Il teatro nacque in epoca borbonica intitolato a “Maria Teresa Isabella” d’Austria, seconda moglie di Ferdinando II di Borbone e ribattezzato dopo l’unità d’Italia “Garibaldi”. Non si sa se Lucera in passato avesse dei teatri, ma sicuramente in passato dovettero funzionare “stabilimenti teatrali” che, si crede esistessero in quanto la città di Lucera godeva di particolare importanza: essa era, infatti, il centro amministrativo, giudiziario e militare dell’intera Capitanata oltre ad avere grande risonanza culturale.
E’ nel 1749 che alcuni amministratori locali (Andrea Mozzagrugno, Diego Candida e Tommaso Cocitto) decisero di destinare un’ ala dell’allora palazzo municipale che aveva sede nel palazzo Pellegrini (vicino al Duomo) a teatrino comunale, e che funzionò fino all’inaugurazione del teatro “Maria Teresa Isabella”.
E’ il 14 febbraio 1818 quando l’allora sindaco di Lucera Onofrio Bonghi si fa portavoce del desiderio della cittadinanza di costituire un teatro e lo fa con una lettera all’Intendente di Capitanata sig. Intonti. La risposta che ne ricevette fu positiva, ma la città di Lucera in qualche modo si stava già muovendo: il 24 gennaio 1818 il Decurionato creava una deputazione formata da illustri personaggi lucerini come Gaetano de’ Nicastri, Gaetano Nocelli, Antonio Zunica, Giambattista Gifuni e, come cassiere Deodato Pedone che aveva il compito di occuparsi del teatro. Fu stabilito che, i fondi da destinare alla costruzione del teatro avrebbero dovuto essere “le requisizioni che ha il comune di prestiti fatti alle truppe tedesche e napoletane nell’esercizio del 1815 e 1816’(Giuseppe Trincucci, “Il leone e il brigante”). Ma per intoppi burocratici (es. certificazioni di sicurezza) passa un anno (1819) prima che vengano prese decisioni sulla possibile costruzione del teatro. Ci furono privati cittadini, però, che decisero di fare qualcosa (è il 1820) e, manifestarono la volontà di versare in tre volte la loro offerta a stato di avanzamento dei lavori. Essi stessi scrissero all’Intendente Intonti proponendo sottoscrizioni di una somma di 150 ducati per i palchi e di 30 per le sedie con la promessa dell’anticipo anche del terzo delle oblazioni. L’occasione per attuare tutto ciò, fu l’acquisto nel 1826 del palazzo Mozzagrugno da parte del comune di Lucera per adibirlo a palazzo municipale. L’edificio fu sottoposto a lavori di restauro e così, si pensò di costruirvi un teatro del cui progetto fu incaricato l’ing. Luigi Oberty che nella prima metà dell’800 era considerato uno dei protagonisti della storia dell’architettura meridionale.
Da ricordare il sipario progettato dall’ing. Filippo Gifuni su cui erano raffigurate le tappe della ricca storia lucerina e le sue bellezze: nel mezzo era dipinto il panorama di Lucera, a destra c’era il Castello Svevo e a sinistra il tempio di Minerva, davanti al quale c’era una donna che rappresentava Lucera, e che sosteneva con la mano destra la statua di Pallade; era raffigurato, inoltre un busto dell’imperatore Vitellio che si crede nato a Lucera; sotto la volta sono dipinte figure che rappresentano le arti.
Il teatro fu inaugurato il 7 giugno 1838 con la rappresentazione della “Lucia di Lammermmoor” di Gaetano Donizetti. Negli anni successivi alla prima inaugurazione veniva migliorato l’aspetto architettonico del teatro, venivano arredati meglio i palchi, venivano attuati i primi restauri: come quelli del 1841 diretti dall’ing. Achille Cavalli e quelli diretti dall’ing. Filippo Gifuni che concluderà i lavori di restauro della intera facciata del palazzo solo nel 1860. Nel 1860 durante la processione del 16 agosto cadde accidentalmente la statua di S. Michele che accompagnava quella di S. Maria Patrona: ciò scatenò una tale confusione che si concluse con l’arresto di alcuni animosi da parte della polizia borbonica.
La popolazione reagì immediatamente formando un corteo, che si avviò verso il teatro dove furono rimossi e lo stemma dei Borboni e il quadro di Maria Teresa. Il teatro divenne, così, il luogo in cui avvenne la prima manifestazione di giubilo per l’avvenuta unificazione italiana. Dopo la proclamazione dell’unità d’Italia, si fa più intensa l’attività artistica del teatro e tutte le più grandi compagnie dell’epoca vengono a Lucera (Salvini, Scarpetta). Il successo e l’affluenza del pubblico fece avvertire la necessità di un ampliamento architettonico
Ma è solo nel 1904, che l’amministrazione comunale retta da Baldassarre Curato affrontò il problema affidandone la progettazione all’ing. Angelo Messeni, lo stesso che realizzò su commissione dei suoi due cognati (Antonio ed Onofrio Petruzzelli) il teatro Politeama a Bari. Il teatro viene, così, ampliato offrendo in tutto 697 posti così suddivisi: 44 poltrone di velluto, 82 sedie di ferro con il fondo in tela e in pelle, 18 sedie di tela, 38 palchi che hanno arredi raffinati, specchi stucchi, e parapetti di velluto rosso; infine viene ampliato anche il loggione che ospita posti relativamente comodi. Verrà inaugurato il 16 maggio 1908 con ‘La traviata’ di Giuseppe Verdi.
Negli anni successivi, le vicende belliche della prima guerra mondiale in aggiunta a quelle politiche influirono sull’attività del teatro, il cui declino e abbandono fu decretato durante l’occupazione alleata dopo il 1943. Il resto è storia recente, passeranno decenni prima che il teatro venga restituito alla città ed ai suoi cittadini e tra, grande indifferenza e rari esempi di interessamento da parte di pochi esponenti politici si giunge alla sua terza inaugurazione avvenuta il 4 marzo 2005.