Lucera, 12 Maggio 2024

Battere l’astensionismo a Lucera

"Chi non va a votare, merita un governo di pericolosi incapaci". Sono parole che le attribuiresti a un politico qualsiasi, e nascondono una verità immutabile. Invece, questa frase, uscì dalla bocca Platone, uno maggiori pensatori di sempre, vissuto oltre cinquecento anni prima della nascita di Cristo, ed è rivolta, allora come oggi, al popolo dell'astensione. Coloro che, stufi e anche schifati dalla politica, hanno deciso di rinunciare ad esercitare il diritto-dovere del voto, tramite il quale si determinano i destini di città e nazioni.
Una scelta che sa tanto di Ponzio Pilato, di lavarsene le mani, ritrarsi nel proprio guscio, convinti che, tanto non cambierà niente.
Un errore e una colpa insieme, perchè rinunciare a scegliere – come a Lucera fra tre giorni -, vuol dire soltanto abbandonarsi al primo che passa, fregandosene del destino della propria città, per tacere della regione… Se poi le cose non andassero bene, costoro saranno i primi a dire, ho avuto ragione, tutto è rimasto come prima, se non peggio.
Un anno e mezzo fa, qui a Lucera, la percentuale dei votanti alle amministrative si attestò intorno al settanta per cento. Domenica e lunedì non si sa quanti si recheranno al seggio. I candidati sindaci sono ben sei, tre dei quali non hanno alcuna possibilità di andare neanche al ballottaggio, perchè questa è soluzione più probabile, nonostante la sordina ad una campagna elettorale sottotono.
La pandemia potrebbe avere, però, un peso, soprattutto fra l'elettorato in avanti con gli anni. Che è anche il più restio, ormai da tempo, ad andare al voto. Vuoi perchè disamorato, vuoi per timore dell'inevitabile assembramento ai seggi, o perchè non crede più in questa città. La sente lontana, estranea alla Lucera "dei tempi andati".

D'altra parte, gli amministratori – soprattutto gli ultimi – ci hanno dato dentro alla grande per far allontanare la gente dalla politica. Inutile lasciarsi andare alle rievocazioni. Sta di fatto che c'è una parte di Lucera in attesa di un scatto d'orgoglio, di amor proprio, per rinsaldare quel legame nobile sfilalacciatosi sotto l'ondata di un populismo che tanto prometteva, ma nulla, proprio nulla ha dato.
Questa è la cruda realtà. Chi non ci sta, se ne faccia una ragione.
Il malcontento è dilagante, e quel che è peggio, si sposa con una rassegnazione che non promette nulla di buono, e lo si coglie proprio fra le persone meno giovani. E a costoro che l'appello va rivolto, affinchè, domenica e lunedì, lascino a casa quel menefreghismo gretto e vadano a votare. In fondo, Lucera se è ridotta come è ridotta – cioè male – è anche colpa di chi, anno dopo anno, delusa dall'andazzo politico, ha rinunciato a far sentire la propria voce, disertando l'urna o la partecipazione alla vita pubblica, lasciando campo ad altri meno meritevoli, i quali non hanno fatto altro che occupare spazi ormai vuoti.
Un atteggiamento egoista che non li pone al riparo da responsabilità. Perchè votare è un diritto e anche un dovere. Com'è sancito nella costituzione e come dettano le leggi della democrazia.
I più motivati sono i giovani, nonostante le delusioni subite di recente. Perchè alle promesse non sono mai seguiti i fatti. Comunque, loro, a votare ci andranno.
All'appello sono chiamati quegli uomini e quelle donne, di media estrazione sociale, soprattutto, Lucera è a un bivio cruciale, schiacciata sotto il peso di un dissesto finanziario, le cui conseguenze ricadranno su tutti. Compresi coloro che al voto non ci vogliono andare. Potrebbe essere un'ultima chiamata per non affondare…

Gianfranco Sammartino

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