Lucera, 03 Maggio 2024

Eccellenze lucerine a cura di Dionisio Morlacco – Profili biografici: Vitantonio NAPOLITANO

Vitantonio Napolitano nacque a Lucera il 28 gennaio 1901 da Luigi1 e da Elisa Ardito. Il padre era funzionario della Procura del Tribunale di Lucera, e quando fu trasferito alla Pretura di S. Severo, a malincuore la famiglia dovette seguirlo nella nuova sede, dove il figlio non trovò un facile adattamento, ma ebbe la fortuna di avere come insegnante di lettere un allievo dell’illustre letterato Francesco de Sanctis, il sac. Salvatore Fittoli, uomo di grande cultura e di spiccate doti morali, che lo guidò nello studio del latino. A S. Severo la famiglia soggiornò per tre anni, durante i quali tornava periodicamente a Lucera per le festività o per le ricorrenze familiari.

Vitantonio era figlio unico, e il padre, pensando alla prosecuzione dei suoi studi, avendo chiesto di essere trasferito in una città fornita di università, ottenne il trasferimento a Firenze, dove il figlio trovò ottimi amici e validi docenti. Erano gli anni che preludevano alla prima guerra mondiale e il giovane Vitantonio, entusiasta del D’Annunzio, andava respirando il clima del dominante fervore nazionalistico. Con l’amico Jean Luchaire, francese, fondò la rivista bilingue “I giovani autori” (Les jeunes auteurs), sulla quale fece i primi passi nella carta stampata, occupandosi innanzitutto dei problemi e delle vicende storiche della città d’origine: l’acquedotto pugliese, i saraceni, ecc. Aveva ancora 16 anni e già fu designato alla presidenza della sezione fiorentina della Lega Latina della Gioventù, il cui scopo era la diffusione e il consolidamento dei sentimenti di fratellanza tra le giovani generazioni dei paesi latini, oltrechè la rivendicazione all’Italia di Trento, Trieste e la Dalmazia. Ma a sottrarlo a questo suo fervido impegno ecco sopraggiungere un ulteriore trasferimento del padre a roma, presso il Ministero di Grazia e Giustizia, sicchè dovette lasciare Firenze e trasferirsi a roma, dove prese a frequentare il Liceo Mamiani. Nel 1918 conseguì la maturità classica ed entrò nell’agenzia di stampa “Volta” intenzionato a dedicarsi con maggiore impegno al giornalismo. Sul finire di quell’anno, alla conclusione della guerra, fece un breve ritorno a Lucera, dove restò due mesi soltanto, per rifarsi in qualche modo dei postumi della spagnola. L’anno dopo entrò a far parte dell’Idea Nazionale e poi, come redattore parlamentare, ebbe l’incarico di corrispondente de La Nazione di Firenze (1920-24) e de Il Mattino di Napoli (1920-29). Terminati gli studi universitari e conseguita la laurea in giurisprudenza, provò a intraprendere l’attività forense, ma poi scelse definitivamente la strada del giornalismo.

Nel 1943, dopo l’8 settembre, dato che si era rifiutato di collaborare coi tedeschi, dovette lasciare l’incarico di redattore del Popolo di roma, ma entrò a far parte, sempre come redattore parlamentare, della redazione del risorgimento Liberale, del Tempo di renato Angiolillo e del Messaggero, associando anche la collaborazione ad altri giornali: il Corriere della sera (1939-40), la Gazzetta del Popolo di Torino, La Gazzetta del Mezzogiorno di Bari, il Globo di roma, La Nazione, Il Piccolo, il Giornale di Catania e ilSecolo XIX di Genova, su cui andava raccontando la vita reale delle province italiane, da nord a sud, “distinguendosi sempre per stile ed equilibrio”. E di tutto ciò scrisse in un ponderoso volume dal significativo titolo 50 anni di vita politica italiana (roma 1970), in cui narrò con estrema precisione la storia politica e parlamentare a cavallo delle due guerre e fino ai nostri giorni, riferendo “di fatti, episodi, aneddoti, curiosità, particolari che mettono in evidenza l’altissimo spirito di osservazione e la maniera semplice e senza fronzoli con cui viene diffusa la notizia nel rispetto delle regole politiche e parlamentari, esigendo sempre e comunque il rispetto per la sua professionalità” e riuscendo “a cogliere con garbo tutti gli aspetti e le curiosità della vita parlamentare, dalle battute alle ingiurie, dagli scandali alle tecniche e agli espedienti tipici della vita parlamentare”.2

Nel 1944 aveva scrittto 25 Luglio (roma 1944) “in cui con meticolosità, precisione ed obiettività” trattò degli “avvenimenti connessi alla caduta del fascismo” e dei lutti e delle tragedie successive.

“Nella sua lunga carriera di giornalista parlamentare ha descritto avvenimenti e circostanze relativi ad una miriade di personaggi e uomini politici della storia italiana, da Mussolini ai re d’Italia – Vittorio Emanuele III ed Umberto -, da Armando Diaz a Thaon di revel, da De Gasperi a Togliatti, da Segni a Leone, a De Nicola, a Saragat, Tambroni, Malagodi, Covelli, Almirante, Moro, Fanfani, Pertini”.3 Nel 1946 fu eletto membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione della Stampa di roma.4 Per la sua integrità morale, per il rispetto delle regole e della lealtà, rifiutando decisamente di modificare un suo articolo sgradito al potere, a 21 anni accettò di battersi in duello con l’on. Paolo Lissia, Sottosegretario alle finanze; il duello contemplato dal codice d’onore, avvenne “all’interno di uno stabilimento cinematografico e al 17° assalto venne interrotto per la ferita riportata al braccio destro da Napolitano”.5 In seguito, per conservare la propria indipendenza e obiettività da uomo veramente libero, rifiutò la proposta di De Gasperi che lo voleva alla direzione del Giornale radio.

Nel cinquantennale della sua attività giornalistica l’Ordine Nazionale dei Giornalisti gli conferì in roma la Medaglia d’oro “per la sua cultura, per la eccezionale capacità e professionalità e per la costante fedeltà ai principi morali”.

Si spense il 10 luglio 1973 e per sua espressa volontà fu sepolto a Lucera. Sulla sua tomba si potrebbe scrivere quanto di lui ebbe a dire il grande giornalista Enrico Mattei: “Infaticabile ha amato il giornalismo a cui ha dato tutto se stesso. Non ha tradito, non s’è venduto, non s’è arricchito”.

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1. “Nel pomeriggio del 7 corr. (marzo), proveniente da roma, fu accompagnata all’ultima dimora la salma del rag. cav. Luigi Napolitano, già segretario della nostra Pretura. Grande fu il concorso di autorità e di cittadini: doveroso tributo di omaggio alla memoria di un funzionario che ebbe alte e non comuni virtù di animo e di mente. Dell’Estinto tessè l’elogio con nobili parole il cav. V. Dell’Aquila” (Il Popolo di Capitanata, n. 10 dell’11.3.1923).

2. Dalla relazione letta dall’on. Vincenzo Bizzarri nel Teatro Garibaldi la sera del 4 aprile 2009.

3. Ibidem.

4. “Il nostro concittadino dott. Vitantonio Napolitano che si è brillantemente e meritatamente affermato nel giornalismo nazionale è stato in questi giorni eletto membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione della Stampa di roma”. (Il Corriere di Foggia, n. 33 del 12.8.1946).

5.MAUrIZIO DE TULLIO, Dizionario biografico di Capitanata (1900-2008), Edizioni Agorà, Foggia 2009.

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