MODA CRUDELE
Li chiamano animali “da pelliccia” per il loro manto; ogni anno nel mondo oltre 30 milioni di visoni, ermellini, volpi, zibellini, scoiattoli, lontre, castori e altri animali, vengono uccisi negli allevamenti intensivi o catturati allo stato selvatico con le trappole, in nome di una moda crudele: la pelliccia. Un capo di abbigliamento che nasconde la sofferenza di tanti animali: per confezionare una pelliccia di visone sono necessari fino a 54 animali, per una di volpe 24, per gli ermellini si arriva fino a 200 esemplari.
I metodi di uccisione di questi animali sono veramente crudeli: dalla camera a gas alla rottura delle ossa cervicali, dalla corrente elettrica ai colpi sul muso e sulla nuca. Ma anche la loro breve vita negli allevamenti intensivi è fatta soltanto di sofferenza e privazioni: sono richiusi, singolarmente, in gabbie piccolissime con il fondo in rete metallica che lacera loro le zampe, e in inverno, per far sì che il loro pelo diventi più folto, sono tenuti sempre al gelo; allo stesso modo, non disponendo di una copertura, d’estate sono costretti a rimanere sotto il sole, il che li porta molto spesso alla morte per disidratazione. Inoltre, a causa dello stress dovuto all’isolamento forzato in spazi ridottissimi, spesso si verificano fenomeni di aggressività verso i propri simili e di automutilazioni degli arti.
Un'investigazione effettuata dall'associazione americana HSUS ha portato alla scoperta del peggiore segreto dell'industria della pellicceria: l’uccisione di cani e gatti domestici per la produzione di pellicce. Ogni anno due milioni di cani e gatti detenuti in condizioni spaventose sono privati di ogni elementare diritto: alcuni di essi sono randagi, altri invece vengono appositamente allevati per rubare loro il manto. Le tecniche di uccisione sono violentissime: i cani - pastori tedeschi, chow-chow, ma anche semplici meticci - vengono sgozzati anche per strada, fatti morire per dissanguamento o colpiti a morte con dei randelli, mentre i gatti vengono spesso impiccati con cappi metallici.
L’INGANNO AI CONSUMATORI
L'impiego delle pelli di cani e gatti è un fenomeno sconosciuto. L'industria della pellicceria tenta di mantenerlo nascosto grazie ad un sistema di etichettatura dei capi fuorviante e per nulla attendibile. Tranne rarissime eccezioni, le pelli di cani e gatti non vengono etichettate per ciò che realmente sono. I capi confezionati con la pelle di cane possono essere venduti come gae-wolf, sobaki, e Asian jackal, oltre a molti altri. Mentre le pellicce di gatto, sotto altri pseudomini, che comprendono: wildcat, goyangi e katzenfelle. La conoscenza da parte dei consumatori della vera origine delle pelli, determinerebbe un crollo degli acquisti e un grosso danno d’immagine per il settore. Questi animali possono essere uccisi in un paese e le loro pelli essere trattate in un'altra nazione, ed il prodotto finito può essere venduto ovunque nel mondo. Le pelli di cane e gatto non sono tanto utilizzate per la realizzazione di pellicce intere, bensì come inserti per guanti, colli, cappelli, giocattoli e tanti altri accessori.
Nonostante i grandi risultati ottenuti, è ancora lungo il cammino per porre fine allo sfruttamento degli animali da pelliccia.
Si ringrazia
Isabella Clemente
resp. protezione animali
associazione LAVORI IN CORSO