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Riflessione amara: 'Ma quanti siete, voi avvocati?'

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Riceviamo e pubblichiamo l'amara riflessione, portavoce dei ragazzi di oggi che si trovano, dopo anni di studio, convinti di aver raggiunto una mèta importante, di fronte al muro del sogno irragiungibile, sostituito dal lavoro reso gratuitamente, sottoposti a fatiche estenuanti e senza alcuna gratificazione. Nel testo si parla di avvocati praticanti, ma lo stesso discorso vale per tutti coloro che sono tenuti per legge alla pratica, presso vari studi, 'gratuita', se tutto va bene c'è il rimborso delle spese sostenute. Di seguito il testo.

I laureati in giurisprudenza sono una flotta sterminata.
Limitandosi al solo Foro di Lucera, saranno almeno 2.000 i praticanti iscritti all'albo.
Hai studiato a lungo, sognando di giudici, notai e consulenti di grandi società.
Immaginavi arringhe, toghe, denaro, clienti adulanti, parenti orgogliosi.
Non appena svanita l'ebbrezza e l'eccitazione della sospirata laurea, la fatidica domanda: che fare?
Il sogno innominabile, di cui ci si vergogna persino di parlare, è diventare un magistrato, magari un pubblico ministero dell'Antimafia; o addirittura NOTAIO.
Chimere.
Buttare la laurea in un cassetto per cercare lavoro in un call-center, o come rappresentante commerciale di qualche agenzia assicurativa, davvero è un'opzione durissima da accettare.
“Farò l'avvocato, e tanto per cominciare, mi troverò uno studio dove fare pratica!”
Il curriculum non è rilevante. L'età non conta. Il sesso neppure.
Solo una cosa è richiesta: de-di-zio-ne.
Tutte le porte si spalancano al sol sfiorarle. Incredibile, come è possibile che ci si lamenti che manca il lavoro? Voi non volete trovarlo, il lavoro, ve lo dico io.
“Vuoi fare l'avvocato? Benissimo. Comincerai ora. Sì sì! Va' a metterti lì, lì lì, sì, in quell'angolino, dove c'è quella tastiera. A proposito, sai scrivere al pc, vero? Sai usare word? OOOH perfetto! Cominciamo!”
“S grande punto E grande punto e o O grande punto. Maiuscolo maiuscolo minuscolo slash minuscolo maiuscolo. Dai dai veloce, che perdo il filo del ragionamento!”.
È appena cominciato il periodo più umiliante deella tua vita: belle speranze e mille aspettative di cui i genitori ti hanno caricato, smantellate sotto i colpi incessanti dell'inferiorità congenita a cui è destinato il praticante.
Migliaia di chilometri in macchina, verso il Tar di Lecce, la Corte d'Appello di L'Aquila, il Tribunale di Reggio Calabria, il Giudice di Pace di Alberobello... Con la propria macchina, ovviamente, perché così “ti senti a tuo agio e guidi un veicolo che conosci bene”.
E soprattutto, così paghi tu le gomme, l'olio, il filtro dell'aria, le multe per divieto di sosta se non trovi parcheggio e l'udienza sta per cominciare, e se te la rubano sono cazzi tuoi, potevi stare più attento e metterla in un parcheggio custodito (a 2 euro e 50 all'ora...).
“Sto imparando tante cose, so fare le fotocopie, so incollare le marche senza leccarmi le dita, so scrivere al pc ad una velocità mostruosa”, ti ripeti incessantemente cercando il coraggio di affrontare la gavetta che tutti hanno dovuto affrontare, tu non sei il primo e non sarai l'ultimo.
Ricordo che all'età di 15 anni andai a fare il cameriere per circa un mese in una nota pizzeria di Foggia.
Mi pagavano 10 mila lire al giorno.
Lavoravo dalle 17.00 fino all'1.00, tutti i giorni tranne il lunedì: per la fantastica cifra di 1.250 lire all'ora. E a quell'epoca, con 10 mila lire compravo le Davidoff, facevo il pieno di miscela al motorino, e il resto andava da parte per comprare la marmitta e pagare il campeggio a Vieste.
A 25 anni, e con una laurea in tasca, qualcosa dovrebbe essere migliorato: si è adulti, i nostri genitori avevano già dei figli a quest'età, e una famiglia non si campa d'aria.
Bene, ecco la giornata tipica dello sfigopraticante.
Mattinata a Bari: ti svegli alle 6.00, sei a Bari alle 8.00, così hai il tempo per gli adempimenti di cancelleria; alle 9.00 inizia l'udienza e si scatena la lotta per il fascicolo, poi quella per la fila, poi quella per l'avvocato da indicare in sostituzione del dominus, perché tu non sei abilitato a comparire dinanzi al Corte d'Appello.
Se sei sfigato (e lo sei alla grande), la tua causa la chiameranno alle 15.00.
Ci siamo, è finita. Posso andarmene.
Ti fiondi in macchina, con almeno 4-5 caffè che già pompano il cuore ai limiti della tachicardia, non puoi pranzare perché il budghet copre solo la benzina e a stento il parcheggio, e cominci a bestemmiare ad ogni semaforo, ad ogni pedone che temerariamente tenta di attraversare la strada dinanzi alla tua furia assassina: affamato, incazzato, assonnato e depresso.
Alle 17.00 sei finalmente a casa. Ingurgiti un panino, ti stendi sul letto e chiudi gli occhi.
Ma la pace non arriva, perché squilla il telefono e devi rispondere: se il dominus chiama, mai farlo aspettare.
“Hey, come è andata? Lo sapevo che te la cavavi alla grande! Noo, tranquillo, domani sei a Foggia!Però c'è da studiarsi il fascicolo, passa dai che ti aspetto e ti spiego tutto.”
 Alle 18.00 sei in studio e fino alle 21.00 non ci sarà modo di svignarsela.
Ore lavorative totali: all'incirca 12 ore. Guadagno realizzato: zero. Costi affrontati: indeterminabili al momento perché la frizione della tua Fiesta si sfascerà in agosto mentre tenti di arrivare a Zapponeta per un bagno refrigerante.
Conti alla mano, guadagnavi di più a 15 anni facendo il cameriere. Almeno le sigarette te le pagavi.

Eppure, di questa cosa nessuno parla. Nessuno sa niente.
Il Tribunale è il luogo in cui si consuma questa ingiustizia. Sotto gli occhi di tutti.
Art. 26 del Codice Deontologico: “L’avvocato deve fornire al praticante un adeguato ambiente di lavoro, riconoscendo allo stesso, dopo un periodo iniziale, un compenso proporzionato all’apporto professionale ricevuto”.
Lettera morta.
Persino i praticanti dell'INPS e dei Tribunali (enti pubblici!) non hanno diritto ad alcun compenso.
Anni e anni di schiavitù legalizzata.
Anni di umiliazione.
Sei costretto a vivere con i soldi di mammà e papà, e ce ne vorranno molti: non puoi mica andare in giro come un disoccupato. Devi apparire come un avvocato. Devi comprare la giacca di marca, e avere l'auto pulita, e comprare qualche manuale ogni tanto perché tu ti aggiorni come un vero professionista, e offrire il caffè ai colleghi fingendo di aver appena chiuso una transazione molto ricca...
Non vieni pagato, sei sfruttato fino all'osso e non puoi neppure farlo sapere agli altri.
Intanto il tuo dominus si ingrassa come un magnaccia e si vanta di avere 4-5 praticanti e racconta barzellette di quando era giovane lui e a 28 anni già portava le donne nei migliori ristoranti perché i soldi allora giravano.
Lui ha 60 anni e non ha alcuna intenzione di levarsi dai piedi.
Io, intanto, molto sensibilmente continuo ad augurargli di morire presto.
E spero che il figlio scelga di fare il dentista, così qualche cliente, forse, fra altri 20 anni, riuscirò a fregarglielo.
Perchè tanti atti li preparo io, e il capo firma a occhi chiusi. Ormai dopo 4 anni di pratica, qualcosa l'avrò imparata..., però loro non lo sanno: neppure mi salutano per strada, e mai immagineranno che io so tutto della moglie che li ha traditi, dei bilanci falsi, delle cambiali scadute e protestate, e del figlio illegittimo che pretende gli alimenti.

Giorgio Landi, praticante avvocato del Foro di Lucera

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