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Il simbolismo della mietitura

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Il nome della stagione, Estate, deriva dal verbo latino aestuare cioè avvampare. E’ il tempo in cui giungono a maturazione le messi ed i frutti e dove i raggi del sole stendono una luce dorata sul luglio immobile nella calura.
Cantava Gabriele D’Annunzio:
“Bonaccia, calura
per ovunque silenzio
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perduta è ogni traccia
dell’uomo. Voce non suona
se ascolto. Ogni duolo
umano m’abbandona.
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Vari i proverbi. Per i popoli del Nord e delle zone temperate l’estate è vissuta  nel suo splendore e nell’opulenza come una benedizione divina:
“L’estate è la manna dei poveri”, dice un proverbio di luglio, cui corrisponde, in agosto, “La prima acqua d’agosto pover’uomo non ti conosco”, ovvero sta per ricominciare la vita grama.
Nelle regioni meridionali, l’estate è soprattutto il tempo della calura che invita a non compiere sforzi eccessivi. Cosicché, un tempo si diceva:”D’Agosto moglie mia non ti conosco”, ovvero si sconsigliava agli uomini di assecondare le voglie delle loro compagne. Un proverbio in latino maccheronico recita: “Quando sol est n Leone/ pone mulier  in cantone /bibe vinum cun sifone “, cioè a garganella.
All’inizio dell’estate si miete il frumento, un’operazione impregnata un tempo di sacralità e, perciò, accompagnata da riti ispirati alla credenza che nel raccolto si manifestasse una forza o potenza sacra chiamata il “Vecchio” dagli Arabi, dai Serbi e dai Russi, oppure “Madonna del grano” nei paesi anglo-germanici e “Madre della Spiga” dagli Slavi. Questa forza attiva si credeva incarnata nell’ultimo covone o nelle ultime spighe i cui granelli si mescolavano alla semente autunnale per garantire un buon raccolto l’anno seguente.
L’usanza, quasi scomparsa, di gettare in acqua un fantoccio vegetale oppure di bruciarlo era la eco di un rituale arcaico che implicava un sacrificio umano. Si identificava lo Spirito del grano in un forestiero che attraversava i campi durante la mietitura, oppure nel mietitore che tagliava l’ultimo covone, o in una vittima scelta secondo un rituale. Costui veniva ucciso e bruciato, e  le sue ceneri sparse nei campi per fertilizzarli. Si sacrificavano anche animali, simboli dello Spirito del grano: lupi. Galli capre, tori, buoi.
Già nei tempi antichi il sacrificio umano, in occasione della mietitura, era solo un vago ricordo, riattualizzato simbolicamente nelle cerimonie incruente descritte. Sia il sacrificio arcaico che i riti che lo avevano sostituito erano la ripetizione della creazione, del sacrificio iniziale di un gigante primordiale o di un animale mitico, come il toro, dal cui corpo si formarono i mondi e spuntarono le erbe. Spiega Mircea Eliade. “il rituale rifà la creazione, la forza attiva nelle piante si rigenera mediante una sospensione del tempo  e mediante il ritorno al momento iniziale della pienezza cosmogonia. Il corpo della vittima ridotto in pezzi coincide con il corpo dell’essere mitico primordiale che diede ai semi con il suo smembramento rituale”.
Di questi sacrifici rimane una eco anche nella corrida che altro non è se non il ricordo o il memoriale sbiadito de sacrificio primordiale del toro mitraico. Non casualmente, la prima corrida della stagione, in Spagna, si svolge nella domenica della Resurrezione, quasi ad evocare la Crocifissione intesa come creazione. Una “figura” del torero si chiama “el pase de Veronica”  e consiste nel roteare la cappa intorno a sé metre l’animale la segue affondando la testa: il torero si comporta, con la futura vittima, come la leggendaria pia donna che offrì il suo velo al Cristo durante la sala al Calvario.
Ma anche la spiga è una prefigurazione del Cristo, Spiga Divina che muore per generare e rigenerare.
La mietitura era seguita da feste di ringraziamento nella forma di orge rituali, la cui funzione era di rendere possibile, riattualizzando il caos mitico anteriore alla creazione, il rinnovamento del ciclo agricolo. Tali orge furono stigmatizzate da molti concili e, a poco a poco, vennero frenate e corrette in feste più accettabili dalla cristianità, anche se eccessi e sregolatezze continuarono sino ala soglia del 1900. Oggi si sono trasformate in fiere e sagre.

Nando Carrescia

Leggi anche Il tempo della mietitura (del 13/06/2006)
[ndr: conosci un proverbio o una tradizione particolare? scrivila nel commento, aiutiamo a tramandare le nostre radici..]

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