XXVIII domenica per annum – B – “…va’ vendi quello che hai…e avrai un tesoro in cielo…”
Il brano evangelico che oggi ascolteremo presenta l’incontro tra Gesù e un giovane, buono e fedele all’osservanza dei comandamenti, che gli chiede come “avere la vita eterna”. Verificata la sua rettitudine, Gesù lo invita: “…lascia tutto…e seguimi!”. Ma il cuore del giovane è pieno dei suoi beni, e così è incapace di “spiccare il volo….” nella sequela del Maestro. La incapacità di lasciarsi prendere il cuore da Gesù e iniziare una nuova vita con Lui, lascia il giovane nello scoraggiamento, si fa “scuro in volto e se ne andò rattristato”. Gesù, poi, fa le sue conclusioni: chi ha il cuore pieno di cose, di averi, del proprio orgoglio e del proprio “io” non è capace di seguirlo.
Secondo me (ci provo, non sono un esegeta, però mi piace pensare così) Gesù non vuole che il giovane faccia parte dei Dodici. Gesù vuole solo donargli una possibilità: vivere una vita in pienezza e gioiosa nel servizio; una vita “saporita”, piena di sapienza; una vita aperta agli altri; una vita dove ogni capacità o talento non è gelosamente trattenuto, ma donato; una vita dove si vive per gli altri!
Quante volte anche noi abbiamo incontrato Gesù nella storia bella o brutta della nostra vita! Quante volte questo incontro lo abbiamo vissuto e lo viviamo, soprattutto nell’eucaristia. Gesù ci ha guardato e ci guarda (come col giovane del Vangelo) e vuole scommettere su di noi. Quanto volte noi, non abbiamo avuto il coraggio di “lanciarci” generosamente nel suo amore. Anche noi, ricchi di troppe cose inutili e poco appaganti non siamo capaci di lasciarci portare dalla bellezza del Vangelo.
Secondo me Gesù vede, legge e entra nel cuore di ognuno di noi, e ci giudica degni di Lui, capaci di seguirlo, e continua a dirci: “lascia tutto per me!….metti me al primo posto nella tua vita!”. Quante volte anche noi abbiamo preferito di essere come le galline che volano basso! Invece noi dovremmo volare alto, come le aquile. Preferiamo la miseria e la tristezza “del nostro piccolo pollaio” più che la bellezza degli spazi infiniti, fatti dall’amore, dal servizio, della presenza accanto a chi è in difficoltà, dall’attenzione e dalla compassione per ogni fratello o sorella che incontriamo.
Don Luigi Tommasone