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Al Natale che non c'è. Di Maria Colagrossi

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Il mio lavoro mi ha insegnato molte cose.
Ma gli insegnamenti più grandi li ho ricevuti dalle persone che ho incontrato.
Due uomini mi sono rimasti particolarmente inpressi.
Uno che mi chiedeva di apparecchiare sempre per due al banco malgrado io non vedessi mai la seconda persona al suo fianco e l' altra che quando ha saputo che compivo gli anni il 30 Novembre gli sono venuti gli occhi lucidi.

Non riusci' mai a chiedergli i perche' e non ci fu' mai bisogno.
Uno mi raccontò da sé che malgrado avesse perso la moglie da anni, aveva l' abitudine al bar di farsi apparecchiare a doppio perché la sua defunta moglie  era sempre la sua compagnia e la sua spalla non solo nei momenti di svago, quale puo' essere quello del caffè ma più in generale nella vita;
e l' altro perché mi ha rivelato che il 30 Novembre di alcuni anni prima ricorreva
l' anniversario della morte della sua amata moglie.

E niente io ho cambiato luogo di lavoro, ma ho portato le loro storie con me ogni giorno.
E le ho fatte mie.
Perché conosco quanto può essere logorante il dolore di un' assenza.
E ho cercato di trarne forza.
Di trarne bello, scrivendo due righe.

Questa poesia è per loro.
Per Tonino e Gaetano.
E per tutti i Tonino e Gaetano che ci sono nel mondo che stanno soffrendo, in questo periodo più che mai, la lontananza di una o più persone a loro care.

Nella speranza di darvi un po' di conforto.
Abbraccio e auguro a tutti, vivi e non, per quanto possibile, un sereno e soprattutto santo Natale.

AL NATALE CHE NON C'E'

Ciao amore mio,
Com'è il Natale dalle tue parti?
Non è freddo come qui vero?
No perché sai, da quando non ci sei più tu, ogni Natale mi sembra più gelido.
Ma anche la Pasqua, il Carnevale, il Capodanno.
Tu come te lo spieghi amore mio?
Perché io ho provato a farlo tante volte e non ci sono riuscito.
Non sarà che tu da lassù hai una vista migliore?
Non sarà che forse oggi guardi più profondamente il mondo che sta qui giù?
Che te ne pare da lì?
Dall' alto la vista è davvero più bella?
Perché amore mio, io c' ho dubbi.
Pure su questo ormai.
Ho tanti dubbi da quando non ci sei più.
Mi chiedo ma Dio esiste veramente?
No perché mi sembra che a furia di prendersi angeli sia rimasto abbagliato dalla vostra luce e non veda più così bene.
Perché ci toglie così tanto amore mio?
Forse lo fa' per insegnarmi cosa serve nella vita e cosa no?
Forse lo fa' per dirmi che devo apprezzare di più ciò che ho fin quando c'è l' ho?
Ma diglielo amore mio, che io ti ho sempre amato, anche quando ero qui.
Ti ho sempre apprezzato e non ho smesso di farlo.
Cosa posso fare per riportarti giù?
Non è che gli scienziati possono inventare una via diretta per comunicare con lui?
Perché io mi sono stancato sai, di voltarti e sapere ogni volta che non ci sei, di sentirmi solo in mezzo ad un mare di gente, di apparecchiare per due anche se sono rimasto solo, di cercare il tuo sguardo in un bar che mi sembra sempre troppo vuoto.
Di ingoiare bocconi a fatica, di bere un caffè eternamente amaro, di cercarti nei simboli, nelle nuvole, tra gli arcobaleni, nei paesaggi più grandi e tra i binari della stazione.
Perché sai, io non voglio fare più l' albero di Natale senza di te, perché è spoglio.
È sempre più spoglio.
E a me poi lo sai mi cadono le lucine, e pure la pazienza.
Perché sai, io sono stanco di mettermi a letto e abbracciare un cuscino che sa' soltanto di lacrime.
Allora dimmi amore mio, si può trovare un compromesso, io tu e Dio?
Posso diventare un suo fedele discepolo, diventare prete, ascoltare tutte le messe e recitare i rosari a menadito pur di riaverti qui, vicino a me.
Perché sono convinto che il tuo posto era ancora questo, altrimenti tutto questo vuoto come te lo spieghi?
E se non si può amore mio, non me lo dire mai.
Preferisco vivere nella speranza di poterti riabbracciare piuttosto che nella consapevolezza di non poterlo fare mai più.
Perché, sai cosa mi ha insegnato tanto dolore?
Che il dolore và vissuto, và attraversato da soli e nessuno può aiutarci.

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