ECCELLENZE LUCERINE
a cura di Dionisio Morlacco
Mario COCCIA
Nasce a Lucera il 9 settembre 1969 dai coniugi Ciro e Seymour Giuseppina, in una modesta abitazione di Piazza del Carmine (ora Piazzetta Giuseppe Ar) al piano terra del palazzo Prignano. Acquisita la sua prima formazione nelle scuole cittadine, e conseguito il diploma all’Istituto Tecnico Economico e Tecnologico lucerino “V. Emanuele III”, va a laurearsi (1995) con 110 e lode in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Bari, dove, pieno di ambizione e di dignità, comincia ad arricchire il suo bagaglio accademico con corsi di management al Politecnico di Bari e con una impegnativa tesi teorica e sperimentale sul ‘trasferimento tecnologico’, sotto la guida dei luminari della scienza professori Giovanni Girone, esperto in statistica, e Gianfranco Dioguardi, punto di riferimento nell’economia e nell’organizzazione industriale. Guidato da una mente brillante, instancabile e curiosa, e da una solida base formativa, il giovane Coccia, con determinazione, decide di varcare i limitati confini locali e di costruirsi un percorso che lo porta ai vertici della ricerca scientifica internazionale. Si reca, perciò, a Torino, dove, presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), intraprende la sua attività di ricerca che gli procura, come sua prima significativa affermazione, il ruolo di Dirigente di Ricerca, oltre che di responsabile di progetti internazionali innovativi che abbracciano scienze sociali, economia applicata e della tecnologia, con una visione sempre interdisciplinare e sistemica.
Nel corso di questa sua significativa funzione nel campo della scienza incarna il modello del ricercatore globale collaborando con prestigiose istituzioni accademiche di eccellenza europee e statunitensi: infatti, sin dal 2005 svolge attività di ricerca presso il Max Planck Institute of Economics in Germania, la Yale University in Connecticut, la RAND Corporation di Washington D. C., il Georgia Institute of Technology di Atlanta, la United Nations University-MERIT (Maastricht in Olanda), l’Università del Maryland a College Park, il Bureau d’Èconomie Théorique et Appliquée di Strasburgo, la Munk School of Global Affairs dell’Università di Toronto, e l’Institute for Science and Technology Studies dell’Università di Bielefeld in Germania. Inoltre, nel 2024 e tra il 2010 e 2020, come Visiting Scholar è invitato in molte occasioni presso l’Arizona State University (USA)-School of Public Affairs e School of Complex Adaptive Systems, collaborando con i Proff. Barry Bozeman e Michael Barton, dove amplia la sua rete internazionale di rapporti.
Il tratto distintivo della sua ricerca scientifica si identifica con il suo approccio rigoroso e multifocale. Attraverso modelli teorici, analisi statistiche complesse, studi di osservazione e di sperimentazione, esplora in modo interdisciplinare le dinamiche evolutive della scienza e della tecnologia, anticipa la nascita di nuovi settori di ricerca, mappa le traiettorie emergenti dell’innovazione e analizza i processi di coevoluzione tra tecnologie e società, concentrandosi innanzitutto sulla misurazione del progresso scientifico e tecnologico, valutato nel tempo e nello spazio, con un occhio critico e propositivo verso il futuro. E il riconoscimento per questa carriera intensa e impattante non si fa attendere: nel 2024, infatti, viene inserito dalla Stanford University nella classifica del top 2% degli scienziati più influenti al mondo ed è un risultato che rafforza la sua posizione tra i leader della ricerca sociale globale: quarto al mondo nello studio dell’innovazione tecnologica, quarto nella ricerca sul COVID-19 e tra i migliori in Italia nel settore delle scienze Sociali e Umanistiche (ottavo nel 2022, undicesimo nel 2023), posizioni che esprimono chiaramente la forza del suo pensiero: nel 2025, infatti, i suoi lavori scientifici raggiungono circa trentamila citazioni, con un H-index superiore a 120, una delle metriche di performance scientifiche più elevate nel panorama accademico internazionale. La sua produzione scientifica abbraccia più di 400 articoli pubblicati su riviste internazionali peer-reviewed e oltre 100 presentazioni in conferenze e congressi scientifici mondiali, prolificità di una mente capace di spaziare tra i campi del sapere, senza mai perdere di profondità.
Tutto dedito alla ricerca, Coccia riveste non pochi ruoli di responsabilità in una vasta gamma di pubblicazioni accademiche, facendo parte di comitati editoriali di riviste prestigiose: Technology in Society
(Elsevier), Discover Sustainability e SN Business & Economics (Springer Nature), Digital Health (SAGE), Atmosphere, Sensors, Technologies (MDPI), The Scienze of Total Environment e di molte altre legate ai temi della salute pubblica, ingegneria ambientale, felicità e progresso materiale. Ed è un coinvolgimento editoriale che lo fa attento custode della qualità scientifica internazionale, spesso chiamato, o invitato, a partecipare a seminari, commissioni, corsi, gruppi di lavoro, ecc.
Membro attivo dell’International Society for Development and Sustainability (ISDS) in Giappone promuove una visione integrata e sistemica dello sviluppo sostenibile con tecnologia, società ed ambiente, fondata sull’evidenza empirica e la teoria economica applicata. Nel 2017 ottiene l’abilitazione a professore ordinario nel settore Economia Applicata (13/A4), titolo valido fino al 2028, confermando il suo riconoscimento accademico in ambito nazionale. Né mancano i suoi contributi di altissimo rilievo alla comunità scientifica internazionale, coi quali si distingue per approcci innovativi e multidisciplinari in ambiti che spaziano dalla politica della ricerca alla salute pubblica, dall’economia dell’innovazione alla gestione delle tecnologie. Le sue scoperte, fondate su un’analisi empirica rigorosa, influenzano il dibattito globale su temi strategici per il progresso umano, distinguendosi per l’originalità dei suoi approcci teorici e per la rilevanza globale, appunto, delle sue scoperte in ambito sociale, tecnologico ed economico, difatti le sue ricerche schiudono nuovi orizzonti interpretativi, influenzando il dibattito accademico su scala mondiale. Nel 2020 è tra i primi studiosi ad individuare una possibile correlazione tra l’inquinamento urbano e la diffusione accelerata della malattia infettiva COVID-19, che ha innescato una crisi pandemica globale: il suo lavoro pionieristico, pubblicato su Science of the Total Environment, promuove strategie di prevenzione utili per le successive analisi epidemiologiche e si rivelano fondamentali per lo studio delle dinamiche ambientali nelle pandemie. Nel 2019 introduce la “teoria del parassitismo tecnologico”, proponendo un modello evolutivo basato sull’interazione non competitiva ma simbiotica tra tecnologie master e sottosistemi parassiti. Contrapponendosi alle visioni tradizionali di sostituzione tra tecnologie, dimostra che l’accelerazione tecnologica avviene più frequentemente dove le tecnologie dominanti sono affiancate da un ecosistema ricco di componenti interdipendenti. E con questa teoria – sviluppata anche col supporto del Prof. James Utterback del MIT di Boston – ridefinisce i meccanismi della evoluzione tecnologica.
Nel 2017, messo in discussione l’ipotesi psicologica che collega il clima caldo con l’aumento della violenza, propone un modello basato sull’impatto della disuguaglianza di reddito. Secondo lui, infatti, le disparità economiche sarebbero il motore principale dietro l’insorgere di comportamenti aggressivi, ed è una prospettiva questa che si integra con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile. Nel 2016 in Olanda, insieme con Lili Wang dell’UNU-MERIT, dimostra la tendenza alla convergenza tra i modelli di collaborazione scientifica in campi applicativi e di base. Pubblicato suPNAS, il suo risultato evidenzia il progressivo superamento delle barriere disciplinari nella ricerca internazionale, contribuendo a una nuova comprensione dell’evoluzione dei sistemi scientifici.
Nel campo della sanità pubblica, tra il 2013 e il 2019 evidenzia una correlazione significativa tra lo stile di vita nei paesi ricchi e l’aumento dell’incidenza del cancro al seno. In collaborazione con Anees Chagpar della Yale School of Medicine dimostra che l’uso diffuso di contraccettivi orali e terapie ormonali sostitutive nelle nazioni ad alto reddito può rappresentare un fattore critico di rischio, al di là delle variabili geografiche e tecnologiche. Studi che hanno avuto un impatto diretto sul modo in cui si interpreta l’epidemiologia del cancro e le politiche di prevenzione.
Nel 2010 affronta la relazione tra democrazia e innovazione tecnologica, confermando che i sistemi democratici, grazie alla libertà partecipativa e istituzionale, favoriscono maggiormente l’emergere di innovazioni. Una teoria che dichiara che la democratizzazione non è solo espressione di benessere sociale, ma un volano per il cambiamento economico e tecnologico. Nello stesso anno sviluppa in modo significativo il principio delle onde lunghe economiche, dimostrando la loro natura asimmetrica: le fasi di crescita durano più delle fasi di contrazione, e con tale osservazione mentre fornisce strumenti interpretativi più realistici ai cicli economici, apre nuove strade per la pianificazione macroeconomica.
Nel 2009 Coccia identifica il tasso ottimale di investimento in Ricerca e Sviluppo (R&S) nei paesi industrializzati tra il 2,3% e il 2,6% del PIL, evidenziando un punto di massimo rendimento per la produttività nazionale. In tal modo offre una guida concreta per le politiche economiche volte a promuovere innovazione sostenibile e competitività internazionale; tra il 2000 e il 2005, sviluppa un modello innovativo per la valutazione aggregata delle prestazioni nei laboratori pubblici di ricerca, superando gli approcci frammentari basati su singoli indicatori, ed è uno strumento analitico che oggi è adottato internazionalmente per misurare l’efficacia organizzativa e scientifica degli enti di ricerca, contribuendo a migliorare la gestione strategica della scienza pubblica.
Con l’insieme dei suoi studi, ridefinendo paradigmi consolidati e fornendo strumenti applicabili alla governance scientifica, alla sanità pubblica e all’economia globale, Mario Coccia si conferma tra le figure più influenti e visionarie della ricerca contemporanea in Italia e a livello internazionale.
Oltre ai contributi scientifici menzionati resta la storia di un uomo che ha saputo coniugare le sue radici lucerine con una visione universale: indagare, comprendere e guidare il cambiamento sociale attraverso la scienza e la tecnologia. E non è solo uno scienziato: è il simbolo di un’Italia che pensa, ricerca e innova, portando nel mondo il contributo prezioso della propria cultura e del proprio ingegno. Se la ricerca è un viaggio verso l’ignoto, Coccia ne è uno dei navigatori più brillanti e tenaci del nostro tempo. Ed è questo il significato dei premi e riconoscimenti a lui conferiti, tra i quali Premio Internazionale ‘Daunia’ della Provincia di Foggia (2003), Riconoscimento del Presidente del CNR per meriti scientifici (2004), Sigillo d’Argento dell’Università degli Studi di Foggia (2007), Premio dei ricercatori CNR (2009), Riconoscimento dell’Amministrazione Comunale di Lucera (2019), città natia a lui sempre molto cara, dove con grande piacere ritorna ogni tanto, accolto dalla simpatia e dall’affetto degli amici e dei concittadini.



















