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After Job, affrontare il problema della disoccupazione giovanile

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Alcuni momenti dell'incontro

Il Progetto Policoro della Diocesi Lucera-Troia, in collaborazione con la Caritas Diocesana, la Pastorale sociale del Lavoro e l’equipe di Pastorale Giovanile Diocesana, ha organizzato presso il pub ‘Lupus in fabula’ di Lucera, domenica 13 febbraio 2011, alle ore 19,30, un incontro su Giovani-Vangelo-Lavoro.
After Job il nome di questa iniziativa, pensata per discutere i problemi della disoccupazione giovanile, sorseggiando un aperitivo e sgranocchiando qualche stuzzichino.
Ospiti della serata: Irene Milone, presidente del “Consorzio Nuvola”, della Diocesi di Oria, Antonio Petraroli, delegato regionale del MLAC (Movimento Lavoratori di Azione Cattolica) e tutor del Progetto Policoro della Diocesi di Brindisi-Ostuni, Suor Erika Perini, delle Operaie della Santa casa di Nazareth.
Ha aperto il dibattito Mons. Angelo Casile, direttore nazionale dell’Ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro della CEI, il quale ha spiegato cosa sia e come nasce il Progetto Policoro. Si tratta di un’iniziativa nata nel 1995 a Policoro, in provincia di Matera, grazie al sogno di un sacerdote, don Mario Petti, che ha l’obiettivo di educare a una coscienza nuova nei confronti del lavoro. Il lavoro, infatti, non è un castigo, ma una benedizione di Dio, perché ciascuno di noi coopera all’azione di Dio, ha affermato don Angelo, elencando i quattro punti cardine del Progetto Policoro: LAVORARE INSIEME, EVANGELIZZARE, EDUCARE, ESPRIMERE IMPRESA.
Don Angelo ha concluso il suo intervento ricordando, che quello di Lucera, è solo il primo di cinque appuntamenti, che si svolgeranno in altrettanti paesi della nostra diocesi.
Il confronto con i testimoni è stato moderato da Marco Esposito, il quale ha posto a questi ultimi alcune domande, che sono servite per far raccontare loro la propria esperienza all’interno del Progetto Policoro.
Alla domanda: CHE COS’E’ IL LAVORO?, suor Erika ha risposto basandosi sulla sua precedente attività lavorativa all’interno di un’azienda metalmeccanica, in cui si producevano stampi in vetroresina. “Il lavoro a volte viene percepito come qualcosa di pesante”, ha detto suor Erika, “ma io ho avuto la possibilità di vedere nell’ordinario lo straordinario luogo in cui si scopre la bellezza della donna e dell’uomo. Il lavoro è una grande opportunità di crescita, non bisogna subirlo ma viverlo. Non importa il lavoro che si fa’, ma che lo si faccia con amore”.
Irene e Antonio, invece, per rispondere al quesito, hanno raccontato la loro storia lavorativa.
Irene, più di dieci anni fa’, ha deciso di abbandonare il contratto a tempo indeterminato nella scuola, per abbracciare l’esperienza del Progetto Policoro. “Ho deciso di scegliere l’amore per il mio lavoro” ha dichiarato, “mi alzo la mattina, senza fare fatica e mi arrabbio contro il tempo, perché le cose da fare sono tante. La scommessa più grande è stata quella di rimanere nella mia terra, per combattere la disoccupazione giovanile con varie iniziative”.
Antonio è direttore di una società chiamata Casa del sole, che ha tre strutture ricettive nella sua diocesi, ma è anche un avvocato. Si è inserito in un contesto nel quale guadagna meno, ma fa’ quello che gli piace fare. “A noi giovani”, ha dichiarato, “hanno inculcato il pessimismo e una visione distorta delle cose. Col Progetto Policoro ne ho viste di tutti i colori; la cosa peggiore è costatare l’inattività dei giovani. Nelle parrocchie trovavo ostilità culturale e vittimismo. Io guadagno solo 200 € in più rispetto ai miei operai, ma lavorare nella società mi piace più che fare l’avvocato, mi sento libero. I soldi ti danno la felicità sul momento, ma questo tipo di lavoro dà molto di più. E’ una questione di stile!”.
Si è poi discusso sul rapporto giovani-chiesa-lavoro, chiedendosi COSA L’ESPERIENZA ECLESSIALE PUO’ DARE A UN GIOVANE CHE SI AFFACCIA AL MONDO DEL LAVORO?
Hanno risposto all’interrogativo Antonio e suor Erika; il primo  ha espresso il suo pensiero in questi termini: “Il lavoro serve a dare un contributo alla società, per questo è importante per la Chiesa. Oggi si è perso di vista l’uomo, che viene considerato come un numero. Valore aggiunto è lo stare insieme, perciò chi vive l’esperienza di associazione e cooperazione ha qualcosa in più. Noi come Chiesa dobbiamo essere più propositivi, altrimenti i giovani non riusciamo a intercettarli”.
Per suor Erika la Chiesa prende posizione nel mondo del lavoro “ mettendo al centro il valore dell’uomo, senza intaccare la libertà dell’altro. E’ questo il compito della Chiesa, mettersi accanto alla persona”.
A conclusione Irene ha parlato del Consorzio Nuvola. E’ nato nel 1999 per dar lavoro ai giovani. Il primo presidente del Consorzio è stato Giuseppe Milone. Inizialmente comprendeva quattro cooperative sociali, mentre oggi ne conta quindici, che danno lavoro a tantissimi giovani, che hanno colori e religioni diverse. Il Consorzio permette la sopravvivenza delle cooperative, attuando iniziative in periodi di grande crisi, come il Contratto di solidarietà, che prevede la diminuzione di tutti gli stipendi dei membri, per evitare licenziamenti.

Maria Rosaria Pappani

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