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MUSEO DI LUCERA RISTRUTTURATO ‘GRAZIE’ AL TERREMOTO DEL 2002

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E’ il caso di dire: benedetto terremoto! Precisiamo. Senza il sisma del 2002 forse  non sarebbe mai  decollato il progetto di consolidamento strutturale, del restauro e della riapertura del museo civico ‘Fiorelli’, progetto che ha consentito di disporre degli spazi in modo razionale, con la  conseguente disposizione dei reperti in modo organico, in allineamento alla storia e all’impianto architettonico degli stessi.Gongolano gli attuali amministratori, che hanno il merito finale di aver messo a disposizione della città e della sua cultura una struttura di assoluta avanguardia, che il senatore della Marina Mercantile, Severino Fallucchi riteneva  più ricca e qualificata di quella di Taranto (sua città di professione), che pure era molto decantata e pubblicizzata. Gongola l’attuale Vice Sindaco e Assessore alla cultura, Senatore Costantino Dell’Osso, che, nella parte finale, ha premuto perché la struttura museale finalmente vedesse la luce. E lo ha fatto in coincidenza con l’attribuzione della cittadinanza onoraria al professor Emilio Trastulli, che ha saputo essere vero e qualificato testimone della cultura lucerina negli ambiti da lui frequentati e che in qualche maniera ha a che fare con la proprietà dell’edificio che ospita il ‘Fiorelli’, posto che sono stati i suoi antenati a donarlo alla città.

Nella alzata dei calici forse è mancato il coinvolgimento di una persona che negli anni scorsi è stato l’autore dell’apertura  del Museo, che era ridotto a vero deposito o, meglio, a ricettacolo di tutta la presunta antichità. Il professor Leonardo De Luca, con grande impegno e generosità, con la collaborazione, a titolo gratuito,  di una manipolo di giovani a lui molto legati, soprattutto per ragioni di studio, ha saputo riaprire le stanze al pubblico, riordinando in maniera organica il materiale prezioso qui esistente, accrescendolo con le donazioni  provenienti dalla proprietà di privati. L’attività del Museo ha coinvolto tutta la cultura locale e provinciale e, in qualche maniera, la monumentalità lucerina, messa al centro di una attenzione mai riscontrata in precedenza. 

In questo contesto, feconda è stata la collaborazione della ‘Pro Loco’, animata dall’instancabile Gennaro Vecchiarino, ineguagliabile trascinatore dello sviluppo turistico locale e promotore impareggiabile dell’immagine della città. Se oggi possiamo avere il museo diocesano il merito è stato anche dell’attività indotta del ‘Fiorelli’ che ha fatto da traino ed incoraggiato il Vescovo dell’epoca, Monsignor Francesco Zerrillo, a mettere mano alla nascita del Museo diocesano, che conserva un patrimonio inestimabile di reperti dell’antica Chiesa diocesana.

C’è da augurarsi ora che il Museo civico non resti una postazione bella e magari  ammaliante, ma priva di attività, di respiro, di quell’animo pulsante capace di essere ancora animatore  della cultura locale, così come è stata l’impostazione del professor De Luca, voluto, anzi letteralmente imposto agli amministratori del tempo  dall’indimenticato direttore della biblioteca, avvocato Giambattista Gifuni.

Insomma, non la solita cattedrale nel deserto, di quelle che insistono in abbondanza sul nostro territorio. Lo diciamo anche in prossimità dell’apertura della nuova biblioteca, che ha fatto storia comune con il ‘Fiorelli’, quando le due istituzioni erano affidate alla direzione ad interim di Gifuni. Quello che serve è fare in modo che il ‘Fiorelli’ diventi apripista di un programma che davvero riscopra e rilanci la vera cultura lucerina, quella che ha fatto scuola anche in ambito che va al di là dei confini locali provinciali.

Antonio Di Muro

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