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Come hanno fatto i nostri nonni? Il pensiero di Maria Colagrossi

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Mi è capitato di chiedermi, in questi ultimi due anni più che mai i miei nonni come avessero fatto.

Si, perché i nostri nonni, hanno vissuto più di una pandemia e più di una situazione drammatica a livello mondiale eppure, sono in grado di fornirci saggi consigli e di affrontare le crisi in maniera molto più lucida di noi, ragazzi moderni.

Chi ha la fortuna di avere ancora nella propria quotidianità dei nonni, gli chieda pure come hanno fatto, come hanno affrontato quei giorni difficili e se pensavano mai che sarebbero passati.

Sono convinta che la maggior parte di loro vi risponderanno che non avevano la più pallida idea di cosa sarebbe accaduto e che l' unico "appiglio" che avevano fosse la fede.

E non necessariamente, e non solo la fede nel proprio Dio.

Fede nell' umanità.

Fede nei miracoli.

Fede in quel sentimento che alberga nella maggior parte di noi di sopravvivere alle bufere e di essere abbastanza forti per proseguire il ciclo dell' esistenza di Darwin.

Un tempo, soltanto i miracolati avevano un televisore in casa e solo chi aveva la libertà di espressione veicolava le informazioni che solo quel Dio sopracitato poteva sapere se erano vere o se erano frutto di un contorto meccanismo di manipolazione dell' opinione pubblica volto a ricevere consensi e denaro.

A quei tempi, la medicina stava ancora lottando per affermarsi come scienza e non dimentichiamoci che qualcuno è morto per dirci qualcosa che oggi a noi pare scontato e assolutamente giusto.

In più, soltanto i privilegiati avevano accesso alle cure mediche e immaginate quante madri e padri di famiglia vedevano morire i propri figli consci di non poter fare assolutamente nulla per salvarli.

In situazioni tragiche quale poteva essere la guerra o la spagnola, la gente finiva anche per pensare che la morte fosse una liberazione.

Ora, io capisco tutto.

Capisco la stanchezza, capisco che l' uomo si è evoluto e ha una testa pensante benché talvolta non sembri.

Capisco l' ansia, la paura e questo sentimento di incertezza che sembra logorarci però se siamo nell' era dell' industrializzazione e se siamo veramente arrivati a progettare macchine ibride, navicelle spaziali e robot aspirapolvere ormai ogni giorno, a qualcosa dovrà pur servire.

Dovrebbe servire per esempio ad avere un pizzico di fede in più.

Sempre quella fede sopracitata, la fede nel genere umano.

E in linea generale, non comprendo e non amo quelle persone arrendevoli che trascorrono il loro tempo a piagnucolare piuttosto che a vivere.

Di sicuro piangersi addosso non cambierà le cose.

E di certo prendere dell' informazione solo la parte che ci fa' comodo non ci rende né colti né intelligenti.

Sarebbe più giusto riflettere sulle notizie ricevute, farci la nostra opinione, prendere delle scelte e valutare i pro e i contro di queste ultime ricordandoci comunque che non siamo soli e che non abbiamo solo il diritto di difendere noi stessi; abbiamo anche l' obbligo di rispettare gli altri e non saranno di certo le rivoluzioni da "quattro soldi" a dimostrare il vostro valore.

Insultare chi vi chiede un greenpass, mostrare uno finto o fingere di aver lasciato a casa la mascherina tigrata a me sa' più di idozia e di voglia di ledere chi cerca, non per forza convintamente, di mantenere l' equilibrio sociale.

E allora non è questione di libertà.

Perché ognuno decide di fare ciò che vuole delle propria vita, ma per lo meno usate la testa, perché se cominciamo davvero a farci la guerra fra di noi, allora sì che saremo vinti.

Il buon senso prima di tutto e l' educazione civica poi.

Se la storia mi ha insegnato qualcosa posso sostenere che l' odio e l' ignoranza  hanno fatto molte più vittime di quante ne abbiano fatte le epidemie. 

COLAGROSSI MARIA

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