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Come capofila dell’'Area Vasta' manovra da sottobanco per far fuori Lucera




Lucera e Bovino se la stanno giocando tutta per ottenere la leadership nella cosiddetta “Area Vasta”. Si tratta quest’ultima di una grossa opportunità, a cui sono interessati una trentina di Comuni, che, non solo geograficamente, in qualche maniera sono imparentati soprattutto per le comuni  connotazioni  sociali ed economiche. Si tratta dei comuni di Accadia, Anzano di Puglia, Ascoli Satriano, Bovino, Candela, Castelluccio dei Sauri, Castelluccio Valmaggiore, Celle San Vito, Deliceto, Faeto, Monteleone di Puglia, Orsara di Puglia, Panni, Rocchetta S.Antonio, Sant’Agata di Puglia, Troia, Casalnuovo  Monterotario, Alberona, Biccari, Carlantino, Casalvecchio di Puglia, Castelnuovo della Daunia, Celenza Valfortore, Motta Montecorvino, Pietramontecorvino, Roseto Valfortore, San Marco La Catola, Volturara, Volturino e Lucera.  L’”Area Vasta” è una specie di consorzio all’interno del quali  i comuni fanno squadra e sistema e programmano insieme, indicando  gli obiettivi strategici per lo sviluppo complessivo dei territori di appartenenza.  E come in una squadra qualsiasi, c’è bisogno di chi ha il ruolo guida, una specie di allenatore in campo, per usare una immagine sportiva.  Naturalmente devono essere i singoli comuni ad indicare chi deve essere quello capofila, quello cioè che deve avere il ruolo di propulsione e di coordinamento. Sino a poco tempo fa era era dato quasi per scontato che dovesse appartenere a Lucera questo ruolo, non solo per una questione di numeri (è il più popoloso), ma anche per i trascorsi di questa città federiciana che da sempre è considerata la capitale del Subappennino, di cui fanno parte diversi centri dell’”area”.
 Sembrerebbe che si stia facendo strada, invece, la candidatura di Bovino che, con tutto il rispetto dovuto, non crediamo possegga  i titoli di storia, di tradizione e soprattutto di organizzazione in grado di far fronte ad un compito molto impegnativo. E’ evidente che Bovino si sta muovendo per porsi a capofila della squadra, anche perché avere il ruolo di leader significa  far tifare per quelle iniziative più vicine al proprio interesse. E’ umano e comprensibile che sia così. Rispetto al rischio di vedersi soffiata questa candidatura, Lucera che fa? Da quello che emerge molto poco, se non partecipa neppure alle riunioni che si tengono al titolo e se è stata necessaria la richiesta di sette consiglieri di maggioranza per mettere all’ordine del giorno la questione. Sembrerebbe che qualcuno si stia muovendo sotto banco (si parla di un parlamentare di peso) per favorire Bovino e questo qualcuno appartiene alla stessa maggioranza di centro destra. E,’ ovviamente, un qualcuno che ha peso e che, tiferebbe per Bovino, pur facendo l’equilibrista all’esterno, quando deve dare la sensazione di essere al di sopra delle parti.  E’ chiaro che sta venendo fuori una sorta di braccio di ferro di campanile o, meglio forse, la storia della lotta tra poveri.  Non è il caso di schierarsi muovendosi dal proprio interesse, sia pure legittimo. E’ evidente che noi tiferemmo per Lucera, come altri per la propria squadra! 
Il problema vero, però, è quello di trovare una soluzione che superi le pur comprensibili rivendicazioni dei singoli e far emergere un risultato che renda efficace ed  organico, il progetto.  Altrimenti avremo tante altre comunità montane del Subappennino che hanno avuto vita difficile, senza, perciò, produrre risultati per i rispettivi territori. L’Area Vasta” è una grossa opportunità, nella misura tutti agiranno per il conseguimento di un risultato che favorisca un effettivo risveglio dell’economia dei nostri territori. E’ da augurasi che dal Consiglio Comunale di Lucera esca finalmente fuori una risoluzione che faccia chiarezza e che indichi gli obiettivi di fondo per una adesione che non mortifichi il ruolo di una città che già esercita un ruolo di primo piano nel consesso delle maggiori consorelle daune. Non va dimenticato, che, dopo il capoluogo, Lucera, Cerignola, San Severo e Manfredonia costituiscono il quadrilatero su cui poggia l’economia di Capitanata.
        Antonio Di Muro

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