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Presentata la mostra al Palazzo Vescovile

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Sabato 11 agosto si è svolta presso la Corte del Palazzo Vescovile la presentazione della mostra "... quas episcopales aedes". Genesi ed evoluzione del Palazzo Vescovile di Lucera, opera di Giuseppe Astarita. Presentazione degli elaborati grafici e architettonici a cura dell'arch. Mario Vecchiarino in collaborazione con l'associazione Terzo Millennio sezione di Lucera.

L’intervento di Don Luigi Tommasone:

“Quas episcopales aedes…! 

Genesi del palazzo vescovile di Lucera – Giuseppe Astarita architetto napoletano”

Eccellenza Reverendissima, 

grazie perché ci accoglie qui nella sua dimora! Lei continua la bella tradizione di aprire le porte di casa sua, una casa che Lei felicemente cerca di far sentire anche casa di tutti. 

Le porte sono spalancate ai fedeli e ai turisti che in vario modo usufruiscono sia del Museo Diocesano ospitato nell’ala nobile del palazzo, e sia di questa bella corte, una delle più eleganti di Lucera, per eventi artistici e culturali. Stasera avremo la gioia di conoscere un po’ la storia di questo palazzo, anzi per essere fedeli al titolo, potremo conoscere la genesi architettonica, la sua fondazione e la sua trasformazione durante questi quasi tre secoli di vita.

 

Non dirò molte cose, lascio ad altri più esperti il compito di dire meglio di me, circa questa dimora episcopale….e sì…così inizia la lapide commemorativa che il vescovo Freda mette sullo scalone principale... il suo incipit da' il titolo alla mostra...

 

Quas episcopales aedes  ante hac vetustate fatiscentes  situ que  foedas loci squalore deterso JOSEPH MARIA FUSCUS episcopus lucerinus florentinensis Turtibulensis…. 

 

Così forse trovò il suo episcopio Mons. Fusco nobile ecclesiastico  di Caiazzo…lo trovò non messo molto bene….….e lui lo rinnovò dalla sua fatiscente vecchiaia…questo luogo e sito…. Mentre il suo successore Alfonso Maria (1798-1816) appartenente alla nobile famiglia dei marchesi Freda….continua lo scritto della lapide....

 

antistitit dignitate magnificentius extruxit 

ac ea qua parerat  elegantiori splentiori specie donavit postremum Anno .Redeptionis salutis MCCCIV 

Alphonsus ex marchionibus Freda  eiusdem dioceseos paresul Pont. Sui  VII 

in hanc quam cernis ampliorem et augustiorm  formam redegit omniqu.  cultu exornandas.

 

Il nostro è uno dei palazzi, senza nessuna civetteria o presunzione, più eleganti e ben conservato del settecento lucerino. Ci è stato consegnato quasi del tutto restaurato, nei lavori che si sono susseguiti in questi ultimi decenni. Mi sembra che si conservi bello ed elegante fuori e dentro. Se fuori, le linee architettoniche, le decorazioni, gli eleganti balconi ci attirano, ancora di più ci attirano i vari saloni con le loro intatte decorazioni barocche. Una piccola digressione.. Abbiamo ben tre ambienti arricchiti anche da tre eleganti cupolette, a cui non facciamo molto caso. Infatti, nella cappella ci attira subito l’armadio-cappella con le sue esagerate forme e arredi dorati in pieno stile rococò, e così questo stupendo scrigno non ci fa alzare lo sguardo verso la bella ed elegante cupola che sovrastava lo spazio con i suoi stucchi e medaglioni ciechi; la seconda cupoletta è nello studio del vescovo, ma non la si ammira quasi mai. E’ una bella cupola sempre con stucchi e ovali ciechi che, nel caso nostro, potremmo dire sostituisce il baldacchino che in quei tempi di solito copriva i letti dei nobili. Mentre la terza cupoletta non la vedremo mai, vi parlo della cupola che si poteva ammirare dal primo pianerottolo dello scalone principale del palazzo. Dava ampio respiro allo scalone arricchendolo con la sola sua presenza. Uno spazio che si è voluto annullare per esigenze private del vescovo, sacrificando proprio una parte interessante dell’arredo esterno del palazzo. 

Io voglio, ora, ammirare con voi solo questo spazio in cui siamo, il resto lo lasciamo al nostro giovane e valente architetto. La prima cosa che si dovrebbe cogliere, appena si entra in questa corte, è il senso di accoglienza e quasi di paterna protezione. L’antico palazzo cinquecentesco dei vescovi di Lucera, che è alle nostre spalle con la sua bella e possente torre, viene ampliato con una costruzione a forma di “U”, quasi due braccia aperte, quelle del vescovo, verso quanti si rivolgono a Lui…. Mi piace fare un accostamento tra questa idea espressa qui nella nostra costruzione, con ciò che è scritto in maniera lapidaria sull’antico episcopio dei vescovi di Volturara che dal cinquecento vollero la loro dimora in San Bartolomeo in Galdo. Eccellenza, questi vescovi dal 1818 sono diventati anche suoi predecessori di felice memoria… Ebbene sul palazzo vescovile è inciso: SIVE BONUS SIVE MALUS POSSUNT AD EPISCOPUM. Idealmente questo augurio è espresso anche plasticamente da questa corte…due braccia aperte sul mondo, sui piccoli, sui miseri, che trovano sempre posto nel cuore del vescovo.… E ora è tempo di ascoltare il nostro giovane amico, a voi grazie per l’attenzione e buona serata.

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