Viale Francesco Lastaria.
Lungo, largo, rettilineo percorso, diviso in due corsie separate da aiuole spartitraffico alberate. Può considerarsi la continuazione del Viale della Croce (via Caduti di Nassiriya), che attraversa posteriormente la Villa Comunale (via Falcone e Borsellino), e sua prosecuzione è il Viale Dante. A sinistra sorge il nosocomio cittadino, inaugurato il 13 dicembre 1964, eretto in sostituzione del vecchio ospedale d’a Madonne ‘i Grazzije.
Sia il viale che l’ospedale civico sono intitolati a Francesco Lastaria (1860-1948), lucerino, figlio di Giuseppe e Di Giovine Angela Maria, chirurgo e maestro di bisturi, uomo profondamente umano e concittadino esemplare, amato, ammirato e rimpianto da tutti i lucerini.
Terminati gli studi di medicina, partecipò alla prima guerra d’Africa, come ufficiale medico; al ritorno si specializzò a Napoli in chirurgia, sotto la guida del grande clinico Antonio D’Antona. Per le sue doti, per la sua cultura e per la sua straordinaria attività,1 conseguì la libera docenza in medicina operatoria nella Regia Università di Napoli. Fu tra i primi a praticare la sutura del cuore.
Nel 1914, durante la sua attività a Napoli, fu nominato Cavaliere della Corona d’Italia, su proposta dell’on. Salandra, allora Presidente del Consiglio. Nel settembre del 1917 fu esonerato dal servizio militare (era medico militare e comandava, col grado di tenente colonnello, l’Ospedale di S. Maria Capua Vetere) per le vive richieste del popolo e delle autorità lucerine, dato che in Lucera c’era urgente bisogno di un medico chirurgo.
Rientrato definitivamente a Lucera, per molti anni esercitò la sua missione scientifica e umanitaria nell’Ospedale locale. Modello di rettitudine e di coscienza professionale, continuò ad acquistare fama nazionale, anche per i suoi viaggi in Francia (Parigi) ove “si recava per perfezionarsi nell’esercizio di alta chirurgia e dove contrasse amicizia con insigni scienziati, quali il Faure, docente alla Sorbona, il Reclus” e il Flammarion.
A Lucera abitava in Via Pignatelli, in un palazzo con ornati rinascimentali, che era stato dei Pignatelli e divenne dei Lastaria. Umile e altruista (i concittadini lo chiamavano affettuosamente don Ciccio), fu apostolo di bontà e di carità; si distinse per i suoi ideali di purezza, di onestà e di libertà, che alimentarono sempre il suo carattere retto e cosciente. Come pubblicista fu apprezzato per gli articoli che scrisse su riviste specializzate allo scopo di comunicare le sue osservazioni e diffondere le sue ricerche. Animoso e combattivo, strenuo difensore delle patrie memorie, fu prima instancabile e appassionato animatore di una memorabile campagna di stampa contro il decreto del governo fascista di trasferire il Tribunale di Lucera a Foggia e poi (1931) “solitario e fiero” oppositore durante il mandato podestarile dell’avv. Alfonso de Peppo della ventilata idea di trasferire sópe u Cullègge (Piazza Manzoni) il pozzo esistente ammizze Lècce (Piazza Lecce). “Lucerino fino al midollo delle ossa, conservatore ostinato di tradizioni, non poteva tollerare che si manomettesse alcunché della sua diletta terra che difendeva mattone per mattone; per lui era una profanazione, un’offesa recata al passato, un torto usato agli antenati che il pozzo avevano voluto là dove si trovava. E l’arrabbiato Lastaria partì, lancia in resta, in un’appassionata campagna a difesa del pozzo. Non si dette pace con esposti alle superiori autorità e articoli sulla stampa locale, finché non ebbe partita vinta. Il progetto di rimozione fu abbandonato e il pozzo difeso a viso aperto dal Lastaria, novello Farinata, restò dove sorse”2 e dove ancora si trova.
Tra le sue abitudini conservava la salutare, quotidiana passeggiata nel Viale Belvedere o della Croce, nella Villa Comunale, per questo fu proposto di dedicargli un viale della Villa.
Fra gli antenati è menzionato Giuseppe Lastaria, vicario ed economo della Cattedrale dal 1803 al 1809.
L’intitolazione del viale avvenne con delibera n.149 del 15 ottobre 1949
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1. Nel maggio del 1901 inviò all’Accademia medico-chirurgica di Napoli una sua comunicazione scientifica intitolata Della cura chirurgica dell’ascite da cirrosi epatica. Contribuzione clinica, che fu molto apprezzata dalla commissione accademica composta dai professori Gallozzi, Cardarelli, Armanni e Frusci, quest’ultimo nel relazionare disse: “Ma sopra tutto merita encomio pel fatto che il Lastaria in un piccolo centro segue attivamente il progresso scientifico” (cfr. il Foglietto, n. 79 del 1901).
2. ENRICO VENDITTI, Ciacianella, Ed. C. Catapano, Lucera 1969.
A cura di Dionisio Morlacco