiglie: gli Aureli, i Lutazi, i Rufo, i Basso, i Vibieni, i Vitelii, i Sulpizi, i Catuli -, che godevano di tutti i diritti, esercitati anche nella colonia, la quale ebbe i suoi magistrati, compresi i diversi curatori, i pontefici e gli auguri, ed ebbe non solo gli ordini dei senatori, dei cavalieri e dei plebei, ma anche degli augustali – ordine che stava tra l’equestre e il plebeo.

Vi erano ancora i comizi,25 il senato26 e tutti gli edifici pubblici, come a Roma: la rocca, il circo, il teatro, l’anfiteatro, le terme, i templi,27 ecc. E per tutto ciò fu tra le più rinomate colonie romane, secondo che asserisce d’Amely, e lo stesso Colasanto, perché ascritta alla tribù Claudia, nobile tribù rustica dei Romani, la quale godeva del diritto dei suffragi (jus Quiritium), riconosciuto alle 35 tribù di Roma, perché vivevano secondo le leggi romane e godevano dei privilegi romani, di conseguenza i lucerini, essendo censiti nella tribù Claudia, esercitavano il diritto dei suffragi. Di questa tribù esistono diverse iscrizioni lapidarie rinvenute in Lucera.28

Secondo altri (Branca, Gifuni, Schulten, Mommsen, ecc.) quella di Lucera fu colonia juris latini, perché la colonia restò, innanzitutto, indipendente e godette di ampia autonomia, del diritto di coniare monete e di vari privilegi, in materia fiscale, prerogative tutte contemplate dallo jus Latii. L’errore in cui incorsero coloro che affermarono che Lucera fu colonia romana, secondo Branca, sta nella sua iscrizione alla tribù Claudia, che non avvenne dopo la seconda guerra sannitica (314 a. C.), ma molto più tardi “e propriamente al tempo della guerra sociale”; fu allora che “i Lucerini, secondo il Mommsen, ottennero la cittadinanza romana e, per conseguenza, furono ascritti alla tribù suddetta”.29

Francesco Branca sostiene che con l’iscrizione alla tribù Claudia Lucera ebbe un proprio senato, propri magistrati e proprie leggi; conservò il diritto di prerogative che furono concesse a poche città, mentre le più furono tenute in condizioni di inferiorità rispetto a Roma.

Incerto risulta, invece, l’estensione dell’agro assegnato alla colonia lucerina. Secondo Frontino esso si estendeva per 640 jugeri; secondo altri doveva essere molto più vasto: circa cinquemila jugeri. Delimitato da cardi (N-S) e decumani (E-O) l’agro della colonia era chiamato pertica o colonia. Più tardi fu diviso in centurias, actus e jugera.

Durante la Repubblica Romana Lucera fu designata anche capitale di una delle quattro province questorie – dette così perché il Senato inviava in esse i questori -, in cui Roma divise l’Italia,30 e a periodi fu anche provincia pretoria. Specifico compito del questore era di esigere tutti i redditi della provincia e di avere cura dell’erario provinciale.  

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21. G. d’AMELY, op. cit., p. 76.
22. Ibidem, p. 77.
23. Ibidem, p. 78.
24. Marco Aurelio fu “uno dei quatuorviri, questore, curatore de’ pubblici giochi e munificentissimo patrono della Colonia Lucerina; la quale a duratura testimonianza di gratitudine gli eresse la seconda togata statua di pietra come si rileva da un’iscrizione”: M. AVRELIO.N.F.CLA – …LENHO.QVAEST – IIII.VIRO.QQ.CVR.L.P – MVNIFICO.PATRONO – COLONIAE.SECVNDAM – STATVAM. BE-NEFICI – 15.INNVMERABILI – BVS.PROVOCATVS.V – NIVERSVS.POP.LVCERI – NVS. PO-NENDAM.D (B. COLASANTO, op. cit., pp. 54-55). 
25. “Si tenevano in uno dei tre colli al nord-ovest della città chiamato comiziale secondo l’antica e costante tradizione confermata da una lapide ivi rinvenuta col monogramma Comitium; ed oggi è nomato Belvedere” (B. COLASANTO, op. cit., p. 57).
26. Diverse lapidi recano incise le iniziali S. P. Q. L. – Senatus Populusque Luceriae – che si ritrovano oggi nello stemma della città.
27. Il circo e il teatro erano nel settore orientale della città, nelle vicinanze dell’anfiteatro; le terme nell’attuale rione di S. Matteo e i templi erano sparsi nella parte settentrionale, dall’anfiteatro all’ Acropoli. 
28. APOLLINI.DIVO.AVG… – Q.LVTATIVS.Q.F.CLA.CA – Q.LVTATIVS.P.F.CLA.C; Q. E-GNATIVS.M.F.CLA – HELVIA.C. F.POSILLA.SIT – EX.TESTAMENTO – ARBITRATV. HI-LARI; L.VIBIENVS.L.F.CLA.LICIN… – II.VIR.SIPONTI.IIII.VIR. LVCERIA – VIBIENA.L. P…SOROR.
29. F. BRANCA, op. cit., p. 12.
30. “… et quarta Lucerina, sive Apuliae, et Calabriae, qua Apuli, Hirpini, Salentini ad sinum usque Tarentinum” (G. d’AMELY, op. cit., p. 88, n. 1).

a cura di Dionisio Morlacco 

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