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Monaco ricorda Raffaele Montanaro

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Il 25 luglio 2012 si è spento Raffaele Montanaro. Se ne è andato in punta di piedi, in maniera riservata, così come era vissuto. Da tempo si era ritirato a vita privata per combattere contro il male che lo stava minando. Nella mente e nel cuore di chi, come chi scrive, ha avuto la fortuna di conoscerlo e di apprezzarlo, accanto a tanti altri suoi validi collaboratori, in quella palestra di impegno civile che è stato “Il Centro”, mensile di cultura, politica, economia, sport e informazione e organo d’informazione dell’Associazione “Il Centro-Nuova Cultura”, si affollano ricordi e immagini di una lunga serie di lavori, speranze, denunce, progetti, sacrifici, giorni lieti e meno lieti, più di recente condivisi anche con i figli del “Direttore”. Esperienze di vario genere, che ebbero per comune denominatore l'amore per una Città offesa e maltrattata, verso la quale Montanaro ha sempre sentito e trasmesso con forza, ma senza alcuna retorica, il suo legame profondo.
Raffaele percorse le strade del lavoro e dell'impegno culturale con pacata sicurezza. Proprio per questi motivi non è facile scegliere il ricordo più forte, l'immagine più viva del suo impegno etico e civile. Non vi è dubbio, però, che l'attività di Raffaele è stata sempre la manifestazione concreta dell'attaccamento fermo, anzi sacrale, al lavoro (a cui era profondamente legato), alla famiglia e alla carta stampata (fu uno dei primi a conseguire l'iscrizione all'albo dei giornalisti pubblicisti). Una concezione che egli aveva la capacità di trasmettere a chi gli stava vicino più con la forza duratura dell'esempio che non con il fascino effimero della parola, più con l’influenza positiva della passione che con la volontà di persuadere l'interlocutore. Un impegno assoluto e totale, riflesso di una scelta di vita da sempre aperta al confronto e al dialogo con gli altri.
Oltre che Dirigente e Ragioniere capo al Comune di Lucera, Raffaele è stato anche uno studioso, rigoroso e raffinato, della storia e delle tradizioni locali, degli aspetti e delle problematiche sociali, amministrative ed economiche di Lucera. Buona amministrazione e memoria storica erano per lui due facce della stessa medaglia. Socio ordinario della Società di Storia Patria, molte furono le pubblicazioni da lui promosse, incentivate o curate in prima persona. La collana di pubblicazioni edite dal “Centro-Nuova Cultura”, per non parlare dello stesso “Il Centro”, il giornale di Lucera e dei lucerini che egli ebbe il coraggio di fondare nel 1981, rappresentano ineludibili punti di riferimento per tutti coloro che si occupano e si occuperanno di cultura, in senso lato, nella nostra città. Tra i suoi lavori più significativi ricordiamo: Lucera. Collana “Turismo” (con testi di R. Montanaro, D. Morlacco, A. Orsitto, E. Popolizio e G. Trincucci); Lucera. Dove la storia è sempre viva; Le campane del Duomo di Lucera. Ugualmente significativi sono i suoi studi sui termini dialettali, sugli usi, i costumi, le tradizioni popolari e l'artigianato di una volta, raccolti nei volumi I mestire de na' vote (1997) e Ati timpe (1998). Il suo era un entusiasmo “contagioso”, sempre nuovo, quello di chi vuole esplorare territori ancora poco noti e la sua passione animata da grande curiosità intellettuale, voglia di innovare, mettersi alla prova, sperimentare nuovi e più moderni canali di comunicazione. Con lo stesso entusiasmo era sempre pronto ad impegnarsi per promuovere o sostenere iniziative che coinvolgevano il “Centro” in numerose “prove” di civiltà o all'altezza di una Città d'Arte: dalla cura del verde pubblico e dell'arredo urbano alla salvaguardia del Bosco Cimino; dai poster alle miniguide turistiche stampate in più lingue, ad altre battaglie nelle quali profondeva grandi energie. E quando gli giungevano sollecitazioni da colleghi, amici, altre associazioni, da gruppi sportivi, studiosi locali, semplici conoscenti, la sua personalità ricca e complessa, intrisa di grande umanità, lasciava sempre spazio a cordiale generosità.
La sua equilibrata saggezza, il suo modo di fare pacato e deciso, la sua capacità di sintesi gli consegnarono quasi inevitabilmente un ruolo di guida e di modello negli ambienti nei quali si trovava ad operare. Ma era soprattutto la sua lunga esperienza amministrativa che gli permetteva di leggere la realtà con chiarezza e lungimiranza. Numerosi anche i riconoscimenti e i titoli onorifici conseguiti, ai quali raramente faceva cenno. Riservato e cordiale, attento nell'ascoltare e preciso nel parlare, con lui si poteva affrontare tranquillamente ogni argomento e la sua conversazione era sempre vivace ed interessante, mai scontata e banale. Proprio in conseguenza della sua profonda disponibilità, era a lui che ci si poteva rivolgere nelle più varie circostanze, sicuri di ricevere il parere autorevole, l'informazione attendibile, il consiglio appropriato, il giusto contatto con le Istituzioni. Equilibrio, attenzione, disponibilità, niente esibizioni, nessuna vuota prosopopea furono i grandi valori che hanno ispirato la sua esistenza; un impegno dettato certamente dall'amore verso la propria terra, ma sempre sorretto da una visione ampia e non provinciale della cultura, dei suoi protagonisti, dei suoi prodotti.
Questa lezione di rigoroso impegno professionale e di grande dirittura morale Raffale Montanaro ci lascia in un momento di generale difficoltà, come quello attuale, in cui il nostro futuro è messo ancora una volta a dura prova.

Massimiliano Monaco
 
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