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L'angolo della poesia di Dionisio Morlacco | L’uomo che impazzì

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L’uomo che impazzì    

L’uomo che impazzì alla morte
della figlia, per sciagura,
infila i giorni dell’estate
sul gradino della casa vuota.  

E’ già distrutto il suo corpo
che si guasta nel silenzio:
scarne le spalle, il volto stanco,
il capo vinto dal grigiore,
acerbo e folto alle tempie,      
in un’attesa vana, senza fine,
ché dalla morte non si ritorna.    

E più non piange, ma scuote    
il ciglio lo svago nella strada  
dei ragazzi, e stringe al petto     
la frusta giacca tremando            
a un mormorio senza senso.   

Poi la sera, che mite discende     
alla pietà del sonno lo consegna.

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