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I riti, quello che accade durante le cerimonie ed i culti religiosi

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Nel precedente articolo abbiamo sinteticamente, e spero in modo comprensibile, parlato dei MITI. Ora, proseguendo nel nostro discorso, ci occuperemo dei RITI che in modo molto semplice, potremmo definire come un insieme di regole che si applicano allo svolgimento di una cerimonia, di un culto religioso. Infatti, in varie occasioni della vita sociale, si osservano comportamenti standardizzati e ripetitivi che possiedono un significato simbolico più o meno esplicitamente interpretabile  da parte di coloro che vi assistono o vi partecipano. Una delle caratteristiche ricorrenti dei Riti  è la loro periodicità e la loro ripetitività
Durkheim aveva osservato come la ripetizione periodica dei riti costituisse un carattere generale della vita religiosa ed aveva interpretato l’esigenza di iterazione periodica del rito come conseguenza dell’efficacia morale  che esso esercita sui partecipanti, rafforzando, così, in ciascun individuo il senso di appartenenza al gruppo sociale. Le teorie funzionalistiche, di Malinowski ed altri, hanno come nozione di base che il rito costituisce una componente determinante del mondo sociale e contribuisce a riaffermare i sentimenti ed i valori da cui dipendono l’ordine e la continuità della società. Tale indirizzo ha generalmente trascurato, invece, il riferimento a sistemi di idee, tradizioni mitologiche  ed esperienze religiose nello studio dei fenomeni rituali.
Freud, invece, aveva notato come alcuni aspetti di riti e pratiche religiose rivelassero strette analogie con i comportamenti ossessivi dei nevrotici,  In entrambi i casi, si tratterebbe di meccanismi di difesa contro l’angoscia, in cui l’avvenimento che ha originariamente causato un trauma psichico viene ripetuto, indefinitamente, in forma mascherata  ed inconsapevole (leggere:Totem e Tabù).
Mircea Eliade, storico delle religioni, ha interpretato,al contrario, la ripetizione rituale come un meccanismo simbolico, attraverso cui si realizza la restaurazione del tempo mitico delle origini e l’uomo viene proiettato nell’epoca mitica della creazione del cosmo.
Uno dei contributi più significativi sullo studio simbolico dei rituali è stato apportato da Turner della scuola di antropologia sociale britannica.  Questi sostiene, in sintesi, che per mezzo dei simboli rituali vengono periodicamente ricreate le categorie attraverso cui gli uomini percepiscono la realtà, i fondamenti su cui si poggiano la struttura della società e le leggi che governano l’ordine naturale e sociale. Inoltre,  anche  la trasmissione di queste conoscenze ed esperienze dalle vecchie alle nuove generazioni avviene all’interno di contesti rituali e simbolici.
La periodicità e ripetitività  del rito si riconnettono, infine, al modo in cui il Tempo viene concepito e categorizzato nelle diverse culture umane. I grandi riti stagionali che coinvolgono l’intera collettività (come, ad esempio, la Danza del Sole degli Indiani delle praterie) sono legati ai cicli astronomici ed alle attività economiche (caccia, agricoltura, pesca e rivelano la presenza di un computo del tempo fondato sugli eventi del mondo naturale. I Riti occasionali, come i Riti di Passaggio (Van Gennep), sono  invece legati, soprattutto, al ciclo della vita individuale ed al processo di formazione culturale dell’essere umano ed il significato di introdurre l’individuo nel contesto sociale del gruppo e sono tra i riti più complessi che esistano. Non ultimi, nella religione cattolica, i Riti della celebrazione eucaristica, dell’amministrazione dei sacramenti, ed altri, regolati da precise norme e descritti dai libri liturgici (messale ecc.).

Nando Carrescia

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