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Tra Vendola e Boccia a vincere sono state le primarie

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Il quasi rotondo successo, salutato con una punta di stupore dalle urne uliviste, si è registrato in forza del 51% delle preferenze ascrivibili al deputato eletto in quota al Partito della Rifondazione Comunista, il terlizzese Nichi Vendola.

In ordine alla candidatura per l’ormai prossima consultazione elettorale delle Regionali che potrebbe – ora come ora – dar seguito ad effetti imponderati quanto impodenrabili sui governi della provincia foggiana.

In Capitanata, non a caso, quelli che certuni considerano alla stregua di ‘partiti figli di un dio minore’, o meglio quelle che sono le più vivide espressioni della sinistra antagonista, ma non certo, ispirata al tracciato di una progettualità riformistica (Rifondazione Comunista e Verdi su tutti, ndr) potrebbero, a questo punto, decidere di affastellare non poco peso sulle risultanze intervenute tra la notte di domenica e l’alba di lunedì scorsi.

Come? Esternando a quelle amministrazioni civiche in seno al centrosinistra deprivate di loro rappresentanti che se l'orientamento della Gad (Grande Alleanza Democratica per intendersi) pugliese è più di sinistra-centro che non il contrario, qualcosa vorrà pur dire.

Sebbene l'affermazione dai contorni più netti, Vendola, l'abbia ottenuta a Bari e in provincia, oltre 3mila voti in più rispetto al diretto competitore, Francesco Boccia.

Mentre in terra di Capitanata hanno avuto la meglio, sia pur di un’incollatura tanto per dirottarsi sulla gergalità ippica, Margherita e Diesse, le sigle politico-partitiche sin da subito orientatesi a sostegno dell’economista biscegliese.

Purtuttavia il ‘vento’ di Vendola spira con inusitato vigore pure dalle nostre parti. Eccome se ha fatto avvertire la propria presenza.

Tra gli spunti di maggior interesse, emersi dal voto del 16 gennaio, uno in particolare inerisce da vicino il corpo elettorale dei Socialisti Democratici Italiani, com’anche quelli dei Democratici di Sinistra e de La Margherita, non del tutto asserviti alle indicazioni loro somministrate dai segretari provinciali: Michele Santarelli, Sabino Colangelo e Giuseppe Marasco, tra i caldeggiatori di un successo dell’ala ‘bocciana’.

In soldini la base ha ‘bocciato’ le proprie strutture apicali.

Quegli alti papaveri, che nel recentissimo passato non hanno compreso – o non hanno voluto comprendere – quanto l’agibilità democratica e la compartecipazione popolare, siano leve in grado di far salire di tono e contenuti gli scenari politici locali.

Come che sia, a riportare una clamorosa vittoria, appena avantieri, sono stati tutti coloro che hanno scelto e accettato di demandare alle ‘primarie’ la candidatura a presidente della Regione Puglia ad un'unica personalità della medesima alleanza programmatico-elettoralistica.

Alle ingiurie del tempo e al giudizio degli uomini stabilire se un candidato comunista, incarnazione della sinistra radicale, ponendosi a capo della propria coalizione nell’epica battaglia per la conquista del governo di un’intera entità regionale, potrà vincere la partita più pregnante di tutte: quella della governabilità.

Dopo il 5 aprile, ad ogni modo, se ne saprà di più.

 

Costantino Montuori

 

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