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Riflessione sulla tragedia di Lampedusa dal poeta di Lucera Pasquale Zolla

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Lampedusa: un’altra tragedia per incuria dell’uomo consumata
A cosa servono parole e preghiere solo nei momenti tragici?
E ancora morte, come altre volte, come sempre, di disperati che fuggono non solo dalle atrocità di guerre che non hanno voluto né pensato, ma anche dall’
insensatezza della violenza e del male. 
Ancora corpi di uomini, donne, bambini finiti nel nulla, resteranno vittime senza nome, avvolti con lenzuola e teli stesi come vele e messi in fosse 
comuni. E, al di là delle parole nessuno riesce a fermare queste vecchie carrette su cui vengono stipati centinaia di persone che versano mille euro per 
un posto verso una speranza che per molti, il più delle volte, si tramuta in una discesa nei gironi danteschi dell’inferno del mare Mediterraneo.
Si piange! Lacrime di coccodrilli, perché ancora oggi, di fronte a questa immane tragedia il senatur lombardo Bossi difende la sua legge.
La stessa Europa, che parte a spron battuto quando si tratta di approntare guerre per diritti umani calpestati nei paesi orientali (e non solo!), finge di 
provare dolore ma poi si lava le mani come Ponzio Pilato
E allora mi chiedo: i diritti alla vita di gente che fugge dalle atrocità della guerra e dalle persecuzioni non sono anche aiuti a trovare loro una 
sistemazione e il cibo per sopravvivere?! Alla mia domanda la cara, vecchia Europa risponde con una lavata di mano, alla Ponzio Pilato.
Ora si piange! Saranno, naturalmente, lacrime che dureranno l’arco di qualche giorno, in attesa di ripetere la sceneggiata alla prossima sciagura. Insomma la 
vita continua come un serial televisivo, dove tutto è finto, menzognero: ma nel nostro caso i morti restano là sotto gli occhi del cielo.
E allora? Signori governanti è  il momento di intervenire facendo prevalere il buonsenso perché la gravità del momento politico nei paesi africani non si 
esaurirà a breve tempo. Mettete da parte il   l’egoismo personale (Io sono è finito da un pezzo, caro cavaliere!) perché queste morti sono lì che pesano 
dulla vostra coscienza (se ce l’avete!).
E bene fa Papa Francesco ad Assisi a parlare di “VERGOGNA”.
Esiste la diplomazia! Sappiatela usare!  Non lavatevi le mani e, soprattutto, non pensate di praticare il detto evangelico: “Gli ultimi saranno i primi!”, 
perché sapete perfettamente che su questa terra gli ultimi saranno sempre gli ultimi se non si dà loro la possibilità di uscire dall’anonimato facendoli 
divenire persone.
Ricordate, invece, l’antico detto: “L’occasione fa l’uomo ladro!”. È la fame e la disperazione, unita alla miseria, che spingono verso la strada del male e del latrocinio, anche se molti (soprattutto i politici!) lo fanno per 
arricchirsi alle spalle degli ultimi!
Pasquale Zolla
 

U mare kume kambbesande
U vind’u varkòne face abballà
ke ssópe cendenare de krestjane.
‘A mórte è ‘a speranze, ka i fà
da kumbaggnìje sóp’a kkuillu varkòne, 
sònne langele kustóde lóre.
Kuann’a sarvèzze avvecine pare,
u varkòne affunnéje. Ummene,
fèmmen’è bbòmmine anneghèjene
sènze ka de lóre s’akkanòsscene
i nnume. Nge ne sònne state chjamate
né u sarvaggènde de l’utema óre
hanne avute. Skangellate sònne
state d’ò mare kume si n’nfussere
maje ‘sestute, sebbulugate sènza
nu nnòme, siggne de nu uneke
è ‘rrepetibbele èssere umane.
Dind’a nòtte de bbrellòkke d’u cile
de mórte è ffavuggne, nu sulènzje
sènza sunne asscènne sóp’a kkuillu
mare, kambesande de sènza nnume,
pe ddà a llóre kuèlla deggnetà
da u ‘nnunemate allùuàte.
     
Il mare come cimitero
Il vento fa ballare il barcone
con a bordo centinaia di persone.
La morte e la speranza, che fa loro
compagnia sul barcone,
sono i loro angeli custodi.
Quando la salvezza sembra prossima,
il barcone affonda. Uomini, 
donne e bambini annegano
senza che di loro si conoscano
i nomi. Non ci sono state chiamate
né salvagente dell’ultima ora
hanno avuto: cancellati sono
stati dal mare come se non fossero
mai esistiti, seppelliti senza
un nome, segno di un unico
e irripetibile individuo.
Nella notte stellata
di morte e maestrale, un silenzio
insonne scende su quel 
mare, cimitero di ignoti,
per dare loro quella dignità
tolta dall’anonimato.
Pasquale Zolla

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