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Paidòs Lucera: il progetto ADE è terminato, ma cosa ne sarà di questi bambini e del bel lavoro di prevenzione del disagio fatto in questi anni?




L’assistenza domiciliare educativa, il servizio portato avanti dal 2009 dalla Cooperativa sociale “Paidòs” di Lucera è nata per scoprire, affiancare e tutelare minori fino ai 15 anni che si ritrovano in situazioni di pre-disagio o difficoltà socio-culturali reversibili. L’A.D.E. – Assistenza Domiciliare Educativa - è stata finanziata dal Piano Sociale di Zona dell’Ambito Territoriale inerente all’Appennino Dauno Settentrionale. Essa in questi 9 anni si è posta l’obiettivo di supportare i minori segnalati dai servizi sociali, dalle scuole o dalle stesse famiglie in quanto inseriti in una situazione problematica; supportare i minori sì, ma all’interno del proprio contesto familiare e sociale presentandosi pertanto come un supporto momentaneo sia per costoro che per le relative famiglie, per agire trasversalmente sulla dinamica problematizzante senza allontanarsi o delocalizzarsi dalle motivazioni che hanno spinto alla segnalazione, per agire quanto più sulle stesse. L’assistenza domiciliare educativa non ha operato da sola, ovviamente la partnership con l’Ufficio di Piano dell’Ambito Territoriale è stata fondamentale per il funzionamento della stessa, ma per garantire la massima qualità del servizio offerto, essa ha collaborato strettamente anche con i Servizi Sociali dei paesi aderenti al progetto, con le Amministrazioni Comunali, con i Servizi dell’Asl e con le scuole.

L’A.D.E. è stata il filtro o il centro di smistamento delle problematicità sociali, smistamento che ha indotto alla scomparsa o all’attenuazione della problematica o alla presa in carico delle segnalazioni da parte dei servizi più adatti per lavorare quanto più efficacemente sulla stessa. Questa seria e distaccata premessa è esattamente ciò che il servizio rappresenta in sé, ma dirla in questi termini tanto asettici quanto da “adulti”, non induce alla scoperta della quantità incredibile di parole ed azioni che si cela oltre le tre sole lettere che compongono il suo acronimo A.D.E.  Spesso si è soliti trattare il disagio quando esso si è già manifestato e ha già portato con sé tutte le difficoltà e le sofferenze che un ragazzo o un bambino a volte da soli sono tenuti ad affrontare, trattare il disagio minorile spesso è sinonimo di sentenze, tribunali, processi, trattare il disagio insomma è sinonimo dell’aumento dei presupposti per il disagio stesso. Prevenirlo significa difendersi dal problema, impedire che si manifesti o quanto meno rendere coloro che lo devono affrontare quanto più disposti e capaci a quella plasticità che occorre per affrontare le avversità che la crescita porta con sé, quella capacità di sperimentare, di mettersi in gioco, di cadere e di capire come rimettersi in piedi. Questo è ciò che L’A.D.E. realizza da anni, non si è mai pensato di agire “sul” ragazzo ma di educare il ragazzo, la sua famiglia e la comunità che lo circonda ad affrontare una quotidianità problematica, di condurli alla scoperta degli strumenti e delle strategie più opportuni per risolvere le situazioni, essa ha rappresentato il mezzo per non lasciare da soli i ragazzi e le famiglie in situazioni difficili. L’A.D.E. è un importantissimo strumento di prevenzione e così come per le malattie la prevenzione può salvare “dall’inevitabile”, così i problemi di un ragazzo dovrebbero essere ascoltati e dovrebbero essere anticipatori di un aiuto dato senza attendere che il problema si cronicizzi e diventi incurabile. L’A.D.E. è un insieme di professionisti, di ragazzi, di problemi, di sorrisi e di pianti.

L’A.D.E è il modo per dimostrare ad una società in eterna crisi come una cooperativa da sola sia riuscita a creare lavoro per tantissimi giovani laureati e sia riuscita a seguire 157 tra bambini e ragazzi non solo di Lucera ma di quasi tutti i paesi del Subappennino, e questo se si considera solo il periodo che va dal 2012 al 2016, altrimenti i numeri tenderebbero ad aumentare considerevolmente. Ma sostanzialmente cos’è l’A.D.E e cosa fa? L’Ade è l’educatore che il pomeriggio aspetta un bimbo o un ragazzo a scuola, è l’educatore che parla con lui, che gli chiede di com’è andata la giornata, dei disegni che ha realizzato a scuola, del litigio con il compagno, dei discorsi meravigliosi sulla quotidianità che spesso a casa appaiono troppo banali ed inutili; dell’interesse vivo per le parole amare sulla partita di pallone in cui ha sbagliato il rigore decisivo, del litigio di mamma e papà, della difficoltà a leggere i numeri sul libro di matematica, delle lettere che si accavallano sul libro di antologia, del perché i compagni di classe dicono “scemo”, “sei diverso”, “non ti vogliamo”… L’A.D.E. è il “Giorgio, la Giovanna o il Felice” che piangono in bagno perché non hanno amici, perché il papà non c’è a casa, perché mamma e papà non hanno soldi, “perché dicono che andare a scuola non serve a niente”. L’A.D.E. è l’emarginato dalla scuola, è il ragazzo che sembra non riuscire a leggere o a scrivere ma che riesce a comporre versi bellissimi sull’amore, sulla solitudine, sull’amicizia, è il ragazzo che non riesce ad immaginare un mondo magico tutto suo perché i grandi gli hanno detto di essere serio. L’A.D.E. è la perseveranza della Paidòs di “Essere dalla parte dei bambini, sempre!” il che non invita ad una legittimazione di qualunque azione commessa da un minore, ma che invita ad una propensione verso la ricerca costante di ciò che serve per creare i presupposti di un presente e di un futuro più adatti e giusti per i suoi ragazzi.  L’A.D.E. è il fare i compiti insieme, è la ricerca della risoluzione al problema di matematica che neanche l’educatore sa risolvere, è il rimprovero per quello sbaglio, è il doversi fronteggiare con famiglie meravigliose che aprono le porte di casa e lasciano che la novità e la scoperta li travolga così com’è il sentirsi chiudere la porta o il telefono in faccia, è l’attesa di ore ed ore ad aspettare a scuola sperando che “questa volta, il bambino verrà”, è il sentirsi dire “Devi fare il Doposcuola, devi pensare a fargli fare i compiti! Non mettergli in testa strane idee come giocare e sognare! Queste cose non ti danno da mangiare”, è il sorriso umile di una mamma che ringrazia senza proferir parola. A.D.E. alle volte è la delusione di non esserci riusciti a migliorare la situazione, essa è la voglia di ascoltare quello che i ragazzi hanno da dire, è la voglia di accogliere, di “tirar fuori”, di sorridere, di togliersi le scarpe e di giocare a nascondino, di creare una tenda di sciarpe, cappotti e sedie che funga da macchina del tempo per portare sulle ali della fantasia, nella jungla, sulle piramidi, in una foresta piena di dinosauri un bimbo che non ha mai viaggiato neanche con l’immaginazione. L’Assistenza educativa quindi non è solo il fare i compiti assieme, parlare con i professori o con i maestri di quello che non va a scuola. L’A.D.E è la formazione continua che la Paidòs richiede, attraverso professionisti del settore, ai propri educatori, l’A.D.E è la sua capacità di seguire e supportare gli stessi nelle difficoltà, di non lasciarli mai da soli.

L’A.D.E. è la porta aperta a cui poter bussare per chiedere aiuto, è la fermezza di dover dire no in alcuni casi, è l’ingrato e faticoso compito di dover dire no per pensare ai casi più gravi ed il dover stare attenti ai conti, è l’arrangiarsi in stanze buie e senza corrente pur di stare assieme ai ragazzi. L’A.D.E. non è il doposcuola o l’allenamento didattico per condurre i ragazzi verso il miglioramento dei voti, è un viaggio di 36O° nel “mondo” dei ragazzi per scoprire, studiare e giocare, è un lavoro che non è prerogativa solo dell’educatore, perché il viaggio lo si fa in due e lo si fa insieme; è un tuffo nella mente di un ragazzo e una risalita lenta verso il bagliore della conoscenza. L’A.D.E. è la volontà di attribuire al tempo da trascorrere insieme una valenza più ardita, è la voglia di cimentarsi in laboratori e attività in cui i ragazzi possano esprimere la propria creatività e la propria essenza. Dai laboratori in cui si crea un addobbo da appendere all’albero di Natale che si trova nella piazza principale perché c’è chi non sa neanche cosa sia il Natale, ai laboratori per sperimentare le proprie emozioni, per giocare, ridere o ballare tutti assieme. L’A.D.E è la voglia di realizzare le attività più “folli”. E’ la produzione di un cortometraggio che affronti il tema del bullismo (Il ragazzo con il pallone, guarda il video) , che veda recitare e partecipare gli stessi ragazzi, è la composizione della relativa colonna sonora (Un sogno nella testa, guarda il video); è il corto che risulta vincitore della 10° Edizione di “Corto e Cultura” come Miglior Corto Scuola (leggi l’articolo collegatoe guarda il video). E’ la realizzazione di laboratori di cucina, di scoperta delle abilità manuali dei bambini per la realizzazione di pasta e prodotti genuini gustosi da mangiare seduti a tavola tutti assieme, è la creazione di laboratori di educazione all’economia domestica, di laboratori incentrati nella scoperta dell’autonomia e del gioco come esperienza empatica di socializzazione e che coinvolgono le meraviglie del nostro territorio come il gruppo scout di Lucera, o i Clown Dottori dell’associazione Il Cuore Onlus di Foggia. E’ la voglia di trascorrere una giornata assieme ai nonni della casa di riposo della Fondazione Palena per giocare assieme a loro, per non farli sentire soli ma ancora capaci di far sorridere un bambino e che fanno scoprire ad un bambino la valenza del sorriso di un nonno. E’ la voglia di scrivere e produrre un brano musicale (guarda il video) che raccolga le speranze dei ragazzi verso il proprio futuro, verso la paura dell’essere lasciati soli, la gioia di avere finalmente un gruppo di amici; è il riuscire a passare giornate al mare tutti assieme, è la voglia di imparare a nuotare e di imparare a fidarsi non perché “li si impedisca a tutti i costi di cadere, ma perché si è lì pronti per farli rialzare”- E’ lo scoprire quanto è bello il nostro paese, i suoi monumenti, i suoi vicoli stretti, e i suoi antichi palazzi. L’A.D.E. sono i nostri ragazzi che preferiscono attribuire alle sue tre lettere un’altra valenza: Affetto, Divertimento, Euforia; Allegria, Diversità, Educazione; Amore, Donare, Eccezionalità; Adolescenza, Dedizione e Esempio, parole modificano la sua essenza adulta per divenire propria del mondo dei ragazzi.

L’A.D.E. non è il riuscire con tutti, in alcuni casi il lavoro non va buon fine, ed è davvero duro dover rinunciare perché non vi sono strumenti o alternative, l’A.D.E. non è onnipotenza, è la comprensione dei propri limiti e il cercare di fare sempre di più anche dopo una brutta delusione. L’A.D.E. è comprendere che i ragazzi prima o poi bisogna lasciarli andare per fare in modo che camminino da soli, perché l’obiettivo alla base del progetto è questo, diventare autonomi, imparare a cadere, imparare a sognare, modificare la speranza finalizzata all’aspettativa in azione e ricerca. L’A.D.E. è l’assistenza domiciliare educativa ma se esplorata racchiude in sé molto di più…l’A.D.E. è stato il sentire le parole preoccupate dei nostri ragazzi, il sentire le loro richieste sulla possibilità di rivedere i propri educatori e di non lasciare che il tutto finisca così. L’A.D.E. è la voglia di non lasciare che l’emergenza educativa, che genera bullismo, dispersione scolastica, Non-cultura e comportamenti devianti che un giorno graveranno e intaseranno i sistemi giuridici, diventi inguaribile. L’A.D.E. è messa in discussione, creatività, follia e lavoro ma è soprattutto voglia di non smettere di lottare per il nostro futuro.
 
Chiara Pittari
Educatrice A.D.E.
www.paidos.it

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