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Dalla guerra in Egitto una riflessione del poeta di Lucera

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Il mondo, e l’Italia in particolare, hanno fame di Giustizia
Non di certo di guerre civili dove sono i soliti poveri a morire
Quasi tutte le guerre sul nostro pianeta sono scatenate o per motivi religiosi, perché una religione vuole dire ad un’altra che l’unica, vera strada per giungere a Dio è la propria, o per motivi politici, per mantenere il potere a tutti i costi, una volta conquistato anche con mezzi leciti con le consultazioni popolari.
Eppure la gente sa che mentre la guerra distrugge gli uomini, la politica li inganna perché non si dicono mai tante bugie quante se ne dicono prima delle elezioni.
Sa, ma sta sempre al loro gioco!
L’Egitto, oggi, è una prova lampante di quanto su affermato perché lì la guerra altro non è che la continuazione della politica con altri mezzi. Per cui essa non è solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi.
In Italia, dopo la condanna di Berlusconi, qualcuno dei suoi accoliti ha parlato a vanvera di guerra civile, forse perché non ha conosciuto la guerra se non per sentito dire o letto. (A questo signore, tra l’altro, vorrei ricordare che sotto il fumus persecutionis c’è sempre dell’arrosto!)
È pur vero che quando i mali di cui si soffre sono gli stessi da molto tempo, si sogna un cambiamento anche in modo violento, che dia una scossa per rimettere in moto la storia.
E allora tutti la vogliono per semplificare il tutto e dare un senso di sollievo ad una vita che, in Italia, da oltre un ventennio è divenuta sempre più complicata perché non dà ai suoi cittadini quei diritti di cui la classe politica se ne è appropriata con privilegi vari.
Da anni assistiamo nauseati all’eterno scontro fra berlusconiani e antiberlusconiani; alle polemiche insite negli stessi gruppi di partiti di centrodestra e centrosinistra; alle voci di mirabolanti riforme; alle promesse sull’economia “giusta” e sulla riduzione delle tasse. Ma, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno ci accorgiamo di essere sempre al punto di prima, se non peggio!
La deriva del potere, la relativizzazione dei valori, la corruzione della classe politica che approfitta sempre più della propria posizione per orge e quant’altro a spese del popolo, sono all’ordine del giorno!
E quando i giudici mettono le mani per denunciare e condannare le malefatte dei politici, subito entra in scena la parola “persecuzione!”
Il popolo non ci sta e con una pacifica rivolta tramite il voto premia una formazione, M5S, che, una volta raggiunti gli sgabelli parlamentari, dimostra un’incapacità totale, essendo i “nuovi” entrati marionette che si muovono e parlano a comando.
Il popolo ha cambiato i finimenti del cavallo e non di certo il suo modo di trottare che continua ad essere sempre lo stesso!
Ma basta questo per giungere ad una guerra civile?
No di certo! Perché, è bene ricordarlo!, dopo ogni guerra, oltre ai morti e alle distruzioni lasciati sul campo,  seguono sempre anni di carestia!
Sia la nostra una rivoluzione pacifica e se vogliamo manifestare facciamo come i russi al tempo di Breznev che si recavano sulle tombe dei grandi poeti e leggevano poesie inerenti alla libertà!
Auguriamoci, pertanto, che il buon Dio ci conceda ancora il beneficio di essere ciechi dinanzi al baratro in cui quel tale del Pdl ci vuole portare!

Kand’a vite fenakkè Ddìje t’u kungéde
Pe megghjare d’anne ‘a uèrre éje
state nu ‘vinde funnande p’i ummene
è pp’i pòple. Have krjate è strutte
‘kulibbrje; have determenat’u rule
d’i State è dd’i Nazzjune è i lóre
rappurte de fórze; have marchjate
‘a nòstra manére de ghèsse; have
kunnebbruìte a cce frummà. Gògge, k’i
triste vecènne ngurze, ‘a uèrre véne
‘n’ata vóte a tuzzulà è pòrte nòstre,
pe ffà asscì fór’a veretà de kuille
ka sime. ‘A kujéte, mméce, éje
‘a veretà de kuille k’avarrèmma ghèsse,
ma póke ‘a penzame fenakkè stace.
Pekkè kredime ka u valóre d’a
vite stace nd’a lunghèzze d’i jurne suje
è nnò nda l’use ka ne facime.
Se póde a llunghe assaje kambbà,
ma assaje póke! Pekkuje kambbe
u mumènde nd’u tèrne respire
mmendanne paróle ka nessciune maje
have ditte. Krìje ‘a vita tuje
kume u Mbenite nd’a ttè ‘a kréje
è kkandele finakkè Ddìje t’u
kungédéje; cirke u sciussce libbere,
u penzire libbere, fenakkè òggnè
jurne tuje nùue sìje è nnò
‘a repetezzjòne d’i sèkule jute.

Canta la vita finché Dio te lo concede
Per migliaia di anni la guerra è
stata un evento fondante per gli uomini
e per i popoli. Ha creato e distrutto
equlibri; ha determinato il ruolo
di Stati e Nazioni e il loro
rapporto di forza; ha marchiato
il nostro modo di essere; ha
contribuito a formarci. Oggi, con le
drammatiche vicende in corso, la guerra  
viene a ribussare alle nostre porte,
per far uscire fuori la verità di quel
che siamo. La pace, invece, è
la verità di quel che dovremmo essere,
ma poco la pensiamo finché c’è!
Perché crediamo che il valore della
vita sta nella lunghezza dei suoi giorni
e non nell’uso che ne facciamo.
Si può vivere molto a lungo,
ma molto poco. Per cui vivi
il momento nell’eterno respiro
inventando parole che mai nessuno
ha detto. Crea la tua vita
come l’Infinito la ricrea in te
e cantala finché Dio te lo
concede; cerca il soffio libero,
il pensiero libero, affinché ogni
tuo giorno sia nuovo e non
la ripetizione dei secoli scorsi.

Pasquale Zolla

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