Lucera, 27 Luglio 2024

roseto Valfortore festeggia le reliquie di San Giuseppe Moscati

rOSETO VALFOrTOrE FESTEGGIA LE rELIQUIE DI S. GIUSEPPE MOSCATI 

di Nicola Chiechi



Come tutti gli anni, la Chiesa di roseto Valfortore ha onorato San Giuseppe Moscati, il medico Santo di Napoli, in occasione dei festeggiamenti del 16 novembre scorso. In questi giorni era stato già annunciato che il parroco, don Stefano Tronco, si sarebbe recato a Napoli, presso la chiesa del Gesù Nuovo, per ritirare le reliquie del Moscati. Infatti le reliquie sono giunte a roseto, dove fervono i preparativi per festeggiare l’avvenimento, secondo il seguente programma:

-domenica 19 novembre, ore 16.30, cerimonia di accoglienza delle reliquie presso la residenza per gli anziani, in località Paduli;

-seguirà la fiaccolata verso la Chiesa Madre, dove ci sarà l’Adorazione Eucaristica e saranno -invocate intercessioni del Santo per tutti gli ammalati;

alle ore 18.00 sarà celebrata la Santa Messa e saranno benedette le reliquie.



Come viene tramandato, la mamma di San Giuseppe Moscati, rosa de Luca dei Marchesi di roseto, è originaria del piccolo borgo dei Monti Dauni. Anche per questo c’è tanta devozione per il Santo nel popolo rosetano, dove tuttora non mancano testimonianze prodigiose.

Va ricordato che presso la Parrocchia Santa Maria Assunta di roseto viene custodito un quadro del Moscati, donato dalla rosetana Suor Eleonora Luisi, Suora della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, per molti anni in servizio presso l’Ospedale degli Incurabili di Napoli, consorella delle indimenticabili Suor Isabella, Suor Batilde e Suor Giuseppina.

Anche a Lucera, presso la parrocchia San Giovanni Battista, in occasione dei suoi festeggiamenti, viene ricordato il Santo napoletano. Lo stesso avviene presso la chiesa di San Domenico, dove si può ammirare un prezioso dipinto del Moscati. Questo dimostra la grande venerazione che anche il popolo lucerino nutre per il “Medico della Carità” di Napoli.

Giuseppe Moscati nacque a Benevento il 25 luglio 1880 da Francesco Moscati e da rosa de Luca dei Marchesi di roseto, e morì a Napoli il 12 aprile 1927, a soli 46 anni, quando era nella sua piena attività di medico, scienziato e benefattore dell’umanità, come primario dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli. Sempre orientato a Dio e al bene supremo dell’essere umano, sin dall’inizio egli fu considerato un medico controcorrente nell’ambiente del suo tempo, così pervaso di positivismo scientifico e di idealismo filosofico. Non si poneva di fronte al semplice corpo del malato, ma era sempre davanti a esso nell’interezza della sua vocazione umana e cristiana. Si prendeva cioè cura della salute integrale del paziente e, quindi, non solo della salute del corpo, bensì anche di quella dello spirito. Si dedicava soprattutto alla cura dei poveri, dei bisognosi, degli ultimi.

Ogni mattina, prima di recarsi in ospedale, si alzava presto per visitare gratuitamente a domicilio la povera gente. Nel suo studio privato vi era un cestino con la scritta: «Chi può, metta qualcosa. Chi ha bisogno, prenda».

Il Moscati non avrebbe mai potuto considerare il malato come “un numero” e basta, trascurando cioè i valori primari della persona umana, né avrebbe tollerato le lunghe liste di attesa del sistema sanitario dei giorni nostri! Quando era cosciente di trovarsi di fronte a gente veramente povera e bisognosa, non solo rinunciava al suo onorario, ma lasciava di nascosto, tra le ricette, i soldi necessari per l’acquisto dei medicinali.

Si è accennato ai genitori del Moscati, e soprattutto alla mamma rosa de Luca: non tutti sanno che è originaria della casata gentilizia del piccolo borgo dauno di roseto Valfortore e la sua figura appare tra i ricordi e le testimonianze nella Chiesa del Gesù Nuovo.

Certamente, per l’educazione alla santità di Giuseppe Moscati ha avuto notevole rilevanza l’impronta dei genitori, entrambi molto religiosi. Il padre Francesco, eccellente magistrato, nonostante la mentalità del suo tempo fosse fortemente influenzata dalla Massoneria, rimase sempre legato alla fede cristiana, che seppe

testimoniare come vero modello di vita. La madre rosa de Luca esortava costantemente i figli «a fuggire sempre il peccato, che è il più grande male della vita».

Mamma rosa era una donna forte, energica, coraggiosa e dotata di un profondo spirito cristiano. Seppe crescere ed educare i suoi nove figli con amore e saggezza, abituandoli sin da piccoli al sacrificio, alla rinuncia e al santo timore di Dio, nonostante la famiglia godesse di piena agiatezza. Nel novembre 1914, rosa de Luca morì a causa del diabete, di cui era da tempo sofferente. Questa malattia era incurabile all’epoca, e diventò per Giuseppe Moscati una delle sue costanti preoccupazioni; per questo egli fu il primo medico a sperimentare l’insulina a Napoli e da allora insegnò ai suoi allievi la cura per questa malattia.

Ci si auspica che queste persone, questi modelli di vita, possano accrescere la fiducia e la speranza in tanti, la cui fede traballa in questo importante e particolare momento storico. Naturalmente l’avvenimento, tanto atteso e organizzato con cura dal parroco don Stefano Tronco, contribuirà ad arricchire le tante manifestazioni religiose e culturali nel bel borgo dei Monti Dauni.

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