Lucera, 02 Maggio 2024

Eccellenze lucerine a cura di Dionisio Morlacco ‘ Profili biografici: Gaetano de PEPPO

Esponente di distinta famiglia della borghesia terriera, nacque a Lucera il 12 luglio1804 da Antonio e Raffaella Manfroncelli. Compiuti gli studi superiori nel rinomato Real Liceo “Broggia”, andò a laurearsi in giurisprudenza a Napoli per poi dedicarsi all’esercizio dell’avvocatura nel glorioso tribunale lucerino, ove diede ampia prova della sua cultura giuridica.

Formatosi sin da giovane, nella casa paterna e a Napoli – dove risiedevano i parenti -, agli ideali liberali, si iscrisse all’associazione mazziniana Propaganda, prendendo parte sia alle riunioni segrete in casa del presidente della setta, Giuseppe Melchiorre, che ai preparativi per i moti del 1848, insieme coi più accesi rivoluzionari della Capitanata; e per questo suo amor di patria meritò di essere candidato alle elezioni del 18 aprile 1848, e il 5 maggio successivo fu proclamato deputato al Parlamento Napoletano, insieme coi patrioti Luigi Zuppetta e Saverio Barbarisi. In questo suo impegno parlamentare si segnalò per alcuni interventi e proposte che miravano a promuovere riforme democratiche nel secolare sistema assolutista. Il 12 agosto 1848, ad esempio, insieme con altri deputati (Pica, Scialoja, Massari, Spaventa, ecc.) formulò la richiesta di nominare una Commissione che presentasse un progetto di legge sulla responsabilità ministeriale e degli altri uffici finanziari. Nella stessa seduta intervenne sul disegno di legge riguardante l’ordinamento municipale, sostenendo che “l’ordinamento dei Municipi su larghe e popolari basi è delle pubbliche libertà il più sicuro palladio: sua mercè il popolo partecipa all’amministrazione delle proprie faccende e prova i diretti vantaggi del regime costituzionale. Chiediamo quindi la nomina di una Commissione per preparare un progetto di legge sull’amministrazione comunale e provinciale, raccogliendo il più opportuno alle nostre condizioni sociali dalle leggi dei vari Stati. Domandiamo che tale Commissione sia nominata negli uffici e composta di sette uomini”.1

Dopo la violenta repressione del 15 maggio non rinnegò i suoi principi, ma “incrollabile mantenne la fede”, né indugiò allorché si trattò di difendere la causa liberale: “Gaetano de Peppo, insieme a Luigi Zuppetta, a Carlo Prignano e a Nicola Gifuni, assunse coraggiosamente innanzi la Gran Corte Criminale di Capitanata la difesa degli indiziati politici, sfidando la malcelata ira di un arcigno Procuratore Generale”.2

Nel 1860, quando Garibaldi giunse a Napoli, Gaetano de Peppo era tra coloro che parteciparono all’entusiasmo che per diversi giorni sollevò la cittadinanza lucerina e il 21 ottobre, come Capitano comandante la Guardia Nazionale di Lucera, ebbe l’onore di presiedere insieme al sindaco Achille Cavalli e al Presidente del Tribunale Adinolfi l’assemblea dei cittadini pel plebiscito di adesione al Governo Nazionale di Vittorio Emanuele.3

Nel 1861 gli elettori del Collegio lucerino, memori dei fatti del ’48, gli conferirono “l’alto onore e l’ambito incarico di sedere” al Parlamento del Regno (per l’VIII Legislatura, 1861-1865), ove si pose al centrosinistra e partecipò alle storiche sedute dell’11 e del 17 marzo, durante le quali, “con animo di ardente e sincero patriota, concorse con il suo voto alla solenne proclamazione del Regno d’Italia con Roma capitale”. Nell’alto consesso, dove esercitò il suo ministero con dottrina di giustizia e con fervore di apostolo e dove rappresentò veramente la sua “terra”, egli restò per poco tempo, perché, colpito da un grave malore, il 27 novembre 1863 si spense a Napoli, dove prevalentemente risiedeva.4

Nella sua breve presenza al Parlamento Nazionale si occupò del problema principale della Capitanata, ossia dell’affrancamento delle terre del Tavoliere, che divenne il suo impegno prioritario, assoluto, in cui riversò tutte le sue energie e la competenza derivante dalla sua partecipazione giuridica e dalla secolare tradizione familiare. Al riguardo preparò un accurato progetto di legge, che presentò alla Camera il 18 aprile 1861, perché fosse esaminato e approvato per conseguire “lo scioglimento dei censuari dai vincoli loro imposti dal sistema del Tavoliere e il godimento dell’intera proprietà delle terre”, ciò che “rappresentava una necessità richiesta dai bisogni dell’agricoltura e della pastorizia. In tal modo, ponendosi contro gli interessi dei grandi locati del Tavoliere e dei galantuomini meridionali – che avevano troppo a lungo usurpato le terre demaniali, sulle quali avevano edificato la loro fortuna, che costituì una delle cause del brigantaggio – egli difendeva “gli umili, pensando che la difesa non era un privilegio del ricco, ma un diritto del povero”,5 nel quale concetto traspariva quel profondo sentimento umano che lo aveva consacrato agli alti ideali di patria e di popolo. Tanto attuale e necessaria appariva l’iniziativa del deputato di Lucera che altri deputati (Carlo De Cesare, Savino Scocchera) si posero sulla stessa strada con proprie proposte, che prevedevano l’obbligo dell’affrancamento, nel termine di 10 anni, di tutte le terre del fisco da parte dei censuari e lo scioglimento nello stesso termine di ogni vincolo esistente. Tra modifiche e vivaci dibattiti, il progetto di legge sull’affrancamento del Tavoliere, dopo un lungo iter parlamentare, alla fine fu approvato alla Camera il 13 gennaio 1865 (relatore Pasquale Stanislao Mancini) e al Senato il 21 febbraio successivo. La giusta lotta iniziata dal de Peppo raggiungeva così l’atteso traguardo di allentare “il legame secolare tra la montagna appenninica e il Tavoliere intorno all’esercizio della pastorizia transumante, e aprì alla coltivazione la pianura della Capitanata”.6

Oltre che per il disegno di legge sull’affrancamento del Tavoliere, il de Peppo fu attivo nella questione dei collegamenti ferroviari. Nel suo intervento alla Camera (7.8.1862) con passione e con valide ragioni propose che sia la costruenda ferrovia adriatica che la strada da Benevento a Foggia passassero per Lucera, perché lo meritava la città per la sua posizione geografica al centro della Capitanata, per la sua importante funzione economica, essendo “la primiera tra le città agricole della Puglia”, perché sede dei tribunali della provincia, oltreché per le sue antiche tradizioni di storia e di cultura.

In altri interventi alla Camera il de Peppo riferì sulle elezioni nei collegi di Andria (15.3.1861) e di Melito (23.3.1861); sottoscrisse l’ordine del giorno della sinistra sulla questione romana e sulle condizioni delle province meridionali (5.12.1861); votò contro il governo Ricasoli (11.12.1861) e appoggiò l’interpellanza della sinistra nella discussione che portò poi alla caduta di tale ministero; ma soprattutto reiterò con fervore la denuncia dell’incombente minaccia del brigantaggio.

Nel 1911, per onorare la memoria del patriota, del professionista, del cittadino eminente, “che, a differenza degli altri deputati”, aveva voluto conservare “la sua residenza stabile a Lucera”, in occasione delle feste cinquantenarie dell’Unità d’Italia, ad iniziativa dell’amministrazione comunale, presieduta dal sindaco Eduardo Di Giovine, sul prospetto del palazzo de Peppo venne murata una lapide con la significativa epigrafe dell’avv. Alfonso de Peppo: ”A Gaetano de Peppo – che dal Parlamento Napoletano – al Nazionale – con fede pari all’alto ingegno – portò il voto entusiastico di Lucera – nel coro della gente italica risorta – i suoi concittadini – nell’anno celebrativo dei fasti – della Patria”. Parole nobili per significare che “mai rispondenza di sentimento era stata più piena e perfetta tra la Patria e il figlio suo, ché Gaetano de Peppo incarnò nella migliore maniera possibile il pensiero della sua Lucera”,7 del suo “Collegio tradito sin dal primo anno dell’italico risorgimento da coloro stessi che chiamammo a rappresentare e garantire i nostri diritti; se si fa eccezione del fu de Peppo, il quale a cagione di salute non potè sempre attendervi, ma che pur ci ottenne nella redimibilità del Tavoliere di Puglia”.8  

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1. La richiesta fu firmata da Gaetano De Peppo, Carlo Fraccacreta, Goffredo Sigismondi, Salvatore Tommasi, Gaetano Del Giudice, Vincenzo Coppola, Gio. Angelo Positano, Filippo De Jorio, Giovanni Aceto, Giuseppe Pica (cfr. Le Assemblee del Risorgimento, Atti della Camera dei Deputati, Napoli, vol. I, Roma 1911).

2. GIROLAMO PRIGNANO, Albo d’onore, dattiloscritto della Biblioteca Comunale di Lucera. Anche RICCARDO DEL GIUDICE(Quaderno lucerino, Ed. C. Catapano, Lucera 1976) annovera G. De Peppo tra gli avvocati difensori (Pasquale Califani, Orazio Lepore, Carlo Prignano, Nicola Gifuni), così ERNESTO PONTIERI(I fatti lucerini del 1848, Studio Ed. Dauno, Foggia 1840), ma Giambattista Gifuni sostiene che fosse Nicola De Peppo.

3. Sempre nel 1860 il Governatore della Capitanata Gaetano Del Giudice chiese la sua collaborazione per una più efficace amministrazione della provincia.

4. Con la moglie Carolina De Crescenzi e i figli Anna e Antonio.

5. Da Il Saraceno, Anno II, n. 11, del 7.5.1911.

6. SALVATORE LUPO, L’unificazione italiana, Ed. Donzelli, Roma 2011, p. 119.

7. Da Il Saraceno cit.

8. Cfr. Discorso pronunciato dall’avv. Alfonso Petrilli al convito tenuto dagli elettori lucerini pel loro deputato Giandomenico Romano, Tip. Ferrante, Napoli 1877, p. 8.

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