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INCIPIT - Kublai: in una campana di vetro con Chiara Stoppa (VIDEO)




Con la stesso nome del potente imperatore della Cina discendente da Gengis Khan, ripreso  ne  Le Città Invisibili di Italo Calvino, tra la ‘memoria’ di una storia e il ‘desiderio’ di farne ancora parte,  “inglobando sotto un piccolo segno  la magnificenza delle storie che vedi passare silenziosamente  ma che fanno tanto rumore nell’animo d’ognuno di noi”, arriva a Lucera KUBLAI.

Il mondo di Kublai
è quello che giace sotto la parentesi capovolta- il segno che identifica proprio gli appuntamenti tra ‘libri, cibi e incontri’ di  via Gramsci a Lucera - lo stesso che vuole condividere le emozioni, le passioni e i sentimenti di Marco Esposito, Raffaele Checchia e Pasquale Monaco, i tre soci del book bar di Lucera che “hanno deciso di mettere, così, in piedi un sogno”.
Una libreria indipendente con una selezione sempre accurata di testi, ma allo stesso tempo un luogo dove leggere in tranquillità un buon libro e dare spazio all’arte; com’è successo sabato, in prima serata, con  “Il ritratto della salute” di Chiara Stoppa. Un monologo teatrale coinvolgente e raccapricciante, quanto la storia vera della protagonista

La storia di Chiara in una campana di vetro.
Chiara Stoppa, attrice, ha solo ventisei anni quando, nel 2005, le viene diagnosticato un tumore. Dopo due devastanti cicli di chemioterapia, vissuti ‘come sotto una campana di vetro: tu dentro, e tutti gli altri fuori che continuano a trascorrere la loro vita come se niente fosse’, giunge il verdetto. E la sua stessa campana di vetro si infrange: il suo tumore non guarisce. L’unica speranza, ora, è un trapianto. Non si lascia crollare il mondo addosso, Chiara, che dalla sua esperienza ha tratto un monologo teatrale ed un libro. Un testo che ha colpito e commosso tanti, tra cui Sabina Guzzanti e Franca Valeri. Oggi quel testo è diventato un libro scritto a quattro mani con Mattia Fabris.
Chiara ha deciso di vivere. Decide di voler fare la fila alle poste anche lei,  di respirare il veleno dello smog ferma in auto ad un semaforo, di aspettare i ritardi di un tram e di arrabbiarsi –come tutti- per niente. Chiara decide di amare la routine quotidiana. Di amare la vita. Chiara decide, appunto,  di vivere: si alza dal letto, riprende possesso del proprio corpo e avvia un processo di guarigione miracoloso.
Lo spettacolo di Chiara è  un grande progetto di analisi della vita sociale e privata. Ragionamenti dall’ironia massacrante, a volte bizzarri, pervasi da uno spiritualismo fumoso e a tratti interrotto, come a ‘non voler proseguire oltre’. Pare non lasciare troppo tempo per riflettere, il racconto di Chiara, che schiaffeggia senza mezzi termini le favolose banalità della vita non apprezzate dal resto del mondo, mentre lei è lì, in un angolo e sola, a vederle come un assurdo e incomprensibile (per gli altri) traguardo. Una storia avvincente, fatta di energia e creatività, di fascino e successo, di follia: Chiara si svincola audace da se stessa ed entra, ripetutamente, in altri personaggi, nelle persone che ha incrociato sulla strada della sua malattia. Un gioco di parole, musiche, sentimenti, che da voce e visibilità ad un talento, ad un’arte spontanea che non teme giudizi e lascia attoniti di fronte al suo mistero, riuscendo a momenti a far saltare ‘nella sua campana di vetro’  la sensibilità dell’interlocutore. Il ‘ritratto della salute’ di Chiara Stoppa assume un profondo significato umano, emotivo e spirituale che trascende la storia personale della protagonista per diventare emblema della condizione dell’uomo contemporaneo.
La voce di Chiara ha spaccato il palcoscenico di un posto nuovo a Lucera, quello di Kublai, che nasce – come Marco Esposito ha dichiarato in un’intervista-  per raccontare storie. Quelle più belle, quelle più forti, quelle che profumano di vita; storie come quelle di Chiara Stoppi, che ha fatto vivere al pubblico di Kublai non una semplice storia, ma semplicemente la sua.

Gioviana Tedeschi

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