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Scivola a valle lo sport lucerino, naufraga anche il basket

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Suona a morto la campana dello sport lucerino. Dati i presupposti era inevitabile. Dopo il calcio, anche il basket abbandona il campo, nel senso che annuncia il ritiro dalla “serie C dilettanti”. La società, guidata magistralmente dal presidente avvocato Davide Colucci, attraverso una operazione particolare, ha ceduto al Catanzaro il titolo per giocare nella C nazionale. L’organo societario non scomparirà, nel senso che si occuperà prevalentemente del vivaio, cioè di quei giovanissimi che intendono privilegiare la pallacanestro rispetto ad altre branche sportive. Colucci, in una dichiarazione alla “Gazzetta,” ha ammesso che i costi erano tali da non poter ancor sostenere la categoria, anche perché la società non ha avuto quel sostegno materiale e morale  che mai si nega in queste circostanze da parte delle istituzioni locali e segnatamente dal Comune. Anzi, ci sono stati momenti di tensione e di polemica a proposito  del palasport, che non è stato possibile utilizzare per le note vicende legate al completamento e alla sicurezza, motivo per il quale le gare sono state giocate altrove. Insomma, il problema dei costi è fondamentale, ma neppure può dirsi che è stato fatto il necessario per alleviare le pene. Anche in questo caso si ignora il concetto di fondo, secondo cui una squadra appartiene alla città e non alla persona del presidente o dei singoli giocatori. Davide Colucci ce l’ha messa davvero tutta, ma alla fine, con grande amarezza, ha dovuto abbassare la guardia. Ricordiamo che il suo l’impegno in questo settore viene da molto lontano, dato che il processore è il papà, quell’avvocato  Franco Colucci (nostro amico) che è stato un pioniere di questo sport a Lucera.
I lettori conoscono la nostra posizione, posto che appena qualche giorno fa l’abbiamo ancora una volta esplicitata a proposito della caduta del Lucera Calcio.  Nella nostra città non ci sono le condizioni obiettive per poter disputare campionati di un certo rango, posto che i sostegni finanziari non sono tali da assicurarne la vita, magari misera, ordinaria. Fino a quando c’è qualcuno che mette mano al proprio portafoglio le cose avanti alla meno peggio, ma sempre avendo dinanzi una prospettiva nebulosa.  E difficilmente si trova gente disposta a farlo. Qualcuno che è sceso in campo rimettendoci di tasca propria ha rischiato di rovinarsi e alcuni si sono trovati in difficoltà anche per la loro attività aziendale.  Bisogna prendere atto che occorre partire e mantenersi sul piano della cura dei vivai, di cui non bisogna vergognarsi, perché essi rappresentano la parte migliore dell’espressione sportiva locale.  Senza dire che i giovani possono trovare in questi luoghi momenti di aggregazione, di sana formazione anche civica.  Davide Colucci lo ha compreso benissimo e, pur con l’amarezza nel cuore, ha ritenuto di non spegnere completamente le luci del basket attraverso la freschezza e l’entusiasmo dei giovanissimi. E di questi tempi non è poco.

a.d.m.

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