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Vangelo della Domenica: date a Dio ciò che è di Dio

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XXIX per annum A – “…date a Dio ciò che è di Dio…”
La Parola di Dio che oggi ascolteremo,  ci riporta il breve dialogo tra Gesù e i discepoli dei farisei, circa la legittimità di pagare le tasse all’autorità costituita. L’intenzione che spinge i farisei a porre questa domanda è abbastanza malefica: “metterlo alla prova”, cercare di compromettere il Signore, così spingerlo a prendere una posizione conto i Romani che avevano invaso la Palestina. I discepoli dei farisei e gli erodiani riconoscono l’autorità di Gesù: “sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità”, e poi gli chiedono se è giusti pagare le tasse “agli invasori”. Gesù scopre la loro intenzione e sbaraglia tutti e afferma la distinzione tra i doveri verso Dio e i doveri verso lo stato, riconoscendo però la distinzione tra “stato e chiesa”.
Dopo aver ascoltato questo brano, oggi tocca anche a noi verificare con quali intenzioni ci accostiamo a Gesù. Quali pensieri accompagnano il nostro interesse per Gesù; quale desiderio fa muovere i nostri passi verso di Lui. I farisei sono motivati da una cattiva intenzione e ricevono il giusti giudizio di Gesù “Ipocriti, perché volete mettermi alla prova?”
I discepoli dei farisei vanno da Gesù e riconoscono la sua autorità, il suo parlare con verità e il suo insegnare la via verso Dio. E io? E noi? Riconosciamo l’autorità di Gesù sulla nostra vita? Lo riconosciamo come “la via, la verità e la vita”? E’ lui il punto di riferimento per le nostre scelte, per la nostra esistenza? È sempre Gesù all’origine di ogni nostro impegno e di ogni nostra opera buona? È Gesù che orienta il nostro modo di parlare, i nostri sentimenti e i nostri affetti?
Gesù, provocato circa il dovere di pagare le tasse (anche all’interno di una situazione difficile come era in quel tempo l’invasione romana), afferma che le tasse vanno pagate all’autorità costituita. Allo stesso tempo afferma che però sia riconosciuta sia l’autorità dello Stato, come anche l’autorità di Dio! Date a Dio “quello che è di Dio”. Il cristiano è chiamato a vivere il rapporto con lo Stato, con l’autorità, nella verità e nello stesso tempo è chiamato a vivere ugualmente il rapporto con Dio con la stessa verità. Gli ambiti sono diversi, e vanno rispettati e mantenuti nelle loro legittime autonomie. 
Diciamo di più: il cristiano deve vivere nel mondo, e quindi all’interno dell’impegno politico (=amore per la cosa pubblica, e questo impegno appartiene a tutti!!!), interessandosi anche della vita pubblica e del sociale, e con responsabilità agire per il bene di tutti. Oggi possiamo chiederci “Qual è il posto del cristiano nello Stato? Quali diritti e responsabilità gli competono?” il cristiano è chiamato a costruire il Regno di Dio nel mondo e nella società…anche con la politica, pur rispettando la sua autonomia. È tempo di essere, come voleva Gesù, luce del mondo e sale della terra….lievito che fa maturare la massa del pane…è tempo di essere presenti nel mondo, nella politica e nella società, riempendoli della luce, della verità e dell’amore di Gesù.
Don Luigi Tommasone

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