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Innocente a Palazzo D’Auria

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Si è inaugurata, presso Palazzo D’Auria II, la mostra “A prescindere…” di Dino Innocente che rientra nel progetto Intramoenia Extrart che invitava gli artisti a permanere nelle città che avevano accolto le loro opere, anche per incontrare chiunque fosse interessato ad un rapporto più diretto con l’artista, studenti delle Accademie in primis.

L’evento, curato da Giusy Caroppo, raccoglie varie opere dell’artista veronese come “100 giorni e 100 notti” (1999) realizzato con tecniche di collages e assembleages che mostra tutto quello che, in 100 giorni e 100 notti, appunto, bombarda la nostra mente attraverso la televisione; “Sipario”(2006) un’installazione che rievoca quella di grandi dimensioni “Lettere della memoria" per cui Innocente è considerato dadaista, visto che tutto sembra molto spontaneo ma,  in realtà è tutto studiato per richiamare alla mente momenti passati; “A prescindere…” (2006) ancora un’istallazione, ancora richiamo ad una precedente e in grande scala; e infine due sculture in piombo “Cedro del Libano “ e “King Kong” entrambe del 2006.

C’è nella sua produzione una linea un pò noir, pessimistica e, anche se l’artista dichiara di essere obbiettivo, ricorrono spesso scheletri, immagini violente e, addirittura, giochi per bambini usati per realizzare le interiora dei personaggi di “A prescindere…”, Innocente sostiene però di mostrare solo quello che è il tempo in cui vive, senza alcuno scopo secondario, non vuole educare o spingere a riflettere, anche se poi lo fa ugualmente, ma si serve di ciò di cui è circondato per testimoniare il suo tempo.

Nel corso del vernissage sono stati anche proiettati due video: “Red cross” che mostra scene di violenza riferendosi soprattutto alle guerre e mostrando le condizioni strazianti e dolorose della gente comune; “Il nudo corpo” una performance in cui Innocente “costruisce” un corpo con del pane, invitando poi gli spettatori a mangiarlo e, per quanto l’artista rifiuti, come caratteristica di ogni artista, di essere etichettato, anche qui c’è un chiaro richiamo al Dadaismo, stavolta di casa nostra, con Piero Manzoni che realizzò “Consumazione dell’arte dinamica” in cui offrì ai visitatori delle uova sode marcate con la sua impronta digitale.

Dunque rifiuta le etichette Innocente, ma ne ha ricevute comunque, da dadaista ad appartenente del secondo futurismo; rifiuta le etichette perché non ha un modello, il suo modello è l’arte, così come non ha una tecnica privilegiata ma, di volta in volta, in base all’idea che dell’opera ha nella sua mente, sceglie il mezzo, lo strumento che meglio crede riuscirà a concretizzare quel concetto astratto.

 

Berenice Di Matto

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