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Dal poeta di Lucera Pasquale Zolla un omaggio a Nelson Mandela e Papa Francesco

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Papa Francesco Nelson Mandela

Due grandi rivoluzionari della libertà e dell’amore per l’umanità

Nelson Mandela e Papa Francesco: due luci splendenti nel firmamento mondiale, ai giorni nostri, che mai potranno essere oscurate.
Nelson Mandela è stato (e resterà!) un gigante della libertà, l’uomo che ha dato l’esempio più alto nella lotta all’apartheid, scontando anni di carcere duro e non cedendo mai, neppure alle torture, nei suoi ideali liberatori che
volavano e volano per il mondo come stormi di rondini.
Oggi, in un ospedale del Sud Africa, che lo ha visto protagonista dell’evoluzione verso l’unione di persone di diverso colore, sta subendo una lunga agonia con la dignità e la serenità che lo hanno contraddistinto nei lunghi anni di lotta all’apartheid.
Si sta spegnendo lentamente, come una candela, ma il suo sogno, divenuto realtà, si è sparso con tale veemenza nel mondo che popoli, da sempre sottomessi a caste di potere, oggi si sollevano in diversi Paesi orientali e non solo per acquisire libertà di movimento e di crescita, secondo le capacità di ognuno.
Certamente la sua dipartita renderà questo mondo più povero perché difficilmente si riuscirà a trovare un altro uomo della sua statura, per combattere sorprusi contro le libertà della persona che colonnelli, religiosi e politici senza scrupoli soffocano con leggi, divieti e armi.
Ma Dio, da buon Padre, ha pensato bene di mandarci un altro uomo straordinario: Papa Francesco!
Nel giro di pochi mesi ha risvegliato le coscienze assopite di tanta gente rassegnata, con parole e soprattutto azioni che, da un Papa, nessuno mai si sarebbe aspettato.
Ha mostrato, da subito, al mondo quell’umiltà francescana scomparsa da un cinquantennio, se non oltre, dalla Chiesa, una grande capacità di ascolto e una generosità infinita.
È un maestro della tolleranza e della fratellanza universale!
Non parla della capacità dell’accoglienza di coloro che scappano da guerre e regimi dittatoriali. È andato a Lampedusa e, per la Giornata Mondiale della Gioventù, a Rio de Janeiro dove, in un bagno di folla, va a visitare i luoghi più malfamati della città: favela e ospedali per il recupero dei tossicodipendenti.
E non si tira indietro di fronte alle difficoltà in cui si dibatte, anzi invoglia tutti a lottare con forza contro le avversità, come ha fatto presso l’ ospedale di S. Francesco d’Assisi di Rio: «Oggi, in questo luogo di lotta contro la dipendenza chimica vorrei abbracciare ciascuno e ciascuna di voi; voi che siete la carne di Cristo.
Abbracciare!
Abbiamo tutti bisogno di imparare ad abbracciare chi è nel bisogno, come San Francesco. Spesso, invece, nelle nostre società ciò che prevale è l’egoismo.
Quanti mercanti di mosrte che seguono la logica del potere e del denaro ad ogni costo! È necessario affrontare i problemi che sono alla base del loro uso, promuovendo una maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che
costruiscono la vita comune, accompagnando chi è in difficoltà e donando speranza del futuro… Tendiamo la mano a chi è in difficoltà, a chi è caduto nel buio della dipendenza e diciamogli: Puoi rialzarti, puoi risalire; è faticoso, ma è possibile se tu lo vuoi…. Troverai la mano tesa di chi ti vuole aiutare, ma nessuno può fare la salita la tuo posto.
Ma non siete mai soli! La Chiesa e tante persone vi sono vicine. Guardate con fiducia davanti a voi; la vostra è una traversata lunga e faticosa, ma guardate avanti!»
Che Papa! È Francesco d’Assisi redivivo! Tutto rivolto al sociale!
Non fa discorsi su una Chiesa da riformare profondamente: agisce!
E il suo andare tra deliri di gente con un sorriso e una parola per tutti, a cominciare dai più deboli, sembra vedere il Figlio di Dio andare tra la gente e stare tra la gente, per vivere la Parola del Padre!
E questo suo fare sta riavvicinando alla Fede il mondo, anche se la grave crisi che lo attanaglia, soprattutto per politici senza scrupoli che vogliono restare al potere con mezzi leciti e illeciti, getta ombre profonde sul futuro dell’umanità.
Due uomini grandi, Nelson Mandela e Papa Francesco, che possono sembrare fenomeni mediatici e, invece, per me, sono due grandi rivoluzionari, pacifisti, della libertà e dell’amore umanitario universale.
Perché tutti noi non ci uniamo ai loro ideali? Come?  Stando con un libro tra le mani vicino ai centri di potere, come descritto nella seguente poesia!
Pasquale Zolla
 
Nu libbre kume dessinze
I anne sessande kurrèvene
è nd’a Russj’u dessinze kunzestéve
nda nu trùuarze sóp’a ‘na tòmbbe
de nu puvéte sènza manghe nu
kartille, sènza bbannire, stressciune,
kandeléne, lukkule, kand’ò sune,
tuttacchjù kakkè puvesìje se leggéve.
Citte è, a vvóte, ke ‘na kannéle
m’mane, i ggènde a llà stèvene,
alèrte è kkume chjandate, fenakkè
‘a pulezzìje ne nne ndervenéve.
‘Na pùre è nnute presènze éve
a semmuljà ‘na destemunjanze
de vune è ‘rreducibbele, nu fà
de ndeveduàle respunzabbeletà,
nu jèste pubbreke de vun’a vune.
Mò, mméce, u kurtéje de mód’éje
turnate, i krestjane assumèjene
‘a demenzzjòne d’u kulussale,
d’u gegandèsske, kum’i mbbressjunande
è unnjande maréje d’u karnùuàle
bbraseljane è dd’i dessinze nd’i chjazze
d’i pajìse urjendale. Appèrò nda
Turkìje è ppure nda Frangge stace
arresurgènne ‘a nòuà prutèste
de vune a vune: i uagghjune stanne
a lèrte a ddevirze mètre vune
da l’avete k’i mane arrapèrte
kume pe lègge ò tenènne nu libbre
arrapirte. ‘A lundananze vune
da l’avete sèrve a nen ngòrre
nda ‘na manefestazzjòne ka nn’éje
aùterezzate. Pekkè nenn’éje
‘na masse né nu nzime, ma
ggènde vune a vune k’adecidene
ggnune pe pròbbete kund’è dde sé
stèsse respunzabbele. Ma pure
pe ddì ò’ munne ka ndenzzjunate
ne nz’éje a vvuttà i mane. Ki
lègge éje kum’a nu sande dind’a
‘na kambbane de lastre k’ò pruteggéje:
presènde éje, ma ‘a demenzzjòne
ne ndéne d’u ndrevvinde pubbreke.
Bbèlle sarrìje nu jurne vedè
u pòple taljane nda òggnè luke
è ppajése, tutte, gruss’è ppeceninne,
nu dessinze tale fà kòndre tutte
i puletekande d’òggnè llevèlle
ka ssckitte chjacchjer’è prumèsse fanne!

Un libro come rivolta
Gli anni sessanta correvano
e in Russia il dissenso consisteva
in un raduno sopra una tomba
di un poeta senza nessun
cartello, senza bandiere, striscioni,
slogan, grida, canti o suoni,
tuttalpiù si leggeva qualche poesia.
In silenzio e, a volte, con una candela
in mano, i partecipanti lì stavano,
in piedi e fermi, finché
non interveniva la polizia.
Era una pura e nuda presenza
a simboleggaire una testimonianza
singola e irriducibile, un atto
di responsabilità individuale,
un gesto pubblico non collettivo.
Oggi, invece, il corteo di moda è
tornato, la folla che assume
la dimensione del colossale,
del gigantesco, come le impressionanti
e ondeggianti maree del carnevale
brasiliano o delle rivolte nelle piazze
dei paesi orientali. Però in
Turchia e anche in Francia sta
risorgendo la nuova protesta
individuale: i giovani stanno
in piedi a diversi metri l’uno
dall’altro cone le mani aperte
come per leggere o tenendo un libro
aperto. La lontananza reciproca
serve a non incorrere
in una manifestazione non
autorizzata. Perché non è
un gruppo né un insieme, ma
singoli che decidono
ognuno per proprio conto e di se
stessi responsabili. Ma anche
per dire al mondo che intenzionati
non si è a menare le mani. Chi
legge è come un santo in
una campana di vetro che lo protegge:
è presente, ma la dimensione
non ha dell’intervento pubblico.
Bello sarebbe un giorno vedere
il popolo italiano in ogni luogo
e paese, tutti, grandi e piccoli,
fare una rivolta simile contro tutti
i politici di ogni livello
che sanno fare solo chiacchiere e promesse!

Pasquale Zolla

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