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Lucera: città di simboli e di acque

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La mostra che apre i battenti questo pomeriggio costituisce, da sola, un'occasione irripetibile per riscoprire una parte del passato della nostra città, rimasto avvolto per tantissimo tempo in un velo di mistero.
Infatti, l'iniziativa avviata dalla Reale Confraternita Santa Croce Santissima Trinità di Maria Addolorata di Lucera, ha lo scopo di far emergere un aspetto rimasto nell'ombra e che riguarda i simboli e le acque della cittadina federiciana.
I cantoni, le piazze, le vie di Lucera che chiedevano forse qualcos'altro, magari solo che si riconoscesse il significato storico-artistico e se ne apprezzasse il valore, che si ricostruisse l'unitarietà di un vasto patrimonio di immagini diffuse in tutto l'abitato. L'esposizione, che rimarrà aperta nella Cappella dell'Addolorata nella la chiesa di San Francesco, fino al 16 gennaio 2005, cerca appunto di dare un volto a questa 'città di simboli', tentandone anche una interpretazione. E lo fa innanzitutto avanzando un percorso storico, al fine di collocare le singole immagini nel proprio, possibile contesto temporale. In tal modo viene fuori un fenomeno destinato a durare nel tempo, e che dall'antichità arriva fino all'epoca moderna. Un'oblunga narrazione che si sofferma, principalmente, su due capitoli, quello pagano e l'altro cristiano. Due filoni che parlano la stessa lingua, e riferiscono di un senso profondo ed atavico del sacro: Confrontati fra loro, questi due capitoli riferiscono di un passaggio importante nella consapevolezza e nell'esperienza del rapporto tra l'individuo e la propria religiosità. Gran parte delle immagini rilevate, infatti, si riferiscono a un duplice bisogno di protezione rispetto ad un destino spesso infausto e di invocazione di un più felice corso degli eventi. La dimensione sacrale, prima e la religione poi, hanno dato una risposta a questa intima esigenza umana. Le manifestazioni di questa aspirazione, un tempo, erano molto diffuse e, ancor oggi, testimonianze sparse se ne trovano in diverse città d'Italia. La mostra evidenzia alcune di queste tracce e indica preziose assonanze fra Lucera e Paestum, Foggia, Cerignola e Firenze. A differenza delle altre, Lucera però conserva non solo gli indizi, bensì, il tessuto di un fenomeno che si presenta in tutta la sua rilevanza sociale e culturale: Come del resto hanno più volte sostenuto eminenti studiosi che si sono imbattuti in questo genere di cose. In particolare a Lucera resta la documentazione di una penetrante presenza dell'Ordine dei Francescani. Una tradizione, questa, portata avanti sia da religiosi che da laici, in special modo dalla Reale arciconfraternita della Santa Croce, Santissima Trinità e Maria Addolorata. Invece, una seconda sezione della mostra riguarda la 'città delle acque', raccogliendo vestigia visive quanto scritte sulla ricchezza di questa risorsa, sulla pluralità delle fonti, sulla diversificazione delle modalità di erogazione e d'uso, sulla sagacia delle tecniche di raccolta di questo bene prezioso.
Siamo dunque di fronte a una testimonianza di grandissimo rilievo, e le 120 illustrazioni cercano di presentare e di avvalorare un'ipotesi interpretativa, e comunque, tentano di documentare sistematicamente un fenomeno ampio e significativo.
Va segnalato lo scrupoloso lavoro di Andrea Amato, cerignolano di nascita ma residente a Lucera: laureatosi presso l'Università degli studi di Bari con una tesi su 'L'architettura religiosa a Foggia tra il Seicento e il Settecento', Amato fra l'altro è anche autore di alcune pubblicazioni. La sua tesi di laurea è stata segnalata anche in due occasioni sul sito del 'Corriere della Sera' oltre ad trovare pubblicazione sul sito 'Tesionline.it'.
Qualche cenno sulla storia della Confraternita, promotrice dell'iniziativa. La Reale Arciconfraternita Santa Croce, Santissima Trinità e Maria Addolorata è stata fra le prime fraternità medievali a Lucera, i cui esordi risalgono al 1379, frutto di una fioritura spirituale seguita alla vittoria sui Saraceni nel XIV secolo. Difatti, agli inizi del 1400 la sua esistenza è attestata da un cabreo che si conserva nell'archivio della Confraternita, e da diverse schede notarili autentiche. In seguito alla Bolla Quaecumque di Papa Clemente VIII, nel 161O il sodalizio venne aggregato alla Venerabile arciconfraternita dei Pellegrini e dei Convalescenti della città di Roma. A seguito di tale unione, prese il nome di Pia Congrega della Santa Croce e SS Trinità. Nel Seicento e Settecento, soprattutto durante la guida spirituale di Padre Maestro Francesco Antonio Fasani, la Confraternita svolse un ruolo decisivo nella pratica di quei principi che il Santo lucerino andava predicando con la parola e ne testimoniava con le azioni, rivolgendo la propria attenzione a coloro che versavano nel disagio. Fu durante la ricostruzione della chiesa, seguita al terremoto del 1731, che il sodalizio curò a proprie spese la costruzione dell'Altare del Crocefisso, che ancora oggi porta la firma e l'emblema della Santa Croce. Soltanto nel 1771 la Confraternita ricevette l'assenso regio, vale a dire il decreto reale di approvazione dello Statuto che le conferiva la personalità giuridica, necessaria per il compimento di atti giuridici.
Infine nel 1821 venne canonicamente costituita in Confraternita, sotto il titolo di Maria Vergine Addolorata, sotto la protezione dei Servi di Maria Vergine. In forza di questa ulteriore unione, in vista di tutte le singole prerogative, diritti, onori e preminenze solite e consuete già acquisite, e nel 1824 ottenne il Regio assenso ad Arciconfraternita.
Nella sua fisionomia sociale la Confraternita è varia, ed in genere è aperta a tutti i ceti, ma è composta in prevalenza da illetterati. 
Gianfranco Sammartino d'intesa con www.sportenews.it

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