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Lo psicologo: comunicare bene con i figli

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Chiunque fra i suoi ruoli abbia quello del genitore sa come sia fra i più delicati. Allevare un figlio è la più meravigliosa responsabilità. Nessuno può dire di essere perfetto. Tutti commettiamo, inevitabilmente, degli errori. E a volte ci chiediamo: come potrei migliorare la qualità della relazione con i miei figli? Dove è che sbaglio?
Molti dei problemi che mi capita di osservare tra genitori e figli, spesso, dipendono esclusivamente da una comunicazione inefficace.
Voglio sottolineare e ricordare che il compito dei genitori è quello di educare i figli. Educare, dal verbo latino educere, significa “tirare fuori” ciò che è dentro, trarre fuori il meglio dai figli, non metterci qualcosa dentro. Il nostro compito da genitori non è sognare e volere che i nostri figli siano come noi vogliamo che siano, ma al contrario dobbiamo dare loro la possibilità di sognare e diventare quello che loro desiderano per se stessi.
 
Che fare allora per migliorare la comunicazione con i figli?
 
Beh, la mia esperienza personale e professionale dimostra che ci sono dei ben precisi passi da compiere per raggiungere quest’obiettivo. Ti assicuro per esperienza diretta che seguire questi semplici principi ti
aiuterà enormemente a migliorare la tua comunicazione con i tuoi figli.
 
1. Ricorda com’eri tu da bambino/a
Chiudi per un momento gli occhi e ricorda come eri da piccolo/a. Cosa ti
piaceva? Cosa ti disgustava? Che paure avevi?  Cerca di vedere il mondo con gli occhi dei tuoi figli. Che significa essere un bambino? Come ci si sente e come si pensa da bambino?
Una volta che avrai in mente questo, potrai davvero cominciare a capire tuo figlio. Capirli significa compiere il primo importante passo per comunicare positivamente con tuo figlio.
 
2. Aumenta l’autostima di tuo figlio
Ciò che tu dici a tuo figlio lo influenza a tal punto da indurlo a diventare la persona che tu pensi che egli sia.
Ti è mai successo di dire frasi come “Non diventerai mai nessuno nella vita?” o “Il cane è più intelligente di te” o “inutile che giochi a calcio, tanto si vede chiaramente che non sei portato”… el’elenco potrebbe continuare e anche degenerare (ci siamo capiti, vero?).
Sai, non è che non amiamo i nostri figli. E che a volte ci manca un po’ di
allenamento alla buona comunicazioneed un po’ di tatto.
Il bambino, a differenza dell’adulto, non possiede nel cervello dei meccanismi di difesa forti che gli permettono di schermarsi dai duri colpi inferti alla sua autostima, cioè alla percezione del suo valore. Pertanto è
particolarmente vulnerabile a tutti i commenti che minano alla base il
senso del suo valore come individuo.
 
3.Comunica amore
Credi che se ami tuo figlio, lui si sentirà senz’altro amato da te? Assolutamente NO, non basta! Tuo figlio si sentirà amato soltanto se glielo comunicherai inmodo chiaro e diretto. Inoltre, sei sicuro di usare con tuo figlio un linguaggio che trasmetta amore, che rifletta la tua gioia nell’averlo al tuo fianco, che lo faccia sentire per davvero amato, rispettato ed apprezzato?
Oltre a quello che gli dici a parole, poi, è anche importante che tu trasmetta AMORE con il linguaggio del corpo (gesti, posture, sguardi,
espressioni facciali…). I bambini hanno assolutamente bisogno del contatto fisico: abbracciali, accarezzali, baciali, gioca con loro, ridi con loro, ecc …
 
4. Scopri la verità per aiutarlo… “perché”?
La domanda “perché?” è una fra le domande più potenti (occhio però all’atteggiamento, dev’essere quello della curiosità e del confronto, non quello dell’inquisitore).
Dopo una serie di perchè (solitamente massimo 5) si arriva alla vera causa, alla verità. Facciamo un esempio:
BAMBINO: “Ho paura del buio”
GENITORE: Perchè hai paura del buio?
BAMBINO:Perchè quando c’è buio arrivano i mostri.
GENITORE:Come mai (perchè?) pensi che nel buio ci siano i mostri?
BAMBINO:Perchè l’ho visto nei cartoni animati
GENITORE:E perchè dovresti aver paura dei mostri?
BAMBINO:Perchè sono cattivi e mi mangiano.
In questo esempio sono bastati 3 “perchè” per arrivare alla verità.
Il bimbo non aveva paura del buio, ma di essere mangiato dai mostri. A quel punto basta lavorare sulla vera paura (i mostri, non il buio) e il problema sarà risolto.
 
5. Fidati di loro
È fondamentale dare massima fiducia ai figli (fino a prova contraria ovviamente), a qualsiasi età. Fidati di loro, delle loro capacità, delle loro abilità, di quello che ti dicono. Non farli crescere in una campana di vetro. Lo so che per amore, la tendenza è quella di evitare il più possibile che soffrano, ma sappi che questo non solo non li aiuta ma, al contrario, li danneggia psicologicamente in quanto li rende insicuri e dipendenti dai genitori (anche in età adulta). Se hanno una difficoltà cerca di astenerti il più possibile dal dare loro una soluzione ma limitati a fornire poche informazioni generiche e lascia che ci arrivino loro a risolvere il problema. Lasciamoli sbagliare, cadere, farsi male e rialzarsi… solo così si allenano a gestire al meglio le proprie emozioni negative e a non aver paura di niente: così stanno imparando, semplicemente, a vivere!
 
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Dott. Salvatore PANZA
 
Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza scrivete nell’area commenti o, se preferite una comunicazione privata, inoltrateli direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it . Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it oppure telefonate al 340.2351130

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