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Lucera, città d'arte: riscopriamo il nostro Anfiteatro




Metti una giornata di sole, aggiungici una città d'arte, un pizzico di voglia di riscoprire il fascino della storia... ecco cosa possiamo fare a Lucera: visitare il nostro Anfiteatro! Un luogo magico, ricco di poesia e risonanze di voci del passato. Basta poco per immaginarlo vivo, gremito di gente, anticipazione dei nostri attuali stadi. La sua capienza é stata stimata tra i 16000 e i 18000 spettatori. Concepito come un vasto luogo di svago, dapprima adibito alle lotte di gladiatori, a spettacoli ginnici e alle fiere ed esecuzioni capitali, successivamente decadde con il trionfo del cristianesimo e l’abolizione degli spettacoli cruenti. Resta un luogo di cui vantarsi, non è da tutti vivere in una città così ricca di monumenti e tradizioni. Certo, in alcuni tratti potrebbe essere meglio tenuto, magari togliere quelle erbacce che infestano le scalinate o i cornicioni degli archi, ma il tutto è compensato dalla gentilezza, cortesia e preparazione delle guide a disposizione dei visitatori, che certo non mancano. Sarebbe bello, però, anche per la cittadinanza ricordare ogni tanto i tesori di cui disponiamo, accompagnare i più piccoli sul posto, renderli consapevoli di vivere a Lucera, città d'arte, nonostante tutto e tutti, meritevole di orgoglio cittadino. L'Anfiteatro è li, a nostra disposizione, non c'è bisogno di fare lunghe ore di macchina, né di fila ai botteghini, aspetta che solo che ci ricordiamo di esso, della sua storia.

ORARI DI INGRESSO: dal martedì alla domenica ore 9.30-13.30 / 15.15-19.00

UN PO' DI STORIA
Gli scavi furono iniziati nel 1932 dal prof. Quintino Quagliati e proseguiti dal prof. Renato Bartoccini. L’anfiteatro sorge su una depressione naturale del terreno, é di forma ellittica, l’arena é lunga m 75,20 circa e larga m 43,20 circa, ad un livello inferiore di m 9 al terreno circostante, all’esterno é lunga m 131,20 circa e larga m 99,20 circa, e la sua capienza é stata stimata tra i 16000 e i 18000 spettatori. Concepito come un vasto luogo di svago, fu dapprima adibito alle lotte di gladiatori, a spettacoli ginnici e alle fiere ed esecuzioni capitali, successivamente decadde con il trionfo del cristianesimo e l’abolizione degli spettacoli cruenti. Sulle due scalinate principali son ben riconoscibili tratti di muro costruito in opera reticolata. Nello stesso edificio e nelle sue adiacenze troviamo frammenti di colonne, di elementi architettonici, di capitelli, di epigrafi. L’arena é ben delimitata da un canale di displuvio e accoglie il complesso dei carceres che servivano per la raccolta delle fiere. Ben conservate alcune stanze costruite anch’esse con la tecnica del reticolato, comunemente intese come spoliaria, luogo di preparazione per gli atleti ed i gladiatori, adiacenti alle porte principali d’ingresso. Il resto della cavea, che doveva in origine essere diviso in vari ordini di gradinate, é attualmente completamente spoglio e sono visibili solo le altre gradinate di accesso agli spettatori. Di estremo interesse sono i due portali ricostruiti. Essi si compongono di un architrave, che sostiene un timpano ricco di fregi architettonici, floreali e simboli di guerrieri. L’architrave é retto da due colonne di stile ionico, ben modellate. Sull’architrave é incisa in eleganti caratteri l’epigrafe dedicatoria. Vi é dunque menzionato il munifico donatore del monumento, Marco Vecilio Campo, che era membro di una nota famiglia lucerina, PRAEFECTUS FABRUM, tribuno dei soldati, IIVIR, supremo magistrato della colonia, insignito della funzione di PONTIFEX, che su terreno di sua proprietà e con proprio denaro costruì un anfiteatro dedicandolo ad Augusto insieme alla colonia di Lucera.

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