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Mentre si chiudono gli ospedali, nella sanità pugliese spuntano i tesoretti




Ora spuntano i tesoretti nel bilancio della sanità pugliese. Tesoretti che non sono altro che  avanzi rispetto alle previsioni, quelle previsioni, per intenderci, che hanno portato alla macelleria sociale nel settore dell’assistenza ospedaliera.  Ci sarebbero 72 milioni di euro  in libera uscita, che l’assessorato regionale cerca di utilizzare coprendo in qualche maniera il buco dei fornitori, che continua ad essere la spina nel fianco dei contabili della sanità pugliese.  Fa davvero rabbia leggere i resoconti di provenienza barese, secondo cui si sarebbero aperte delle maglie del bilancio per effetto di una migliore razionalizzazione dell’attività ospedaliera. Questa razionalizzazione non sarebbe altro che la chiusura o il drastico ridimensionamento di tanti ospedali, la cui rete di fatto è stata smantellata, a beneficio di un non meglio identificato schema  più organico, razionale e meno  costoso.  Per il momento, assistiamo ad una sanità che presenta tutto il suo affanno e non sempre per colpa dei suoi operatori. Ai quali, ovviamente, non si può pretendere l’impossibile, specie durante il periodo estivo, che fa registrare le assente per ferie. 
Sul conto delle previsioni  c’è da rimanere sconcertati, dato che i tesoretti possono anche tornare utili e graditi, ma non quando essi provengono da ridimensionamenti  paradossali e utopistici a danno delle popolazioni. Per non allargare troppo il discorso, ci basti rilevare come è ridotto l’ospedale lucerino, il “Lastaria”, una volta ritenuto presidio di eccellenza in Puglia. Ora lo chiamano “casa  della salute”, mentre qui la salute passa solo  per dire buongiorno. L’ospedale è in pratica un grosso ambulatorio, dopo che è stato mortificato quanto di buono c’era prima e dopo che è stato immotivatamente arrestato il processo di crescita in corso, come dimostrano i tanti ampliamenti che miravano proprio ad ospitare nuove attività e a potenziare e ampliare quelle esistenti.  Purtroppo, stiamo a dire le cose sempre dette, rispetto alle quali la nostra politica non ha mai opposto resistenza, un po’ per incapacità congenita, un po’ per quell’affidarsi allo stellone italico che non sempre è vincente.
E stiamo a piangere sui guasti e sui danni provocati da una gestione sanitaria  regionale a dir poco discutibile, una gestione a zig zag,  che ha pensato prima ai territori più politicamente cautelati e protetti che a quelli a forte sofferenza sociale. E tutto questo è accaduto mentre a dirigere questa politica vi erano quelli della cosiddetta sinistra di combattimento, che sostiene di proteggere la fasce sociali più deboli.  E tra questi ci sono anche coloro che a Lucera hanno fatto scorpacciata di voti, col traino  di quelle espressioni politiche comiziesche  sempre pronte ad abbaiare, ma mai a mordere sul serio. Storia che si ripete. Storia che si ripercuote sul dorso della popolazione.

a.d.m.

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