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8 marzo: una festa per dire donna, perno del mondo. Poesia di Pasquale Zolla

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“Virgo, vidua et mater” (Vergine, vedova e madre); “Quilibet in domo sua dicitur rex” (Qualunque uomo nella sua casa può considerarsi un re).

Due massime che nel medioevo evidenziavano i soli ruoli femminili.

Oggi invece la donna è al pari degli uomini, grazie agli ideali ispirati dalla rivoluzione francese: fraternità, eguaglianza e libertà che diedero origine al movimento femminista  per la rivendicazione dei diritti della donna.

La nascita ufficiale di detto movimento è avvenuta nel 1848, anno del congresso sui diritti delle donne (Senecals Falls – New York), nel quale fu chiesta la cittadinanza politica per neri e donne.

In Italia arrivò più tardi, grazie alla repubblicana e mazziniana Anna Maria Mozzoni, la cattolica Teresa Labriola e la socialista Anna Kuliscioff, ispiratrici della legge per la tutela del lavoro femminile e dei fanciulli (1902) e del diritto al voto alla donna.

Con il fascismo, mentre le suffragette inglesi avevano conquistate il diritto di eleggere ed essere elette, i diritti femminili delle donne italiane fecero un passo indietro: la concessione del voto amministrativo alle donne (1925) fu sospesa e si stabilirono le mansioni che erano adatte a svolgere le donne: dattilografe, telefoniste, stenografe, conta banconote e biglietti, segretarie, annunciatrici, cassiere, commesse e sarte.

Con la seconda guerra mondiale le donne vennero chiamate a sostituire gli uomini in guerra e non esitarono ad impugnare il fucile durante la Resistenza.

Alcide de Gasperi e Palmiro Togliatti capirono l’importanza della presenza femminile nella società. E con il DL del primo febbraio 1945 ebbero diritto al voto. Cosa che fecero il 2 giugno 1946, nel referendum tra monarchia e repubblica.

La parità giuridica formale arrivò con la Costituzione del 1948 che stabilì: l’uguaglianza dei cittadini senza distinzione di sesso, la parità dei coniugi rispetto ai figli e la parità di uomo e donna sul lavoro.

Non mi dilungo sulle successive tappe che hanno dato vita alle leggi sul divorzio, sulla tutela sociale della maternità e sull’aborto e la riforma del diritto di famiglia, che ha cancellato il capofamiglia e l’attenuante per delitti d’onore, stabilita dal codice Rocco nel 1930.

Oggi la società è mutata molto, eppure la parità dei diritti non è ancora stata raggiunta perché all’obiettivo quantitativo più posti di lavoro non ha risposto quello qualitativo.

E l’8 marzo sia non solo giorno di festa, ma anche giorno di lotta per la parità dei diritti con gli uomini che predominano in settori professionali di responsabilità e continuano a percepire salari più alti.

Nu pirne sóp’a kuje tutte aggire

Fèmmene: ‘na paròle ka pe l’arje và,
‘na paròle kè ammòre, delekìje
è sengeretà dice. Bbèlle, ‘ròneke,
de cerèbre fine, nzenzibele, dòrce
è malezjòse, sènze u rire tuje
u munne pessèmbe skurde sarrìje.
Tu sì akkum’ò sòle ka s’aveze
è lustrekéje u munne ndére; sì
kum’a puvesìje ka kand’a pacchjanìje,
i bbelizze, ‘a malìje, u kambà è l’ammòre
ka face u kòre tremuljà. Nd’u jurne
a tè addedekate nu kacchje
de memòse, ka nasce nd’a stagiòne
frèsche, cigghje ò’ prime kavete d’u sòle
è arresiste o timbe mbernale
è ò’ kitre, arrjalà vògghje, kume fà
d’ammòre p’ajìre, pemmò, pe kraje,
a tè ka saje ke kalòre strènge
u kòre de k’i ndurne te stace kume
a ‘na kavete kuvèrte dind’i nòtte
chjù kitre. Mille agurje allèrje,
kulurate è assaje assaje, kume
è jalligne fjure de nu kacchje
de memòse, a tè, fèmmene, ka sì
pirne sóp’a kuje ògnèkkòse aggire.
 

Una vite su cui gira tutto

Donna. Una parola che vola per l’aria,
una parola che amore, delicatezza
e sincerità esprime. Bella, ironica,
arguta, sensibile, dolce
e maliziosa, senza il tuo sorriso
il mondo sarebbe eternamente buio.
Tu sei come il sole che sorge
e illumina il mondo intero; sei
come poesia che canta l’eleganza,
la bellezza, il fascino, la vita e l’amore
che fa tremare il cuore. Nel giorno
a te dedicato un ramo
di mimosa, che nasce nella stagione
fredda, sboccia al primo tepore del sole
e resiste alle bufere
e al freddo, voglio donare ,come atto
d’amore per ieri, per oggi, per domani,
a te che sai calorosamente avvolgere
il cuore di chi ti sta vicino come
calda coperta nelle notti
più fredde. Mille auguri allegri,
colorati e tanti, come
i gialli fiori di un ramo
di mimosa, a te, donna, che sei
vite su cui tutto gira.
 
Pasquale Zolla

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