Lucera, 06 Maggio 2024

Ma si, eliminiamolo questo sud impiccione e spendaccione!

-Per il Settentrione il Risorgimento è stato un danno più pesante di una guerra perduta-: è questa la sintesi di fondo del convincimento veicolato dal presidente dell-Ordine dei Giornalisti, Lorenzo Del Boca, nel suo recente libro dal titolo -Polentoni-. L-autore capovolge nella sua analisi tutte le posizioni di autorevoli meridionalisti ed anche dei tanti analisti pentiti settentrionali, i quali oggi, tra cui l-autorevole Luca Ricolfi, prendono finalmente coscienza della colpevole situazione di sofferenza del Sud, determinata da una politica dello Stato centrale disomogenea e sbilanciata a favore del Centro Nord.  Ovviamente, si fa riferimento agli interventi straordinari per il Mezzogiorno, alla Cassa per il Mezzogiorno, all-Isveimer e alle altre iniziative  che avrebbero dovuto determinare il decollo del Sud. Quasi un atto di riparazione, invece, quello di Ricolfi quando, tra l-altro, afferma che- se proviamo a guardare più indietro, ai cambiamenti strutturali dell-Italia, a me pare che il grande nodo del Paese, il suo peccato originale, sia uno soltanto: la sua incapacità di risolvere la questione meridionale-. Del Boca non dice che i grandi processi di trasformazione del modello industriale che avrebbero dovuto cambiare la faccia al Sud sono miseramente falliti, perché, in tanti casi, a guidarli erano gli stessi operatori del Nord, i quali dalle nostre parti avevano messo tenda soltanto per un fatto di facciata. In realtà, l-attività svolta da noi era più che altro di supporto a quella centrale incardinata al Nord, dove vi era la sede legale e la filiera degli utili.
E si dimentica che anche i contributi a fondo perduto venivano elargiti a pioggia e soltanto per incrociare interessi particolari, che non avevano nulla a che fare con lo stato dell-economia  e del sociale del Meridione. Si dimentica che si sarebbe dovuta realizzare una sorta di osmosi delle energie complessive presenti con la nascita delle nuove realtà industriali, mentre invece si faceva presto a lasciare sul campo tutte le vittime (in termini occupazionali soprattutto) non appena le cose incominciavano a denunciare difficoltà. Anche le cosiddette aziende a partecipazione statale  seguirono, purtroppo, la stessa logica.  Ricordiamo, tanto per non spostarci troppo, la fine della -Lanerossi- di Foggia, del petrolchimico  di Monte S.Angelo, dell-Ajinomoto Insud di Manfredonia, del grande centro turistico -Pugnochiuso- del Gargano, della -Cucirini- di Ascoli Satriano, della- Industria Resine Biccari- che, chiamate a fare da traino anche per favorire soprattutto l-indotto gestito dalle aziende locali, furono lasciate in mano ai privati o chiuse, all-insegna della sola, ferrea  logica del profitto. Altro che solidarietà verso il Sud! Il Meridione non pretende di affermare che tutto sia stato fatto correttamente per la parte di sua competenza. Però, neppure si può  sempre ricorrere alla solita giaculatoria della inefficienza meridionale per giustificare le proprie colpe. La verità è che questi signori col Nord ce l-hanno a morte col Sud a prescindere, al punto da mistificare i connotati della  storia. Se potessero, lo eliminerebbero dalla carta geografica!


Antonio Di Muro

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