Dopo la divisione dell’Impero in 28 province operata da Augusto, fu l’imperatore Adriano a conferire un nuovo assetto amministrativo, dividendo l’Impero in 11 dipartimenti. Successivamente Diocleziano vi apportò qualche modifica, ma poi Costantino il Grande lo riordinò in 4 prefetture: Italia, Gallie, Illiria ed Oriente. Ogni prefettura era divisa in diocesi, vicariati e proconsolati, e queste divisioni in sottodivisioni più piccole.
La prefettura dell’Italia fu divisa in 4 diocesi o vicariati e un proconsolato, il tutto suddiviso ancora in 29 province. Una di queste, detta della Puglia (dal Fortore alla terra d’Otranto) e della Calabria (la punta estrema), ebbe per capitale Lucera. E ciò dimostra che Lucera, nonostante la generale decadenza, era ancora una città rilevante.
Costantino morì a Nicomedia nel 337. Egli, però, prima divise l’impero ai suoi tre figli. Soppressi Costante e Costantino per le macchinazioni di Vetramone e Magnenzio, Costanzo venne in Italia (352) per vendicarli e sconfisse gli usurpatori. Molte città fortificate furono sottomesse, tra cui Lucera, donde fuggirono il vescovo (successore di S. Marco: S. Giovanni II?) e molti abitanti in un luogo dove fondarono Lesina. Costanzo, mentre era in Sirmio (Pannonia), introdusse ancora una riforma amministrativa (357), con la quale tutte le città diventarono municipes. La nuova costituzione conservava la libertà municipale, armonizzata con la politica imperiale e col regime uniforme. “Lucera, come le altre città d’Italia, aveva i magistrati, i decurioni componenti il senato e la libera amministrazione degli affari, ma era dipendente dalle leggi e dal governatore della provincia; il quale tenne in questa Città la sua residenza”.56
A Costanzo successe Giuliano (361), detto l’apostata, perché, pur tollerando i cristiani, preferì ad essi gli “adoratori dei numi”. Dopo tre anni di regno, morì durante la guerra contro i Persi, colpito al petto. A lui, mancando un successore nella stirpe dominatrice, successe il domestico Gioviano (363), che, però, morì di tradimento. “Alquanti giorni da poi, giunto l’esercito a Nicea, i capi conferirono il dominio a Valentiniano” (364), il quale chiamò il fratello Valente e lo nominò Augusto. Valentiniano prese l’Occidente, con l’Italia, l’Illiria, le Gallie, la Spagna, la Gran Bretagna e l’Africa e Valente prese l’Oriente, cioè l’Asia e la Tracia. Ufficiali dell’impero furono dichiarati i prefetti del pretorio, a cui gli imperatori solevano inviare le loro costituzioni da promulgare nelle province. Lucera divenne così sede del prefetto del Pretorio, la cui residenza era nel Praetorium Laverianum. Tra le altre prerogative del buon governo di Valentiniano vanno ascritte la fondazione di scuole e la legge de pascuis (365), che l’imperatore firmò in Lucera, come risulta dalla data: IX Kal. Octobris. Dat. Luceriae. ad Rufinum P. F.P. Italiae, con la quale volle regolare l’erbaggio e i pascoli di Puglia. “Una tale legge poi ben si doveva fare in Lucera perché quivi erano ubertosi campi di Puglia, ove il bestiame passava nell’inverno, e da questa legge è a credersi che le cose relative alla Dogana e Tavoliere di Puglia prendessero origine, giacché l’amministrazione di questa importante parte del reddito pubblico della nostra provincia fu per lunghi anni in Lucera, e da questa Città la Regia Dogana passò in Foggia nel 1468 come si rileva da Marcantonio Coda e Nicola Gaetano Ageta ed altri”.57 “Valentiniano governò con ottime leggi e savii provvedimenti le prefetture d’Occidente, cioè proibì esporre bambini; stipendiò i medici che si prestassero gratuitamente ai poveri; agli avvocati vietò di ricevere emolumento, contenti di difendere l’innocenza; stabilì i difensori della città, che potevano recare rimostranze ai magistrati civili ed anche al trono; nella metropoli di ciascuna provincia istituì scuole per la retorica e grammatica latina e greca, e per ciò istituì anche queste scuole in Lucera, metropoli di Apulia.
L’Imperatore spiegò con zelo la sua protezione verso la Chiesa al par del Magno Costantino: per lo decoro e vantaggio degli ecclesiastici promulgò una legge, ed umile al sommo Pontefice S. Damaso diresse un editto. Allora la idolatria, che risorta per obbedienza a Giuliano apostata, ricadde per sempre; e richiusi i delubri, cessate le vittime, i filosofi deposero il pallio e tacquero”.58 Valentiniano dichiarò Augusto il figlio Graziano e, alla morte di questi, divenne Augusto il fratello Valentiniano II. In Oriente intanto, quando Valente venne bruciato vivo dai barbari (378), Graziano creò Teodosio il Grande Imperatore d’Oriente. Questi seppe tenere lontano dai confini i barbari. Morì nel 395, lasciando ai figli Onorio l’Occidente e Arcadio l’Oriente. Essi, però, non riuscirono più a fermare i barbari, che invasero i loro regni. Così in Italia si avvicendarono i Visigoti, gli Unni, i Vandali, gli Eruli, gli Ostrogoti.
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56. B. COLASANTO, op. cit., p. 88-89.
57. G. d’AMELY, op. cit. pp. 129-130.
58. B. COLASANTO, op. cit., pp. 91-92.