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Sandro Mazzola a "Famiglia Cristiana": "Così Padre Pio mi cambiò la vita"

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Milano, 15 luglio 2020 - «Helenio Herrera ci portò a San Giovanni Rotondo. L'indomani io e Armando Picchi riuscimmo a confessarci da lui. Da allora, spesso, pregando, gli "parlo"». Nel numero da domani in edicola Famiglia Cristiana pubblica le confidenze fatte da Sandro Mazzola a Stefano Campanella, direttore dell'emittente Tele Padre Pio. Il campione nerazzurro ricorda quando nelle prime settimane del 1965 il santo predisse lo scudetto dell'Inter («Perde col Foggia, ma vincerà il campionato»). E va oltre, raccontando come quell'incontro abbia inciso profondamente nella sua esistenza. 

Trenta gennaio 1965. La grande Inter di Helenio Herrera arriva a San Giovanni Rotondo. Il giorno dopo il calendario di serie A prevede la partita con il Foggia di Oronzo Pugliese, ma l'allenatore nerazzurro ha deciso di alloggiare, con tutta la squadra, non nella città capoluogo bensì nel paese garganico, accogliendo le richieste di alcuni giocatori che vogliono conoscere il frate.  «Padre Pio era seduto con altri confratelli», ricorda Sandro Mazzola nell'intervista concessa a Stefano Campanella, «e noi avevamo praticamente occupato tutto il corridoio che portava al salottino dove riceveva gli ospiti. Quando gli spiegarono che la squadra dell'Inter era venuta a fargli visita, rispose: "E che ci fanno qua? Tanto con il Foggia perdono. Ma vinceranno il campionato". Perdemmo 3-2.». Quell'anno, in ogni caso, l'Inter conquistò lo scudetto.

«Io avevo sentito parlare di Padre Pio», puntualizza Mazzola, «perché, quando è morto mio papà, il capitano del Grande Torino, siamo tornati al paese (Cassano d'Adda, a circa 30 chilometri da Milano, dove sono nati entrambi i genitori, ndr.) e vivevamo in casa con la nonna, la zia e mia madre. Alla sera mia nonna ci raccontava di lui e dei miracoli». Il 31 gennaio 1965, Mazzola e Armando Picchi riescono a confessarsi dal santo. «Alle cinque del mattino la gente saliva (dal paese) per arrivare alla chiesa e cantava. Non avevo mai visto che alla Messa si andasse in questo modo», ammette l'ex attaccante dell'Inter. Che confida: «Io ho "parlato" spesso con lui dopo quell'incontro. Quando ero in una situazione difficile, o se in famiglia c'era un bambino ammalato, oppure se la squadra andava male, o quando io stavo male (ho avuto un periodo in cui avevo dei problemi fisici e non riuscivo più a rendere come prima), alla sera, prima di andare a letto, mi mettevo in ginocchio e "parlavo" con Padre Pio. Succedeva che quando cominciavo a pregare ero nervoso, agitato, e dopo mi sentivo più sereno, più tranquillo. Dopo quel colloquio, inoltre, è cambiato il mio rapporto con la mia professione. Prima, quando non riuscivo a fare una cosa io avevo una rabbia, cercavo di rifarla. Invece, dopo quell'incontro, non lo so come, ma me ne sono accorto dopo qualche anno, era cambiato il mio comportamento con i miei avversari e con i miei compagni. Addirittura a volte andavo io a difendere un mio compagno. Io, che ero magro e dovevo avere sempre uno che difendesse me».

 

In allegato Intervista integrale

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