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Francesco Serio: Tu chiamala, se vuoi…Peppa, George o Carolina…


Riunione dell'OMS a Ginevra


L’Oms sulle malattie del futuro
 
GRID, influenza suina e Ebola: un acronimo, un aggettivo o il nome di un luogo erroneamente diffusisi quali sgradevoli etichette, marchi a fuoco impossibili a scrollarsi di dosso. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha sancito, dopo un lungo dibattito, nuove regole circa i nomi da dare alle epidemie del futuro. La parola d’ordine sarà sobrietà, per evitare di danneggiare ristrette comunità, l’economia di un paese oppure di un intero continente. Quando negli anni ottanta cominciarono a circolare notizie sui primi casi di AIDS, denominata inconsapevolmente dalla stampa GRID ovvero immunodeficienza degli omosessuali, la comunità dei gay ne fu fortemente danneggiata e anche la prevenzione restrinse il suo raggio d’azione solo a questa cerchia. La pandemia, detta ‘suina’, invece, seppure non veniva trasmessa dai maiali all’uomo, tranne che in rarissime condizioni, ha fatto decrementare le importazioni di carne di maiale da parte di alcuni Paesi, un colpo che tale industria ancora oggi subisce immeritatamente. Alla stessa stregua, le denominazioni geografiche, come Ebola, il fiume del Congo che ha dato il nome alla recente epidemia africana, sono tutte da evitare. D’ora in poi saranno preferibili alle parole che incutono allarmismi e timori ingiustificati, i nomi di divinità greche oppure nomi di persone, come si fa con gli uragani, nomi che non offendono nessuno. Sui giornali del futuro, perciò, sarà più facile imbattersi in articoli che conterranno descrizioni molto generiche sui sintomi e termini scientifici relativi solo all’epidemiologia (se colpisce neonati, madri e anziani, per esempio), il periodo infausto in cui potrebbero manifestarsi, e l’agente patogeno alla base della sua incubazione. L’Ebola, a suo tempo, sarebbe dovuta chiamarsi ‘febbre emorragica 2’, e non già Ebola, parola che ha reso la Liberia ‘colonna infame’ del mondo, ingiustamente. L’OMS, finalmente, da poco l’ha dichiarata libera da nuovi casi, motivo per cui la distanza da contatto con tutti gli italo-africani si è, per questo, ridotta. Tutto è bene quel che finisce bene. O si appresta a cominciare, bene. 

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