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Guerrera: “Un consorzio per le aree archeologiche”

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Dibattito sui luoghi della battaglia tra Annibale e i romani, l’ipotesi Fortore

 

 

 

CARLANTINO – “E’ sicuramente un’ipotesi suggestiva ma il mondo scientifico ha bisogno di risposte certe che oggi, purtroppo, ancora non abbiamo. Anzi, se continuiamo a parlare di Annibale in questo modo, lo stesso mondo scientifico non ci starà più a sentire”. Con queste parole, il sindaco di Carlantino, Vito Guerrera, ha consigliato prudenza ad archeologici ed esperti giunti a Celenza Valfortore per il convegno sul libro “Annibale al Fortore. Ricerche storico-archeologiche nel Comune di Carlantino” scritto da Francesco Paolo Maulucci della Sovrintendenza archeologica di Foggia. Dunque è lo stesso sindaco di Carlantino a raccomandare cautela a chi sostiene con forza che la battaglia di Canne non si svolse presso Canosa ma vicino al centro carlantinese. L’incontro si è svolto nel Relais San Pietro ed è stato organizzato dall’associazione culturale “Icaro”, presieduta da Giancarlo Roma e dalla fondazione “Sircom”. Al dibattito sono intervenuti, oltre ad archeologi e professori giunti anche dall’Università della Calabria, Lello Cicchetti, ex-presidente della Comunità Montana dei Monti Dauni Settentrionali (oggi chiusa da una recente legge regionale) e Pasquale Iamele, presidente della fondazione “Sircom”. L’intero dibattito si è concentrato sugli studi e sulle fonti che dimostrerebbero che la battaglia di Canne, combattuta tra i romani ed i Cartaginesi comandati da Annibale, si svolse lungo il fiume Fortore e non sulle rive del fiume Ofanto, così come si è sempre sostenuto. Lo scontro, avvenuto nel 216 a.C., vide la sconfitta dei romani con più di 50mila soldati morti in battaglia. “Se, effettuando studi da realizzare con precise tecniche ed una accurata metodologia, dovessimo ricavare prove certe allora si parlerà non più solo di un’ipotesi ma saremo presi in seria considerazione da chi ha competenze per farlo – ha proseguito Guerrera – Se non riusciremo in tutto ciò abbiamo comunque un’enorme ricchezza archeologica da valorizzare sia per dare un contributo alla storia sia per dare un nuovo ed importate impulso allo sviluppo di questo territorio”. Il primo cittadino fa riferimento alle migliaia di reperti archeologici ritrovati nell’agro del comune di Carlantino ed oggi raccolti nel deposito archeologico del piccolo comune dauno. Sul Monte San Giovanni sono stati rinvenuti un casale medioevale risalente al settecento, in epoca longobarda, ed una chiesa all’interno della quale sono state trovate numerose sepolture. In località Santo Venditti, invece, è stato scoperto un monastero benedettino. Il pavimento all’interno del monastero è di straordinaria bellezza e di notevole importanza storica perché composto da mosaici che, a loro volta, raffigurano diverse forme geometriche. Altri scavi sono in corso nella cripta sottostante l’altare maggiore dove i ricercatori hanno già rinvenuto alcuni affreschi dell’ottavo secolo. Per effettuare tali scavi, Guerrera ha chiesto nuove disponibilità finanziarie oltre a quelle già ottenute grazie al Pit. 10 pari a circa 300mila euro. La proposta giunta dal sindaco di Carlantino è quella di creare un consorzio fra enti locali, Università e Sovrintendenza Archelogica della Puglia perché “quando un territorio fa sistema e si presenta compatto vince sempre le proprie battaglie. In questo caso – ha concluso Guerrera – vincere la battaglia significa realizzare uno sviluppo di quest’area geografica da un punto di vista storico”.  

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