Dionisio Morlacco: profilo biografico di F. Paolo Curato

Profilo biografico di F. Paolo Curato

Francesco Paolo CURATO – Esponente di ricca famiglia della borghesia terriera, nacque a Troia il 18 settembre 1853 da Giandomenico e Carolina Ardito. Era ancora piccolo quando coi genitori si trasferì a Lucera, che divenne la sua nuova patria. Sin da ragazzo attese alla cura dell’avito patrimonio. Per le sue chiare ed apprezzate doti e capacità, di uomo e di cittadino, pur non manifestando apertamente la sua ascendenza liberale, lontano dalle beghe dei partiti, fu sollecitato ad entrare nella pubblica amministrazione, nella quale di certo non deluse, ma dovette patire non poco per gli umori e le passioni degli avversari.

       Sul finire del 1800 per alcuni anni fu consigliere ed assessore comunale (1899); nel 1902, a seguito delle dimissioni da sindaco di Giuseppe Cavalli, dopo un ventennio di lodevole impegno, su proposta del consigliere Michele Dandolo, Curato fu designato a succedergli, “quantunque a parecchi riuscisse ostica” la sua designazione, perché veniva a fare “ombra a qualcuno”, ma egli tenne l’ufficio con intelligenza, rettitudine ed imparzialità; vi ritornò nel 1905 e fu riconfermato dal 1907 al 1910, “quando l’amministrazione diretta da lui, colpevole di aver ordinato una severa inchiesta sugli impiegati addetti alla riscossione e direzione dei dazi, i quali costituivano i migliori agenti elettorali, fu proscritta e venne sciolta e sostituita per volere dei soliti dirigenti da un’am-ministrazione ibrida, composta in maggioranza da massoni, da radicali e da socialisti”,1 che, con-vogliando vecchi e nuovi contrasti, conquistarono il comune e nominarono sindaco l’avv. Edoardo Di Giovine.

        Dopo un periodo di interruzione (1909-13), cedendo alle pressioni dei suoi tanti amici ed estimatori, in un momento di difficoltà per la città, ancora una volta Curato fu primo cittadino (1914) e governò, fino a quando per una sommossa popolare, istigata dai socialisti, e causata dall’ introduzione della tassa sul pane e la farina, “poco mancò non rimanesse vittima di quelle parec-chie centinaia di donne inferocite che lo aggredirono con mazze e pietre, mentre egli pacificamente si recava nel suo ufficio, ove il dovere lo richiamava e ove – è incredibile dirlo – non trovò al suo fianco né un consigliere, né un assessore e dovette la sua liberazione ad un plotone di cavalleria e ad un altro di fanteria, che accorsero in suo aiuto”,2 triste episodio che segnò la fine della sua amministrazione (23.4.1917), sicché “nauseato di tanta canea invadente”, si ritirò dalla vita pubblica, lasciando di sé, però, il ricordo di un sindaco soprattutto buono, affabile e caritatevole. E “così ebbe termine la vita pubblica di F. P. Curato: il guiderdone glielo avevano preparato quelle donne e quei contadini, che egli aveva sempre in ogni tempo ed in ogni maniera beneficato e continuò a beneficare anche dopo l’increscioso e deplorevole incidente”.3

   Della sua attività pubblica, nella quale si prodigò “con passione generosa, con cuore magna-nimo per il progresso e il prestigio di Lucera”, lasciò una “scia luminosa di operosità fecondo, di onestà intemerata, di galantomismo e di signorilità proverbiale”. Ebbe ardente l’amore per il po-polo e su tutti si distinse nel prodigarsi per il bene del Paese, e fu, senz’altro, uno degli uomini più eminenti e più benemeriti per virtù della stirpe e per bontà di governo, circondato sempre di stima e di affetto, per i suoi tratti di autentico gentiluomo, di saggio amministratore, di cittadino filan-tropico ed appassionato.

       Tra i vari meriti che acquisì nel suo difficile impegno sindacale si segnalano innanzitutto i diversi interventi operati a favore dell’igiene e dell’edilizia pubblica, dell’impianto della luce elettrica (1903), della creazione del Museo Civico (1905), della restaurazione del Teatro Garibaldi ad opera dell’ing. Messeni, della trasformazione del vecchio Ospizio de Nicastri in Ospedale muliebre (1917), alla cui presidenza chiamò l’avv. Girolamo Prignano, e a cui destinò aiuti finanziari provenienti dal proprio pratrimonio e non dal bilancio comunale, da quell’avito patrimonio, cioè, del quale più volte si valse per esercitare la carità silenziosa, maggiormente meritevole di encomio; e nella vita pubblica spiegò le sue belle doti di amministratore onesto e  indipendente, dedito soprattutto al bene della sua città, i cui sacrosanti diritti difese in ogni tempo strenuamente. Dedizione che, largamente riconosciuta, gli meritò l’alta onorificenza di Grande Ufficiale della Corona d’Italia.

        Aveva sposato Siniscalco Lucia; si spense a Lucera, a 79 anni, il 7 dicembre 1931.

__________

1. Girolamo Prignano, Albo d’onore, dattiloscritto della Biblioteca Comunale di Lucera. 
2. Ibidem.
3. Ibidem.

Facebook
WhatsApp
Email