Lucera, 03 Maggio 2024

De Rosario, De Mare e i fenomeni cinematografici



LUNGA INTERVISTA AGLI AUTORI DI -JIMMY E I SUOI FENOMENI-


Lucera, 10 febbraio – Riflettori spenti, sipario calato sul VI Festival del Cinema Indipendente, è il momento di tributare i giusti riconosciment ai vincitori: “I cinghiali di Portici” di Diego Olivares (per la sezione “Film”) e “La guerra dei corti” del lucerino Michele Creta (per i “Corti in concorso”).
Abbiamo scelto di omaggiare l-amore per il cinema con un lungo e conviviale incontro-intervista a Dario De Rosario e Gianni De Mare, autori e registi di “Jimmy e i suoi fenomeni”, il corto che il direttore artistico Geppe Inserra ha voluto a tutti i costi ospite fuori concorso della rassegna cinematografica foggiana.
Per gli standard della rete ci rendiamo conto che si tratta di un documento un tantino lungo, ma invitiamo caldamente alla lettura sia per l-interesse dei contenuti sia per la simpatia dei nostri ospiti.


Dario De Rosario e Gianni De Mare, da tempo privi della verginità dell-opera prima, sembrate due personaggi da fumetto di Pazienza più che seriosi registi alla Michelangelo Antonioni o alla Ettore Scola. Le vostre pellicole trasudano caratteri marcati dalle tinte forti, vivaci, sature, eppure certi soggetti surreali (Capello, Nandino & Co.) li pescate dalla quotidianità più reale. Anche la scelta di personaggi come Gino Nardella risponde all-esigenza di rappresentare quadri caricaturali e onirici che, tuttavia, rappresentano la normalità di tante TV locali. Insomma chi sono i vostri maestri? Quali i vostri modelli? Cosa e come vi ispirate?


Gianni De Mare: L-ispirazione parte sempre dall-inconscio. Sono le cose che tu ami o anche detesti che vengono a visitarti. In ogni caso, quando si accende una lampadina nel cervello, è sempre una festa. E per me diventa un-esigenza fondamentale lasciarmi andare completamente all-emozione creativa. Non so perché dentro di me nasce una certa idea. Credo sia un processo misterioso ancora tutto da capire. Quanto ai maestri e ai modelli, la lista sarebbe troppo lunga, e chiaramente non comprende solo cineasti, ma anche poeti, filosofi, pittori, musicisti, fisici teorici, e chi più ne ha più ne metta. Però col tempo, più che dalle opere dei grandi, sono attratto e ispirato dalle loro vite.


Dario De Rosario: La scintilla per questo corto è il classico uovo di Colombo. La voglia di filmare i numerosi personaggi naif che abitano Lucera è, da quando ho memoria, comune a molti. Noi ci siamo chiesti chi ne fosse il portabandiera, l-emblema: risposta obbligata. Successivamente non è stato difficile neanche pensare a Capello, indiscusso -uomo di spettacolo-. Inoltre la coppia (Capello e Nandino) esisteva già nella realtà.
Naturalmente amo il cinema. La commedia italiana di Risi, Germi, Monicelli, il neorealismo di De Sica e Rossellini, il surrealismo di Bunuel e ancora Petri, Citti, Pasolini, Polanski fino a Ciprì e Maresco e molti altri.
Abbiamo iniziato a girare nel 2005, ma già da qualche tempo mi ero accorto di un appello in favore di Jimmy (la sua condizione economica non era brillante), pubblicato su internet. Il nostro omaggio assumeva diversi significati, senza ricorrere però a quel pietismo suggeritoci da alcuni: secondo noi la figura di Jimmy il Fenomeno, per essere rinvigorita, non aveva bisogno di piagnistei. Altra cosa è stato l-aiuto concreto che abbiamo potuto dare all-uomo: l-incasso di una partita di beneficenza  organizzata grazie alla sensibilità di Gianni Pitta del Lucera Calcio, le visite a Milano, le  affettuose telefonate; sto ricevendo diverse mail da fans di Jimmy che ci ringraziano (la diffusione del corto, anche grazie a Emule, sta assumendo proporzioni impressionanti) e chiedono il suo numero telefonico per salutare o intervistare.
Voglio precisare che oggi Jimmy vive dignitosamente in una casa di riposo per anziani a Milano, fornito di un ottimo lavoro di assistenza. Il corto gli è piaciuto molto.


Un piacevole carattere folk con sfumature tecniche di buona pop-art, un-ottima colonna sonora, l-azzeccata scelta stilistica di rievocare le atmosfere dei -b-movies- con colori, caratteri e montaggio (sapiente, direi!) della tradizione cinematografica anni -60–70, -Jimmy e i suoi fenomeni- ha partecipato -fuori concorso- alla VI Edizione del Festival del Cinema Indipendente, con uno spazio appositamente dedicato dal direttore Geppe Inserra alla proiezione-presentazione della vostra docu-fiction. Come mai -fuori concorso-? Il timore degli organizzatori che la vostra opera – ormai conosciuta ed apprezzata – spadroneggiasse nella rassegna dei corti? Oppure incompatibilità tecniche con il regolamento del concorso? Eppure credo la vostra pellicola sia tra le più rappresentative dello -stigma-, il segno della diversità, che è stato leit motiv di questa VI edizione…


G.D.M.: Per me è naturale pormi sempre all-insegna della diversità, della differenza. E- segno tra l-altro di vitalità, di inquietudine intellettuale. Il perché del -fuori concorso- sinceramente non mi interessa molto. E- importante essere sempre -fuori-. Soprattutto -fuori di testa-. E- proprio vero: la nostra sola prigione è la scatola cranica.


D.D.R.: Ti ringrazio per gli apprezzamenti, sei molto gentile (e attento). Evidentemente è dello stesso parere Geppe Inserra che ci ha dedicato dei pistolotti molto gratificanti, all-apertura del festival ed alla presentazione del corto (-filmino- o -filmetto- secondo la definizione di alcuni).
Abbiamo pensato che la sua giusta collocazione in questo festival (il limite della durata per partecipare era di 20 min., ma ci hanno dato comunque la possibilità di scegliere) fosse quella del -fuori concorso-. Infatti gli è stato concesso uno spazio e dei commenti speciali a cui stanno seguendo articoli, su giornali e sulla rete, più o meno benevoli.
Contiamo di inviarlo ad altri concorsi, tenendo presente che hanno tutti dei limiti di durata (a pensarci bene: durata anomala, personaggi stranianti, tra documentario e fiction?l-inclassificabilità di -Jimmy e i suoi fenomeni- mi piace).


Numerose pellicole e progetti in portafoglio, operativi e ferventi in ambito locale e provinciale, vivi e vegeti a cantierare progetti, insomma mostrate un attaccamento viscerale alla vostra terra e da -Jimmy e i suoi Fenomeni- emerge tangibile una indubbia passione per l-osservazione attenta, per la ricerca di soggetti tanto particolari da diventare -attori caratteristi-, campioni di una cultura, di un habitat, di un modus vivendi. Da dove nasce una così profonda passione? Esigenza di sopravvivere al -tedio a morte del vivere in provincia-? Necessità di incanalare una vena creativa che solo il pretesto trova nella rappresentazione della realtà locale?


G.D.M.: -Jimmy e i suoi fenomeni- può anche essere letto come una sorta di bizzarro saggio antropologico sulla radicale alterità del Sud. Ma è appunto questo. La dimensione cosiddetta -locale- non è mai esistita. E- solo un-invenzione sociale. La dimensione più autentica del Sud è una dimensione visionaria, aerea, magica, è un non-luogo. Sfugge a qualsiasi tentativo di localizzarla e normalizzarla. E- fuor di sé, fuori da ogni controllo sociale o mediatico, per quanto si siano affannati almeno dal dopoguerra a ingabbiarla nell-omologazione di massa, e allora sì che l-hanno resa una dimensione locale, paesana, folklorica, depressa etc. La mia quindi è una passione per quel Sud -fenomenale- che non si trova su nessuna cartina geografica, che non ha nessun Nord da raggiungere – un Nord metaforico inteso come miglioramento, sviluppo, e altre misere e abusate paroline simili – profondamente antidialettico.   


D.D.R.: Il mio lavoro, quello vero intendo, mi porta ad essere a stretto contatto con gente di ogni tipo e in certi casi lo spirito di osservazione riserva delle grandi sorprese.
Devo sottolineare che, nonostante l-apatia che affligge la nostra provincia, abbiamo formato un bel gruppo:  Gianni, Valentino Follieri (molto importante la sua collaborazione in fase di sceneggiatura e nella scelta delle musiche), Jean Patrick Sablot (fotografia e audio) e Adriano Di Molfetta (per l-abito digitale di Jimmy nel finale), tutti abbiamo preso a cuore questo progetto e molti amici hanno collaborato.
Per una sorta di tara psichica, sono rimasto affascinato dalle -lamentele- che sono seguite alla visione. Per esempio, qualcuno adombrava la possibilità che, per colpa nostra, da qualche parte potessero farsi un-idea sbagliata di Lucera, vale a dire una città abitata da soli fenomeni! Sai che risate (e che turismo?).


Luigi Origene Soffrano è un pressocché anonimo -G-nill– a Lucera. In un processo di emigrazione, che negli anni -50–60 ha proporzioni endemiche, -G-nill– diventa rapidamente -Jimmy il Fenomeno- per l-Italia intera e per due generazioni di registi, attori e cineasti. Dario De Rosario e Gianni De Mare, se non fosse per il passaparola degli amici locali, sarebbero conosciuti più extra moenia che nel -natìo borgo selvaggio-. In un precedente incontro ci siamo detti dell-assordante silenzio che i media locali hanno riservato ad un-opera senz-altro interessante nel panorama del neosperimentalismo cinematografico. Solo colpevole ignoranza? Snobismo da provincia? O dolosa disattenzione?


G.D.M.: Niente di tutto questo. E- che oggi i media, salvo rarissime eccezioni, non fanno nessun lavoro di critica. Fanno semplicemente un lavoro di marketing, dando spazio a quella che Fruttero&Lucentini chiamano -la prevalenza del cretino-. Chiaramente non del -cretino- nel senso nobile del termine, ma del cretino tout court. E poi, tanto per dirne una, in un Paese dove diventano una questione fondamentale le scuse pubbliche di un leader politico che deve giustificare alla moglie il suo eccesso di libido senile – mi riferisco ovviamente a Berlusconi – io, a questo punto, non so più quali soluzioni escogitare, perché non sono uno psichiatra. E comunque, per tornare a -Jimmy e i suoi fenomeni-, io e Dario abbiamo avuto la piacevole sorpresa di scoprire il grande affetto dei numerosissimi fans di Jimmy sparsi un po- in tutto il mondo, e la crescente curiosità dei media nei confronti del nostro film e della figura di Jimmy, davvero al di là delle nostre più ottimistiche previsioni. Miracoli che accadono.  


D.D.R.: Sono convinto che la confezione, quando ci sono i contenuti, sia un corredo importante. Non possiamo dimenticare che il nostro è un lavoro amatoriale, che ha peraltro raggiunto il suo obiettivo.
Penso però che questo progetto non si esaurisca con la partecipazione ad un concorso. Spero che  -Jimmy e i suoi fenomeni- abbia quindi una vita propria e che, come il suo protagonista, vaghi ramingo.


Domanda banale, un po- di commiato, un po- di curiosità… Cosa bolle nella pentola di Dario e Gianni, registi ed autori di cinema sotto il sole del Tavoliere? Nuove frontiere sperimentali? Talentuosi caratteristi locali ancora da scoprire? Impegno sociale e cinema di denuncia? Spot pubblicitari per le tv locali?


G.D.M.: Beh, sì, c-è un nuovo progetto ed esser pronti è tutto: sarà un film a -otto mani-! Cioè, Gianni De Mare, Dario De Rosario, Berardo La Porta e Gaetano Accettulli, filmmakers indipendenti di Capitanata, si cimenteranno nella realizzazione di un film -per tutti e per nessuno-. 


(Sergio Proculo)



 

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