Nota e Poesia sul Primo Maggio di Pasquale Zolla
La Festa del Lavoro.
Il primo maggio è la giornata che celebra le lotte che, durante i secoli, i lavoratori hanno combattuto per poter veder riconosciuti i propri diritti. E lo stesso vale per il diritto all'istruzione perché i bambini che vivevano in famiglie non ricche, invece di studiare, andavano a lavorare appena possibile.
La celebrazione del primo maggio nacque in Francia il 20 luglio 1889, quando alcuni partiti proclamarono una grande manifestazione per ridurre la giornata lavorativa a otto ore. Ancora prima, nel 1855 in Australia, era stato coniato il motto “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire”, uno slogan condiviso dai movimenti dei lavoratori di tutto il mondo che fu la scintilla per le rivendicazioni sindacali e la ricerca di un giorno, il primo maggio, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per affermare i propri diritti.
Il primo maggio è il giorno stabilito in tutti i Paesi per non dimenticare quelle persone che hanno lottato per ottenere condizioni di lavoro e di vita umane per tutti e per difendere il proprio diritto al lavoro.
‘A fatike éje degnetà
U Prime Magge ‘a jurnate d’a Degnetà
éje è ciaskèvune de nuje have
u dritte d’a festjà k’i mane k’addòrene
de lavure, de fatike, ma pure de
suddesfazjune è de gajèzze. Sènza
lavure ne nge stanne dritte, paretà,
cevertà, respunzabeletà, respitte,
resestènze, tutéle. Sènza lavure,
ne nge stace u òme. U lavure retraje
u jènere umane, u mbettive, u ndellitte,
u sapè fà d’ògnè fèmmene è d’ògnè òme.
Kuanne ne nze lavóre è se vularrìje
è duvarrìje lavurà, se ndrestisce
pure ‘a fèste. Luà ‘na perzòne d’u lavure
segnifeke u luà pure d‘a prjèzze d’a fèste.
Tròppe lavurature hanne pèrze
dinda sti anne defficele u lóre
Prime Magge. È óre k’arretòrnene
a fà fèste pekkè nen v’éje p’u òme
pane chjù saprite de kuille ka isse
se prukuréje k’u pròbete lavure
fiseke è ndellettuàle. Nè v’éje béne
ka ne mbòzza èsse akkattate ke
lavure, nè suddesfazjune ka nen
pòzza èsse date d’ò lavure. Kambà
putime nd’u munne ‘na vite assaje
bèlle si sapime lavurà è amà:
lavurà pe kuille kè amame
è amà kuille pekkuje lavurame.
Il lavoro è dignità
Il Primo Maggio la giornata della Dignità
è e ciascuno di noi ha
il diritto di festeggiarla con le mani che profumano
di lavoro, di fatica, ma anche di
soddisfazione e di gioia. Senza
lavoro non esistono diritti, uguaglianza,
civiltà, responsabilità, rispetto,
resistenza, tutela. Senza lavoro,
non esiste l’uomo. Il lavoro rappresenta
l’umanità, la creatività, l’intelligenza,
il saper fare di ogni donna e di ogni uomo.
Quando non si lavora e si vorrebbe
e dovrebbe lavorare, si intristisce
anche la festa. Privare una persona del lavoro
significa privarlo anche della gioia della festa.
Troppi lavoratori hanno perso
in questi anni difficili il loro
Primo Maggio. È ora che tornino
a far festa perché non vi è per l’uomo
pane più saporito di quello che egli
si procura con il proprio lavoro
fisico e intellettuale. Né vi è bene
che non possa essere acquistato con
lavoro, né soddisfazione che non
possa essere data dal lavoro. Vivere
possiamo nel mondo una vita molto
bella se sappiamo lavorare e amare:
lavorare per coloro che amiamo,
e amare ciò per cui lavoriamo.