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Ci mancava pure questa: al Tribunale sarebbero fannulloni!

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Ci mancava anche questa: per il Ministro di Grazia e Giustizia, Paola Severino, il Tribunale di Lucera è stato soppresso perché il carico di lavoro è troppo modesto, come dire che i giudici (e il personale più in generale) lavorano poco, al di sotto dei previsti i standard nazionali. Riportiamo integralmente cosa ha detto il Ministro in proposito ad evitare che qualcuno possa pensare che ci siano delle forzature da parte di chi scrive queste note: “Il tribunale di Lucera dista meno di venti chilometri da quello di Foggia: perché dovrebbe combattere la criminalità organizzata meglio di quello di  Foggia? Inoltre Lucera ha 645 sopravvenienze giudiziarie per anno, molto al di sotto di altri presidi giudiziari salvati e non può in alcun modo essere sufficiente il mero carattere dell’estensione territoriale per decretare il mantenimento di una sede giudiziaria”. La dichiarazione è stata fatta solennemente in occasione dell’audizione in Commissione Giustizia presso la Camera dei Deputati. L’onorevole Francesco Paolo Sisto, componente della citata Commissione, ha respinto in toto l’impostazione del Ministro, rinfacciandole di non conoscere neppure il territorio di riferimento e tantomeno la criminalità. Naturalmente a Lucera sono di ben altro avviso e non  perché vendono frottole, ma in considerazione dell’analisi obiettiva dei dati a disposizione che, viene ripetuto, provengono dall’archivio dello stesso  Ministero. E’ grave che questa vertenza stia finendo a taralluccio e vino, in maniera indecorosa e indecente.  Ed è più grave che tutto ciò avvenga in un ambito come quello giudiziario, che dovrebbe dare l’esempio. Tra persone serie i contenziosi non si risolvono come vorrebbe il Ministro. Noi non ce la sentiamo in via pregiudiziale di dire, perché non abbiamo i riscontri, che la Severino abbia torto. Può darsi che abbia ragione, perché è probabile che i suoi uffici non le abbiamo fornito dati precisi.  La logica dice che in caso di  discrepanza le due parti si incontrano e fanno le dovute verifiche. Come quando si cede una azienda, le  cui conclusioni quasi sempre sono discordanti. Invece, si tratta la questione tribunale che se fosse una vertenza di molta ordinaria amministrazione, trascurando il fatto che dalla sua chiusura discendono conseguenze gravissime anche sul piano sociale, dell’occupazione e via di seguito, specie in momento di crisi come l’attuale  che sta mettendo tutti in difficoltà. Non si può chiudere la vertenza così alla viva il parroco (alla carlona), come direbbe l’indimenticato giornalista Bruno Roghi. La nostra politica, i nostri parlamentari devono reagire con energia, perché prima di tutto  le offese sono state arrecate a chi lavora dignitosamente e con dedizione in tribunale e, poi, perché è  stata offesa la loro dignità, dato che  vengono fatti passare per bugiardi.  Il fatto che i nostri sindaci siano stati messi alla porta al Ministero e l’atteggiamento sprezzante con cui il Ministro ha trattato i nostri parlamentari in Commissione richiedono una risposta che intanto ristabilisca i corretti rapporti tra amministratore governativo e quanti rappresentano lo stesso Stato ad altri livelli. Questi signori professori vanno ridimensionati prima che procurino altri danni. Certo, sono stati chiamati per rimettere in piedi l’economia e non già per inguaiarci con provvedimenti che non procurano risparmio, ma solo  difficoltà alla gente. E che non siano riusciti neppure a mettere in sesto all’economia è dimostrato che tutti gli indicatori sono rivolti al basso. Il tribunale non rappresenta  un capriccio per le nostre popolazioni, bensì un diritto a pretendere l’amministrazione della Giustizia  sul proprio territorio, a contatto diretto con le sue criticità. Se la Severino è di tutt’altro avviso deve cercarsi un’altra collocazione!

Antonio Di Muro

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