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Il circolo “la Merlettaia” mostra la ricerca e scambio dell’ Ergastérion di Michele Lella

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Le 6 artiste La presentazione L'inaugurazione

Martedì 9 giugno presso il Circolo “la Merlettaia” in via Arpi a Foggia è stata inaugurata la mostra “Ergastérion” del Laboratorio di arti visive di Michele Lella visitabile fino al 23 giugno dalle 19-30 alle 21-30; ad esporre assieme al maestro Cristina Catenazzo, Baldina De Vita, Maria Fortarezza, Graziella Fraschini, Chiara Galiotto e Rosa Rago.

L’idea di questo laboratorio nasce nel 1993 per “la necessità di condividere con gli altri le pratiche artistiche e dalla concezione di arte come esperienza di conoscenza di se stessi e della realtà”, un luogo in cui imparare da chi sa di più, mettersi in discussione scoprendo - attraverso il confronto con gli altri – una parte di se.

Lo scopo dunque più che diventare esperti nelle diverse tecniche è scambiarsi opinioni ”imparando gli uni dagli altri” dice Lella.

Nel laboratorio ogni artista asseconda la propria indole approfondendo le tecniche affini al linguaggio verso il quale si sente più predisposto, senza escludere però la possibilità in corso d’opera di esplorarne di nuovi.

Bella la collaborazione e l’affiatamento tra i vari artisti che nel corso dell’inaugurazione promuovevano al pubblico le opere degli altri con la stessa enfasi con cui descrivevano le proprie, risultato di un ambiente di “lavoro” effettivamente stimolante e nel quale ognuno riconosce il valore e l’impegno dell’altro testimoniato anche dalle strisce fotografiche esposte.

La prima sala ospita le opere di Cristina Catenazzo che nelle nature morte è fortemente legata alla realtà mentre nelle incisioni libera la fantasia presentando alberi animati, Chiara Galiotto musicista oltre che pittrice, che inserisce elementi della quotidianità nelle sue moderne nature morte e Baldina De Vita che si lascia sorprendere dalle visioni “nuove” di oggetti giornalmente incontrati ma che in base ad un diverso stato d’animo possono apparire completamente diversi e portatori di significati prima impensabili; nella seconda sala la gioiosa astrazione di Rosa Rago fondata sulla vitalità del colore puro che rappresenta la vita e tutta la sua bellezza, il fascino dell’acqua nelle originali opere di Maria Fortarezza che ne rendono tutto il movimento e la magia, l’Africa di Graziella Fraschini vissuta e raccontata attraverso le incisioni, le sculture in terracotta e le decorazioni delle donne africane ed infine il mondo classico che rivive nei vasi finemente decorati e nelle sculture che imitano il bronzo e il ferro del maestro Michele Lella.

Durante la presentazione Katia Ricci ha spiegato il titolo “Ergastérion”, laboratorio in greco, scelto per evocare la concretezza degli incontri di questo gruppo e la classicità a cui lo stesso Lella si ispira nella realizzazione delle sue opere; una sorta di “bottega” in senso moderno dunque nella quale non si parla di arte in senso concettuale ma proprio in quella chiave di “lavoro”, praticità, cooperazione e soprattutto scambio di conoscenze nella piacevolezza dello stare insieme ricercando la propria forma espressiva.

Ha spiegato Lella di come l’arte sia una necessità interiore e del lungo viaggio che l’artista intraprende alla ricerca della propria forma espressiva nel corso del quale può succedere qualcosa di inaspettato che lo porti a cambiare rotta; un “viaggio fatto soprattutto di ascolto perché le opere d’arte sono parlanti”.

Quindi “ascoltare” ed assimilare per poi cominciare il proprio personale percorso attraverso la sottrazione di ciò che è superfluo ed estraneo all’espressione di se per poter giungere finalmente a sentire davvero quello che si realizza, a cogliere in esso qualcosa che va oltre e che rappresenta appunto una necessità interiore.

 

Berenice Di Matto

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