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Io meridionale (e pugliese) difendo Massimo D’alema

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L’angolo di Antonio Di Muro
Negli ultimi tempi, si è giustamente fatto un gran parlare della necessità di regolamentare la pubblicazione dei verbali di inchiesta e di evitare che lo strumento delle intercettazioni diventi un’arma per demolire l’avversario. Il tutto trascinando nella bufera anche persone che non hanno nulla a che fare con l’inchiesta stessa. All’interno questo fenomeno, si è inserito di fatto un altro elemento altrettanto preoccupante e degenerativo, che è quello di fare insinuazioni su persone  riconosciute vicine alla persona inquisita. In buona sostanza: è stato elargito un finanziamento, presumibilmente illecito? E’ perché quella persona (o quell’ente) gode della vicinanza politica del referente di area politica. A nulla servono le smentite all’insegna del “io non centro proprio nulla”, perché all’indomani caparbiamente il gioco si ripete. E si ripete chiaramente per gettare discreto su queste persone, che col tempo hanno modo di chiarire la propria posizione, ma non sanare la ferita che il danno ha provocato dinanzi alla pubblica opinione, diciamo pure al proprio elettorato. Vediamo da vicino cosa accade in casa nostra. In questo malizioso giochetto spesso finisce il “nostro” Massimo D’Alema, il quale viene tirato in ballo anche quando è al di fuori di ogni sospetto e, comunque, non può rispondere praticamente di tutto quello che avviene nella sua area di riferimento. Passi per il peccato grave di possedere una barca di grosse dimensioni, ma  è davvero il colmo quando viene accusato di cose insussistenti per il solo fatto , ad esempio, di stare per qualche minuto a fianco di persone impegnate in campagna elettorale mentre nei dintorni circolano centinaia di persone!
E’ evidente che D’Alema  è il più esposto perché elemento di primo piano della politica nazionale, come pure è evidente che trascinarlo in ballo in particolari momenti di tensione istituzionale giova a ricavare qualche misero vantaggio sul piano del bilanciamento di eventuali operazioni non proprio condivisibili.  In senso più generale, il fenomeno non si ferma in Puglia, dato che anche altrove la tecnica dello sputtanamento sta dilagando, talvolta trascinando nel tritacarne delle dicerie anche persone insospettabili, dei galantuomini.  E’ evidente che prima o poi il sistema viene copiato dalla parte avversa e a distanza di tempo provoca guai ai dirimpettai. Ma, se vi è l’esigenza di moralizzare le intercettazioni e la pubblicazione dei verbali di inchiesta, è altrettanto necessario evitare che vengano fatti riferimenti impropri , come dire?, in nome dell’amicizia.  Se siamo arrivati a questo, vuol dire che la politica è giunta davvero al degrado e che non ha più nulla da dire sul piano della moralità. Si, perché discreditare l’amico di un avversario è oltremodo immorale, anzi disgustoso.
       

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