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Santa Maria Patrona di Lucera in processione per la città - Fotogallery Anno 2015


La statua della Vergine Maria in processione
Il sindaco Antonio Tutolo e le autorità al seguito


Nonostante il tempo incerto e i dubbi corsi tra la popolazione, 'la processione si fa o non si fa?', ieri pomeriggio, puntuale, Santa Maria Patrona ha percorso le strade di Lucera. Il timore era che si ripetesse la scena del 2014, quando, nemmeno a metà del percorso, la Madonna fu costretta a rifugiarsi a causa della pioggia prima nei pressi della struttura del pronto soccorso per poi rientrare frettolosamente in Cattedrale. 
Gli sguardi al cielo nuvoloso sono stati alzati da tutti i lucerini, trepidanti di attesa per il passaggio della Vergine Maria.

Il momento della processione è sicuramente quello più atteso dai fedeli e, dopo la delusione dello scorso anno, tanta è stata la partecipazione del popolo, commossa al Suo passaggio. Non è semplice spiegare a chi non crede il forte legame che esiste tra la Santa Patrona e i lucerini, un legame che ha radici antiche, tradizioni secolari, che viene tramandato fin dai primi anni di vita del bambino, che fa sentire protetti dalla Sua Grazia. Non pochi interpretarono come segno nefasto l'interruzione del Suo passaggio nel 2014, ricollegando la fermata della statua proprio nei pressi dell'ospedale che è in fase di ridimensionamento; un caso o un segno della Volontà Celeste?

Quest'anno la Madonna ha sfidato il maltempo e compiuto per intero il Suo percorso. Finalmente è stato portato a termine il programma previsto dal Comitato di Porta Foggia, con canti e fuochi pirotecnici. Vogliamo interpretarlo come l'augurio che Lucera riesca presto a superare i suoi problemi nonostante le tante difficoltà. A Lei dedichiamo la fotogallery della processione che mostra la folla presente al Suo passaggio e al seguito.
Di seguito anche una breve storia che racconta le origini del culto di Santa Maria Patrona di Lucera.
(p.r.)
 
Come nasce il culto di Santa Maria Patrona di Lucera
 
Prima dell'anno 60 d.C. l'apostolo Pietro, di passaggio per Luceria, città romana, fondò una delle prime comunità cristiane italiane. Dopo aver convertito un gran numero di lucerini, battezzandoli nelle acque de fiume Vulgano, pose a capo della nascente diocesi di Luceria, il lucerino Basso, primo vescovo della città. Basso, uomo pieno di zelo, fu martire cristiano sotto l'imperatore Traiano (112 circa). Dopo anni di sede vacante, nel 251 papa Cornelio I mandò a Lucera Pardo. Uomo pio e devoto, consacrò la città al cristianesimo, riuscendo ad edificare la prima Cattedrale della città nell'attuale Piazza San Giacomo, dedicandola a “Santa Maria”, al cui interno fece seppellire il corpo di Basso. Fu così che a Luceria si registrò l'inizio della devozione alla Madre di Gesù; difatti Pardo fece edificare anche una piccola cappella in onore di Santa Maria della Spiga, sui resti di un tempio romano, nella zona nord della città. Dopo 13 anni di episcopato, Pardo si spense 17 ottobre 264 e venne sepolto nella Cattedrale, accanto a Basso. A seguito della distruzione bizantina del 663 d.C., Luceria, la vecchia chiesa fu saccheggiata e i corpi dei santi vescovi furono trafugati.
 
Nel 743 d.C., sulle rovine della città arrivò il vescovo Marco II. Il patriarca partecipò al Concilio di Roma del 22 marzo 744, chiedendo a papa Zaccaria aiuti e preghiere per il popolo lucerino. Al suo ritorno a Luceria, portò con sé i monaci Benedettini e una statua della Vergine Maria. La Cattedrale, semi distrutta, fu restaurata e in un altare fu collocata la statua della Vergine, che da quel giorno venne invocata come protettrice della città.
Nel 1182 la Santa Sede autorizzò la costruzione a Lucera della seconda cappella e di un monastero dedicati a Santa Maria, sempre nel rione San Giacomo, e affidata sempre ai padri Benedettini.
 
La venerazione dell'icona bizantina continuò fino all'avvento di Federico II e dei suoi seguaci, i saraceni. Nel 1223, difatti, l'Imperatore deportò a Lucera numerosi musulmani, lasciandoli liberi di professare la propria religione islamica. Il colpo fu duro per la cristianità locale, che vide improvvisamente scomparire tutto quello che aveva costruito nei secoli. Anche le chiese furono distrutte e al loro posto costruire numerose moschee. La città fu detta "Luceria Saracenorum". I dodici cristiani rimasti in città assieme al vescovo, subivano le molestie dei saraceni e temevano per la venerata statua della Vergine Maria. Fu così che, per paura di eventuali saccheggi, nascosero in un posto sicuro, detto “Tribuna”, l'icona della protettrice. Si pensa in un pozzo o in un sotterraneo fuori le mura della città.
 
I pochi cristiani rimasti riuscirono a tramandare la devozione alla Vergine, fino all'arrivo dei d'Angiò. Carlo II d'Angiò, uomo molto devoto, nell'anno del 1º Giubileo della storia, 1300, cedette alle insistenze di papa Bonifacio VIII e organizzò la "Crociata Angioina": Luceria, dopo un lungo e astuto assedio condotto da Giovanni Pipino da Barletta, venne distrutta tra il 15 e il 25 agosto 1300; la tradizione vuole che la Vergine Maria sia scesa in campo a favore dei d'Angiò, osteggiando le truppe saracene con immensi sciami di moscerini, portando la vittoria giusto nel giorno dell'Assunzione della Vergine al Cielo. Le mura e le moschee furono abbattute e molti abitanti musulmani massacrati o venduti come schiavi. La statua della Vergine, nascosta per anni in un tempietto di legno, tornò alla luce e portata in processione nella festosa piazza centrale della città. Da quel fatidico giorno però le sue tracce si persero per sempre.
 
Luceria, in pochissimo tempo, fu ripopolata di cristiani e fu rinominata "Civitas Sanctae Mariae" (città di Santa Maria). Al posto della Moschea principale, demolita, venne costruita, sotto la guida di Pierre d'Angicurt, la Cattedrale dell'Assunta, una maestoso esempio di stile gotico prettamente angioino, con richiami all'antico romanico. Nel 1301, Carlo II d'Angiò fece giungere in città una nuova statua della Vergine, detta Santa Maria della Vittoria, alla quale donò simbolicamente le chiavi della città nel 1304, istituendo la festa in suo onore, da celebrarsi ogni anno con la massima partecipazione del popolo e alla quale sua moglie Maria d'Ungheria offrì una grande collana d'oro. La statua fu collocata nella Cattedrale e da allora invocata come Santa Maria Patrona di Lucera. Anche lo stemma della città venne modificato da Carlo II d'Angiò che volle inserire se stesso qual leone passante, tenente nella branca anteriore destra una banderuola con l'effigie della Vergine Patrona.
 
Per riportare la cristianità nella città, Roberto d'Angiò fece giungere da Avignone (il papato in quegli anni non era a Roma) a Santa Maria il vescovo croato domenicano Agostino Kazotic che in un solo anno riuscì a convertire il popolo lucerino. Nel 1323 però venne ferito da un saraceno e a seguito delle ferite riportate morì il 3 agosto dello stesso anno. Secolo dopo fu elevato agli onori degli altari; ad oggi è Beato.
La forte devozione filiale verso Santa Maria non lasciò mai il popolo di Lucera, che si sentiva protetto dalla Patrona, grazie a vari accadimenti miracolosi con la quale la Vergine si manifestava.
 
Il 4 dicembre 1456 un terrificante movimento tellurico sconvolse la Capitanata. La città di Lucera subì gravi perdite e danni (fra cui probabilmente la parte superiore del campanile del Duomo), ma restò in piedi, a differenza dei centri limitrofi andati completamente distrutti. La popolazione attribuì lo scampato pericolo alla protezione di Santa Maria Patrona.
 
A seguito del forte terremoto del luglio 1627 con epicentro San Severo, a differenza delle città vicine andate completamente distrutte, Lucera ebbe solo alcuni danni alle abitazioni. I lucerini sentirono la protezione di Santa Maria Patrona.
 
Nel 1642 il viceré spagnolo Ramiro Guzman assegnò la città Lucera in feudo al conte Mattia Galasso, su ordine del re Filippo IV. La città subì quindi l'abolizione di tutti i privilegi conferitigli da Carlo II d'Angiò. I lucerini si rivolsero nuovamente a Santa Maria per chiedere la liberazione della città, che finalmente il 20 dicembre 1491 fu dichiarata “città libera, in virtù del potente patrocinio di Santa Maria.”
 
Il devastante terremoto del 1731 con epicentro Foggia, distrusse tutti i paesi della provincia di Lucera, che invece rimase inspiegabilmente in piedi. Anche in questo caso i lucerini vollero ringraziare la Madre Celeste istituendo il “terraggio di Santa Maria”.
 
Nel 1799 Lucera attraversò il turbine degli eventi scaturiti dalla proclamazione della Repubblica Partenopea. La città fu raggiunta dal generale francese Duhesme, che cercò di trattare pacificamente con il popolo lucerino, affinché accettasse l'ingresso delle sue truppe. L'ufficiale di marina, Eugéne Petit però venne ucciso e questo fece scaturire la rabbia dell'esercito, che decise di assaltare Lucera. Fu solo grazie all'intrepido coraggio della duchessa Maddalena Candida Mazzaccara che Lucera si salvò dal saccheggio. La duchessa infatti, fuoriuscì dalle mura della città in nome di Santa Maria Patrona, seguita dal simulacro della Vergine, che venne esposto fuori porta Troia. Dehesme, nel vedere l'icona mariana, rimase scioccato, riconoscendola come "la Donna dal viso bruno e dagli occhi d'incisiva potenza, che quella notte gli era apparsa in sogno a dirgli che lasciasse salvo il suo popolo". Duhesme decide quindi di rinunciare ai sui bellicosi propositi e di ritirare le sue truppe: la città fu salva.
 
A seguito dell'ennesimo terremoto del 1805, il 15 agosto 1806 l'icona trecentesca della Vergine venne incoronata con triplice corona d'oro dal Capitolo della basilica di San Pietro in Vaticano ed inserita fra le immagini più venerate e miracolose della Vergine.
 
Dall'ottobre 1836 la città di Lucera fu raggiunta da una nuova calamita, il colera indiano. Numerose furono le vittime dell'epidemia, che raggiunse il suo culmine nell'estate del 1837; il popolo chiedeva a Santa Maria Patrona di aiutare anche questa volta la sua città e l'aiutò della Vergine non mancò. Difatti il 12 e il 13 luglio di quello stesso anno, l'Icona trecentesca della Vergine, collocata in una delle cappelle laterali alla cattedrale, mosse gli occhi e cambiò il colore della pelle. A seguito di tale evento miracolo fu aperto un Processo Canonico nel 1838, di cui di occupò anche papa Gregorio XV e la Sacra Contrazione dei Riti, che non poté che constatare l'avvenuto evento inspiegabile, anche perché da allora l'epidemia del colera scomparve dalla città. Venne proclamato il 13 luglio quale festa della Madonna del Colera. L'evento prodigioso si ripeté nel 1844, quando la città fu colpita da una violenta siccità. Cento anni dopo, nel 1937 a Lucera si svolse il Congresso Eucaristico Mariano, in ricordo di tale evento miracoloso.
 
Durante la seconda guerra mondiale, Lucera non fu mai bombardata e mai attaccata. Si racconta che gli aerei che dovevano bombardare la città non riuscirono ad individuarla a causa delle nubi. I cittadini considerarono l'evento come fatto miracoloso attribuito all'intercessione di Santa Maria Patrona.

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