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XXVII anno di canonizzazione del Padre Maestro, il Santo di Lucera


Immagine ufficilae del 25 anno di canonizzazione di San F. A. Fasani (2011)


Ricorre oggi il XXVII anno della canonizzazione del Santo Lucerino, San Francesco Antonio Fasani, data riportata sul calendario Francescano 2013. Il 13 aprile 1986 Francesco Antonio Fasani venne dichiarato Santo da Giovanni Paolo II. Una data importante per la città di Lucera, che ha dato i natali al 'Padre Maestro', come da sempre i lucerini hanno amato chiamarlo dopo che ebbe conseguito il titolo di ‘maestro in teologia’ nel 1709. Ricordava il Papa in quel giorno speciale le caratteristiche del Santo pugliese che della sua terra ha fatto conoscere la laboriosità, la semplicità, l'attaccamento ai valori del Vangelo.
Ne riportiamo fedelmente le parole: “Ascoltiamo l’insegnamento di San Francesco Antonio Fasani – disse il Santo Padre quel giorno a San Pietro – e lo ascoltino le genti della nobile terra di Puglia che può ben gloriarsi di questo suo figlio, nel quale essa ravvisa le migliori caratteristiche che hanno fatto grande il suo popolo: laborioso e semplice, coraggioso e tenace, popolo saldamente ancorato ai valori del Vangelo”.
San Francesco Antonio Fasani, dal 1951, anno della sua beatificazione, riposa sotto l'altare maggiore della chiesa di San Francesco, un tempio francescano fatto costruire dal re Carlo d'Angiò agli inizi del '300 dopo la liberazione dei saraceni e la rinascita cristiana di Lucera. San Francesco è un punto di riferimento dei suoi concittadini che tante volte trovano li la pace e la serenità per superare i momenti difficili affidandosi al Padre Maestro nella preghiera.
Nel novembre del 2012 la chiesa di San Francesco d’Assisi, santuario di San Francesco Antonio Fasani è stata elevata al rango di Basilica Minore, in una cerimonia officiata dal Vescovo Monsignor Domenico Cornacchia: “Il tempio di San Francesco è il luogo dove si ritempra lo spirito” ha dichiarato “questo luogo sarà sempre più un luogo di evangelizzazione”.

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San Francesco Antonio Fasani: il Santo della pioggia

di pasquale Zolla
San Francesco Antonio Fasani, al secolo Donato Antonio Giovanni Nicolò Fasani, noto anche come Padre Maestro, nacque a Lucera il 6 agosto 1681, da umili e  modesti lavoratori, Giuseppe Fasani e Isabella Della Monica, in una piccola casa di via Torretta. Fu battezzato il 10 agosto in cattedrale con i nomi di Donato Antonio Giovanni Nicolò, ma fu subito chiamato da tutti Giovanniello. Quando era ancora piccolo, il padre morì e sua madre Isabella passò a terze nozze con Francesco Farinacci. I coniugi gli diedero un fratello e una sorella e, di comune accordo, vollero mantenere il bambino agli studi, permettendogli di frequentare il convento di San Francesco.
Ancora adolescente, il 23 agosto 1695 entrò nel noviziato dei Frati Minori Conventuali di Monte Sant’Angelo, prese il nome di Francesco Antonio, come atto devozionale ai due grandi santi dell'ordine, e il 23 agosto 1696 vi emise la professione solenne con i voti di povertà, castità, obbedienza. Lasciò Monte Sant'Angelo e, per una notte, tornò nella sua casa, a Lucera, prima di partire per Venafro.
Frate Francesco Antonio, dopo gli studi a Venafro, passò ad Alvito, a Montella, ad Aversa per filosofia, ad Agnone per teologia ed infine a Napoli dove fu ordinato Suddiacono.Ad Assisi fu ordinato sacerdote il 19 settembre 1705. Il giorno seguente frà Francesco Antonio celebrò la sua prima Messa sulla tomba di San Francesco. «Predicava con un fervore sensibile, in modo che imprimeva nell'anima degli ascoltatori le verità che annunciava... Parlava della Santa Madre di Dio con un tal trasporto di devozione, una tale tenerezza ed un'espressione del volto talmente affettuosa, che sembrava aver avuto un colloquio faccia a faccia con Lei». La gente presente ebbe a dire.
Arrivato a Lucera sul finire del 1707, frà Francesco Antonio fu subito accolto tra i Minori Conventuali del convento di Lucera, dove manifestò subito il suo ardore serafico e lo zelo aspostolo, con vita di penitenza e povertà, tanto da sembrare un "San Francesco Redivivo"
Il 27 giugno 1709 frà Francesco Antonio sostenne l'esame in sacra teologia e venne proclamato "dottore e maestro", e da allora venne chiamato dai confratelli e dal popolo, e così viene chiamato ancora oggi, familiarmente "Padre Maestro".
Il suo apostolato a Lucera si divideva fra i poveri della città e l'assistenza ai carcerati e ai condannati a morte che accompagnava personalmente fino al luogo del supplizio per confortarne gli estremi momenti. Ciò non sfuggì al popolo che l'appellava come: il frate della forca.
Il 22 novembre 1742, chiamato ad assistere un moribondo, incurante del freddo e del vento, tornò al convento con decimi di febbre. Il giorno seguente, dopo aver confessato per alcune ore, barcollando, crollò. Era vicina la morte! Il medico che lo visitò in cella, gli comunicò la triste notizia, ma lui, sorprendendo tutti i presenti, sorrise di gioia e ringraziò il medico per la bella notizia che gli aveva appena dato.
Il 29 novembre 1742, al tramonto del primo giorno della novena dell'Immacolata, nella sua umile cella, con l'immagine della Vergine e il crocifisso fra le mani, Padre Maestro morì a Lucera all'età di 61 anni.
Tutta la città si riversò nella chiesa di San Francesco, al grido: "E' morto il santo! E' morto il santo!" Per tre giorni il suo corpo rimase esposto nella chiesa e molti fedeli ne approfittarono per strappare dal feretro pezzi di stoffa e perfino il crocifisso.
Grazie a queste reliquie, dal giorno della sua morte e negli anni successivi, numerose furono le grazie e le guarigioni che i fedeli sostennero di ricevere e, data la fama di santità, quattro anni dopo il transito, fu aperto il processo di beatificazione.
I suoi resti, ricoperti di cera, sono venerati, in un'urna di cristallo e bronzo, sotto l'altare maggiore della chiesa di San Francesco d'Assisi, basilica santuario di San Francesco Antonio Fasani in Lucera.
Il 13 aprile 1986 è stato proclamato santo da Papa Giovanni Paolo II; la sua memoria liturgica viene celebrata il 29 novembre, anniversario della morte.
Primo santo di Capitanata, viene invocato dai fedeli come "Il santo della pioggia".


POESIA SUL PADRE MAESTRO

Sambrangiske Nucerine
Sambrangiske, u Nucerine,
éve nu bbrave kappuccine
kè tutt’a vite uffrìje
a’ dorce Vèrgene Marìje.
Pukarill’assaje maggnave
è è puuerille arrejalave
‘a lemosene ka facéve
è i poke kosa ka tenéve.
Preffin’i mutanne se luuaje,
a ‘rrét’o’ prune ammucciate,
pe ddarle a nu desgrazzjate,
sènz’art’è ssènza parte,
kè de lemosene kambave,
kè nda nu tratture ngundraje
nda ‘na frèdda sére nvernale
tramènd’o’ kummènde turnave.
Kuanne pe llemosene jéve
è o’ kummènde turnà mbutéve,
sop’a fuffel’è ssarminde,
kè da skarajazze facèvene,
a stènn’a kape jéve,
è ‘na kurréje chjéne de chjùue
ndurn’a’ vite s’arravugghjaue,
kè celizzje forte dèvene
è Gghisse o’ Nneputènde Ddìje
kume grazzjun’i dunave.
U jurne kè o’ Patre jìje
tanda timb’apprime sapìje
d’a Vèrgene Mmakulate,
a mammarèlla suje kare
kè cchjù d’oggnèkkose amave.
 
San Francesco di Lucera
San Francesco, il Lucerino,
era un bravo cappuccino
che offrì tutto se stesso
alla dolce Vergine Maria.
Mangiava molto poco
e donava ai poveretti
l’elemosina che otteneva (dai signori)
e le poche cose che possedeva.
Si tolse persino le mutande,
nascondendosi dietro un cespuglio,
per donarle ad un povero handicappato,
privo di tutto (capacità di sostentamento e di mezzi),
che viveva di elemosina,
che incontrò lungo un sentiero (di campagna)
in una sera fredda d’inverno
mentre ritornava al convento.
Quando si recava ad elemosinare
e non poteva ritornare al convento,
sugli asfodeli o sui sarmenti,
che da giaciglio facevano,
andava a riposarsi,
e un cilicio chiodato
si stringeva attorno alla vita del suo corpo,
che gli procurava forti dolori
e Lui all’Onnipotente Dio
come preghiera li offriva.
Il giorno della sua dipartita
conobbe con molto anticipo
per mezzo della Vergine Immacolata,
la sua cara mammina
che amava al di sopra di tutto e di tutti.

Pasquale Zolla

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