Nacque a Lucera il 13 luglio 1843 da Nicola Maria Bozzini e Gaetana Colasanto, genitori di modeste origini. Dotato di ottime qualità e di un intelletto vivace, dopo aver completato nel rinomato Liceo “Broggia” gli studi già iniziati nel seminario, si iscrisse a Napoli nella facoltà di Medicina e chirurgia, conseguendo la laurea nel 1867 (9 settembre), aggiungendovi l’anno dopo (25 gennaio) quella in Scienze Naturali. Durante questi studi universitari gli furono assegnate due medaglie d’argento di 1a Classe nei concorsi a premi degli anni 1863-64 e 1867-69; nel 1869 ugualmente per concorso ottenne la borsa di perfezionamento agli studi nelle Cliniche di Parigi, “dove dimorò dal 1869 all’inizio della guerra Franco-prussiana, riportandone un lusinghiero attestato di assistenza dal professor Maisonneuve”.1
Nel suo soggiorno napoletano contrasse profonda amicizia col condiscepolo Leonardo Bianchi,2 da cui fu “molto stimato e apprezzato, e se l’amore del loco natio, del vecchio padre e dei germani non lo avesse richiamato in patria, egli senza dubbio avrebbe preso un posto eminente a fianco del suo condiscepolo, divenuto a sua volta illustre”.3
Tornato a Lucera, intraprese la sua brillante professione di valoroso chirurgo, di medico igienista e di scienziato, affermandosi anche a livello provinciale “come uomo dotto e di alto ingegno”. Per nove anni fu medico condotto e durante questo tempo pubblicò in due monografie – che furono ritenute da diversi giornali scientifici un modello di statistiche sanitarie – il Movimento della popolazione negli anni 1874 e ’75. Nel 1884 ottenne per concorso il posto di medico-chirurgo nel Convitto Nazionale e nel 1894 fu nominato chirurgo nell’Ospedale Civile.4
“Affabile, cortese con tutti, specie con i poveri, ai quali con nobile disinteresse ed abnegazione prestava la sua opera. Aveva sulle sue labbra come stereotipato un dolce sorriso, che costituiva per i degenti un grande conforto e sollievo”.5 E con questo carattere si guadagnò la generale stima e il rispetto dei concittadini.
Oltre che all’esercizio professionale, si dedicò anche, come professore titolare con nomina governativa, all’insegnamento della Storia Naturale prima nelle Scuole tecniche e poi nel Liceo “Broggia”, ove svolse il suo magistero con tale carisma da essere adorato dai suoi discepoli: “E ricordo quei giorni avventurosi in cui tu c’infondevi, con entusiasmo indescrivibile, l’amore a quelle discipline che con passione di artista e con entusiasmo di scienziato avevi coltivate”.6 Come perito in Corte d‘Assise, “con meravigliosa eloquenza e con mirabile convinzione” esponeva il suo assunto nei processi penali in maniera tale che esso acquistava carattere di verità. “Scultorio, incisivo e soprattutto eloquente” nell’esposizione della sua tesi primeggiava nei lunghi ed aspri dibattimenti e nei duelli oratori con altri illustri cultori di scienza medica, quali Tommaso De Sabato e Pasquale La Porta, ed erano duelli meravigliosi “cui si assisteva con grande piacere, sempre plaudendo all’ingegno di primordine dei duellanti. E Generoso Bozzini nel contradditorio anziché smarrirsi trovava sempre nuovi argomenti a favore della sua tesi”.7 Al riguardo va ricordato il lavoro scientifico svolto da lui alle Assise sul quesito medico-legale: “Può un trauma violento inferto all’addome produrre emorragia cerebrale?”.
Amò moltissimo la sua città, spesso prendendo parte attiva alle sue sorti, anche col suo impegno di consigliere comunale e di componente della Commissione di vigilanza sulla biblioteca comunale. Alla religione del dolore seppe educare i suoi due figli Umberto ed Ugo.
Con merito conseguì diversi riconoscimenti: in occasione del 5° Centenario di Galileo Galilei gli fu assegnata la Medaglia d’argento coniata per quella solenne occasione nel concorso bandito su tema di Chimica organica; nel 1879 per i suoi servizi pubblici fu insignito di una Medaglia d’argento come benemerito vaccinatore e nel 1888 di una Medaglia di bronzo per l’assistenza prestata ai colerosi; il 3 agosto 1884 per merito fu insignito dal Governo della Croce di Cavaliere della Corona d’Italia.
Si spense il 17 marzo 1897 ad appena cinquantaquattro anni a seguito di un’operazione eseguita a Napoli dal grande prof. D’Antona. La sua morte fu un lutto cittadino. La salma fu portata a spalla dai suoi discepoli dalla stazione alla chiesa fra due ali di folla piangente.
Oltre a varie monografie (Emoglobinuria, 1892, “la monografia più completa nel suo genere”; La scienza e la vita, Napoli 1895, “dottissima conferenza in cui con ammirabile sintesi discusse le questioni più importanti che si agitavano dai naturalisti”), e a commemorazioni funebri (l’una per il Medico Giuseppe De Muro, Napoli 1879, e l’altra Dinanzi alla bara di Gian Tommaso Di Sabato, Lucera 1892), scrisse diverse opere scientifiche: Epilessia e delitto (Napoli 1894), che il professor Bianchi considerò “lodevolissimo lavoro psichiatrico”; I neoplasmi cerebrali e la loro diagnosi (Napoli 1873), opera premiata con Medaglia d’argento alla facoltà di Medicina di Napoli; Contagio morale. Il suicidio e la stampa (1894); Aeroliti, le pietre che cadono dal cielo (1894), Uxoricidio. Eclampsia puerperale da causa traumatica (1894), ecc.
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1. Cfr. Parole per Generoso Bozzini, opuscolo funebre della Biblioteca Comunale “ruggero Bonghi” di Lucera.
2. Di San Bartolomeo in Galdo. Fu psichiatra, professore alle Univerità di Napoli e di Palermo, Ministro della pubblica istruzione e senatore dal 1919.
3. GIrOLAMO PrIGNANO, ricordi nostalgici, ms. della Biblioteca Comunale “r. Bonghi” di Lucera.
4. L’armadio chirurgico di Generoso fu donato (1909) all’Ospedale de Nicastri dai figli Umberto ed Ugo Bozzini e dalla vedova Costanza de Peppo.
5. G. PrIGNANO, ricordi nostalgici cit.
6. Parole di Enrico De Peppo, cfr. Parole per Generoso Bozzini, opuscolo funebre cit.
7. G. PrIGNANO, ricordi nostalgici cit.