Lucera      
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Lucera - la storia


La fondazione di Lucera si deve alla singolare e privilegiata posizione geografica della città dominante la sterminata distesa del “Tavoliere”. Fu detta “chiave” o “sentinella delle Puglie” e ad essa convergevano bianche e diritte vie ­ “le lunghe vie della storia”. Per testimonianza di Strabone, geografo greco del I sec., a Lucera Diomede depose il famoso Palladio, la statua di Atena trafugata nel saccheggio della rocca troiana, nell’omonimo tempio lucerino secondo quanto gli abitanti del luogo, che veneravano quella Dea, narravano. Da cui la leggenda delle origini diomedee di Lucera. Secondo alcuni Lucera é di fondazione Etolica dei Locri, dei Dauni di razza Iapigia-messapica secondo altri, città osca secondo l’opinione più attendibile. Come incerta é la sua origine, così poco note sono le notizie sulla etimologia del suo nome. Alcuni fanno risalire il nome della città a Lucius, mitico re dauno, altri a lux Cereris, per l’esistenza di un tempio dedicato a questa dea nell’antica città, altri ­ la tesi più diffusa ­ a luc (bosco) ed eri (sacro), due radici etrusche. In effetti Lucera era attorniata da folti boschi, di cui si ha ricordo fino in epoca moderna. Al più importante di questi boschi si riferisce la “lex lucerina de luco sacro”, che unica nel mondo romano, é la più antica e cospicua testimonianza del culto dei boschi sacri, fioriti presso tutti i popoli antichi. Centro e capo della Daunia secondo Diodoro Siculo fu “ la città più importante e più illustre” non solo dal punto di vista militare, ma anche da quello commerciale, e il largo sviluppo della monetazione non tardò ad inserirla nella storia di Roma, compiendo attraverso la guerra, una funzione di civiltà e di progresso, in ogni periodo, da quello della seconda guerra sannitica all’età imperiale. Fu “colonia juris latini”, autonoma e indipendente, con proprio senato, con propri magistrati e col diritto di batter moneta. Le fu conferita la cittadinanza romana, durante la guerra sociale, in forza della “Lex Iulia de civitate” insieme con l’iscrizione alla tribù Claudia. Municipio tra i più fiorenti d’Italia al tempo di Cicerone, quartier generale, per la sua vicinanza a Brindisi, fu tra le primissime città italiane a votare in anticipo sulla Capitale, un vero culto al fondatore dell’Impero, a riconoscere in lui, vivente, la natura divina, a dedicargli edifici pubblici, templi ed are. L’Anfiteatro romano di Lucera é fra i più antichi dell’Italia meridionale. Fu costruito in onore dell’Imperatore Cesare Augusto e della colonia di Lucera. Si crede che questo sia il primo esempio conosciuto di un anfiteatro eretto in onore dell’Imperatore Augusto. Quindi é incontestabile che Lucera fu tra le 28 colonie, popolose, floridissime, da Augusto onorate del suo cognome e che costituirono il più saldo fondamento della sua potenza e dell’ordine politico da lui stabilito. Le stesse dimensioni dell’anfiteatro sono un indice della prosperità economica e del ragguardevole sviluppo democratico della nobilissima capitale dalla Daunia allora raggiunti sotto gli auspici del fondatore dell’Impero, che volle generosamente ripagarla della fede serbata alla metropoli uguagliandola in tutti i diritti a questa, insieme con le altre 27 città, beneficiandola con larghe liberalità, onorandola, forse, della sua presenza e non una volta soltanto; poiché é noto che Augusto viaggiò molto, non per il piacere di girare il mondo, ma perché considerava proprio dovere d’imperatore recarsi nelle province per informarsi dei loro bisogni, quindi é possibile che visitasse anche la fiorente e popolosa colonia di Lucera poiché era punto d’appoggio sull’Adriatico. In epoca tardo imperiale Lucera conserva la sua importanza. Si ha notizia della formazione di una primitiva comunità cristiana, che ebbe a capo un Vescovo, S. Basso o S. Pardo, di famiglia patrizia lucerina. Con Costantino nel 642 d. C. Lucera é a capo di una vasta regione che comprendeva la Puglia con la Calabria a levante, e parte degli Abruzzi. Durante il dominio dei Longobardi Lucera dipendeva dai duchi di Benevento che governavano tutte le province meridionali. Il regno longobardo venne attaccato da Costante II nel 663 d. C. e Lucera venne distrutta. La città si riprese ben presto e sotto il dominio bizantino vive momenti di splendore. Federico II ne fece una delle rocche più forti d’Italia e l’affidò ai Saraceni che resero la città fiorente. Lucera subì un incremento civile e sociale particolare, Federico ordinò la costruzione di nuovi edifici e istituì una fiera generale, prerogativa di poche città del regno. Volle che la città fosse abbellita nella sua struttura e che si creasse un’oasi araba, vi fece costruire sontuosi palazzi di stile moresco, moschee, fondaci e harem. Lucera ebbe un importante istituto di cultura superiore di filosofia, astronomia, matematica e medicina. Si mantenne sempre fedele all’Imperatore fino alla sua morte avvenuta nel Castello di Fiorentino il 13 dicembre 1250. Morto Federico II si venne a rompere quell’equilibrio che egli, pur faticosamente aveva mantenuto. Tanto che il potere e il regno passato da Corrado, morto immaturamente, a Manfredi, sarebbe sfuggito per sempre dalle mani degli Svevi, se gli arabi di Lucera non avessero sostenuto con decisione il re. Infatti quasi tutte le città del Meridione voltarono le spalle al figlio di Federico II. Mentre, giunto dopo una fuga rocambolesca a Lucera, Manfredi si fa riconoscere dai saraceni a guardia della città, che viene con impeto popolare aperta al re svevo. Incoronato re del regno napoletano dal papa, Carlo I d’Angiò muoveva contro il re Manfredi. La battaglia si svolse nel 1266 a Benevento dove il re svevo, tradito dai suoi fedeli, morì. Carlo I d’Angiò morì nel 1285 e venne incoronato suo figlio Carlo II d’Angiò. Sotto questo re si compì l’orrendo eccidio dei Saraceni nell’agosto del 1300 che segnò la fine della civiltà araba a Lucera e in Puglia. A comandare l’armata é Pipino di Barletta. Carlo II d’Angiò cambiò il nome di Lucera in “Città di Santa Maria” e iniziò la costruzione della Cattedrale sui resti della moschea. La rese città demaniale cioé non soggetta al servaggio feudale, stabilì che ogni anno si tenesse una fiera generale il 25 agosto giorno di San Bartolomeo, ossia quando ebbe termine la sanguinosa battaglia, e inoltre stabilì mercati mensili. A Carlo II succedette Roberto d’Angiò che costruì una cerchia di mura a difesa della città, resistita fino a qualche secolo fa e di cui resta la Porta di Troia. Lucera sostenne Giovanna I e Carlo di Durazzo e vide nuova prosperità con Ladislao. Fu divisa nell’appoggiare Renato d’Angiò e Alfonso di Aragona che si affrontarono per la successione sul regno di Napoli. Alfonso d’Aragona fu clemente con le città conquistate. A Lucera istituì il Tribunale della Dogana della Mena delle pecore di Puglia, importante istituto giuridico che fu trasferito dopo pochi anni a Foggia. Sotto gli Spagnoli anche se nel generale decadimento delle condizioni civili ed economiche, Lucera ha un certo fermento di benessere. Capoluogo di una grande provincia, sede della Regia Udienza, supremo tribunale civile e penale, con vasta giurisdizione sulla Puglia e sul Molise, centro di commerci e di agricoltura abbastanza florido, vede in tutto il 1500 accrescere la propria popolazione. Si eresse a repubblica in seguito al moto di Masaniello, ma solo nel 1692 poté tornare al demanio. Nel 1806 Lucera si vede privata delle sue prerogative, quali l’essere capoluogo della Capitanata e del Contado del Molise, che passò a Foggia, e l’essere sede della Regia Udienza Provinciale. Nel 1808 viene istituito il Tribunale di prima istanza attorno al quale si raccoglievano le migliori energie culturali e civili. Altra importantissima istituzione fu il Real Collegio che per alcuni anni fu anche sede di cattedre universitarie di diritto, medicina e chirurgia e agraria.

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